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Quando le parole feriscono davvero: Uno spunto sulla terza via della psichiatria

di Samael Coral

Nella mia esperienza di volontario presso le associazioni di reintegro degli utenti dei centri di salute mentale, mi è capitato ultimamente, sfogliando “distrattamente” le pagine di un mensile rivolto agli educatori sociali, di leggere un’importante intervista fatta al prof. Eugenio Borgna.

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Re-fugees Ri-emergere Ri-vivere

 

Il 20 dicembre 2014 la Lega Nord organizza una manifestazione contro il degrado del quartiere e contro l’occupazione dell’Exmoi. Ci attiviamo e organizziamo un presidio davanti alle Palazzine. Proprio in quella occasione alcuni dei ragazzi improvvisano un rap, sono bravissimi e non sapevamo che nelle palazzine ci fossero tali talenti. Nella confusione ce li perdiamo. 

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Cammino dei diritti: Tanti passi per l’uguaglianza

 Torino-Roma 

15 agosto-20 settembre 2015
di Piero Spina - Presidente del Comitato promotore del Cammino dei Diritti.

Quando Daniela della redazione di Conexión mi ha chiesto di scrivere un articolo sul Cammino dei Diritti ho accettato con entusiasmo perché mi dà l’opportunità di spiegare cosa c’è dietro a questo progetto un po’ folle, di andare a piedi da Torino a Roma. 

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Gandhi, l’uomo della nonviolenza

di Angela Vaccina

Un piccolo uomo vestito di bianco termina la sua preghiera, si odono degli spari. È il 30 gennaio 1948. L’uomo cada a terra in un ultimo sussurro “o Dio”. Così conclude la sua vita Mohandas Karamchand Gandhi, detto Mahatma, la “Grande Anima”.

Una vita avventurosa che inizia il 2 ottobre 1869 a Portbandar in India. Dopo aver studiato nelle università di Ahmedabad e Londra ed essersi laureato in giurisprudenza, esercita brevemente l’avvocatura a Bombay. Nel 1893 si reca in Sudafrica con l’incarico di consulente legale per una ditta indiana e vi rimane per 21 anni. Qui si scontra con una dura realtà: il suo popolo è vittima di intolleranza e discriminazione razziale da parte delle autorità britanniche. Questa situazione lo porterà a un’evoluzione interiore profonda, a mettere in gioco il proprio ruolo nella società.

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Sarmala: sapori del mondo

A cura di Maria de los Angeles Claverie

Ho sentito parlare in rumeno due ragazze nel corridoio del supermercato e mi sono lanciata per fare una domanda; se mi doveste dire un piatto tipico del vostro paese, quello che da nord a sud, da est a ovest, tutti gli abitanti mangiano volentieri, quale sarebbe? Si sono guardate e all’unisono hanno risposto: “Sarmală”. “Cosa?” ho chiesto, e mi rispondono “sono involtini di carne”. Dalla Romania, un piatto nazionale per festeggiare e da condividere in tutte le occasioni, dai matrimoni, ai battesimi, alle festività religiose e civili, perfino nel dolore perché nei funerali vengono fatti e serviti, e anche dopo i canonici 40 giorni dal decesso, come da tradizione nella Chiesa Ortodossa. Durante il “post”(Quaresima ortodossa), è vietato il consumo di carne,  per questo vengono preparati con un ripieno di riso e verdure. Adesso mettiamoci all’opera!

Ingredienti

circa 40/50 foglie di vite (si vendono sotto salamoia nei negozi rumeni)

500 g carne tritata (solo vitello, solo suino o mista)

100 g riso

100 g concentrato di pomodoro

1 cipolla grande

2 o 3 cucchiai di olio oliva (va bene anche di semi di girasole)

qualche foglia di timo, alloro, maggiorana, aneto, prezzemolo

sale e pepe q.b.

Lavare bene e più volte, con acqua calda, le foglie di vite in salamoia per evitare che le nostre sarmale siano troppo salate. Conservare in un piatto, per dopo.

In una ciotola mettere la carne tritata, la cipolla tagliata piccola, il riso, l’olio, l’alloro, il timo, il prezzemolo e l’aneto anch’essi tagliati finemente, sale e pepe a piacere. Lavorare bene gli ingredienti con un cucchiaio di legno o semplicemente con le mani.

Procediamo a fare gli involtini. Prendere del ripieno di carne e disporre su una foglia, arrotolare ma attenzione non troppo stretti, quando il riso cuocerà avrà  bisogno dello spazio per crescere. La misura ideale è di circa 3 o 4 cm, un’altra cosa importante e chiudere bene i lati per evitare esca il ripieno durante la cottura.

Dentro una pentola da 5 lt, meglio se ha il fondo spesso, mettiamo un filo di olio, un primo strato delle foglie di vite rimaste poi iniziamo a disporre gli involtini, o proseguire cosi fino all’ultimo. Riempiamo la pentola con acqua calda e cuociamo a fuoco lento per circa due ore. L’ultima mezz’ora di cottura aggiungiamo il concentrato di pomodoro.

Una variante è cuocerli un’ora sul fuoco, un’altra ora nel forno.

Le sarmale sono pronte quando è cotto il riso.

Si possono servire con della polenta e panna da cucina acida sopra (o yogurt greco) e un peperoncino verde sotto aceto.

Semplice vero? Ma ben gustoso, buon appetito!  

 
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