L'acqua, bene comune per tutti i popoli del mondo
Iniziative & Eventi
Scritto da Daniela Brina   

È il 1999. Il comune di Cochabamba, terza città della Bolivia, firma un contratto con l’unico concorrente in gara per l’appalto del servizio idrico, il consorzio Aguas de Tunari. Il consorzio è controllato da varie imprese statunitensi, spagnole e italiane (la Edison a sua volta controllata dall’AEM di Milano!), prima fra tutte la statunitense Bechtel.
Con tale contratto il consorzio riceve per trenta anni la concessione della captazione, trattamento e distribuzione dell’acqua nel territorio comunale. Aguas del Tunari ha il monopolio assoluto su ogni fonte d’acqua nella municipalità, inclusi i pozzi privati.
Nel giro di pochi mesi gli abitanti vedono aumentare le tariffe del 300%, mentre le reti idriche e fognarie non subiscono alcuna operazione di mantenimento o miglioramento. La spesa media dell’acqua arriva a toccare circa 12 dollari mensili a fronte di un salario medio di 60 dollari; le tariffe vengono adeguate al dollaro statunitense, costituendo una grave perdita del potere d’acquisto per una popolazione già estremamente povera. Inoltre, gli alti costi richiesti per le connessioni domiciliari sono a carico degli utenti e l’accordo proibisce l’uso di fonti alternative naturali, non riconoscendo il sistema di auto-organizzazione dei cittadini e non rispettando i costumi delle comunità e i loro tradizionali sistemi di approvvigionamento.
Subito dopo il governo Boliviano privatizza per legge l’acqua.
Dal novembre partono una serie di blocchi stradali e manifestazioni che, partendo dalla federazione degli irrigatori, via via coinvolgono contadini, operai, ecologisti, studenti e gente comune nel formare coordinamenti per la difesa dell’acqua e della vita. Il Coordinamento presenta un “Manifesto” che individua e spiega i principi e le linee della lotta per l’acqua, quindi, in seguito ad altre manifestazioni che non portano a soluzioni, convocano una consulta popolare cui partecipano oltre 50mila persone, ma non viene ritenuta valida.
Nell’aprile del 2000, di fronte all’indifferenza del governo, oltre 600 mila persone scendono nuovamente per le strade. Le manifestazioni durano giorni e vengono fortemente represse dal governo, dando il via ad una dura battaglia, nota come la “guerra dell’acqua”, che termina col triste bilancio di decine di feriti, cinque morti e molti arresti. Ma alla fi ne la forza della sollevazione popolare è tale da costringere il governo ad abolire la legge 2029 sull’acqua potabile e sulle reti fognarie che aveva dato il via libera alle privatizzazioni, e a pubblicizzare nuovamente il servizio idrico, interrompendo il contratto con la multinazionale Bechtel. Viene accettata la proposta popolare di restituire la gestione delle risorse idriche alla SEMAPA - Servizio municipale di acqua potabile di Cochabamba - con una struttura amministrativa composta da rappresentanti del comune, dei sindacati e delle associazioni di quartiere.
La vicenda di Cochabamba ha assunto un alto valore simbolico nell’ambito delle lotte per la difesa dei beni comuni, dimostrando che la partecipazione popolare può esercitare una reale influenza sulle decisioni riguardanti la gestione della cosa pubblica. Inoltre ha permesso di evidenziare a livello mondiale il tema della privatizzazione dell’acqua e del servizio idrico, cominciando a far riflettere sul rischio di considerare l’acqua come bene economico, sottomesso alle regole del mercato. Il processo di privatizzazione del servizio idrico è stato promosso in paesi del nord e del sud del mondo con gravi conseguenze, come nel caso del popolo andino.
(Fonte: Centro Documentazione Conflitti Ambientali)