La mia esperienza di insegnante volontaria
Testimonianze
Scritto da Minny Cavallone   

Ho insegnato Lettere in alcune scuole medie “di periferia”, ho partecipato ad un gruppo che fa “educazione alla PACE ed alla nonviolenza nelle scuole ed in altre realtà ed ora, da cinque anni, partecipo all’insegnamento di italiano in due corsi basati sul volontariato: uno presso la Pastorale Migranti di Via Ceresole, 42 ed uno presso la sede dell’associazione umanista Orizzonti in libertà di Corso Toscana.
In ciascuno di essi insegno solo per un giorno alla settimana, non potendo disporre di un tempo maggiore, altri insegnanti però operano con gli stessi allievi in altri giorni. Al termine non vengono rilasciati diplomi, gli allievi poi se lo vorranno e potranno si iscriveranno a corsi istituzionalizzati.
Noi cerchiamo di praticare l’accoglienza, l’incontro tra persone e culture diverse e miriamo ad insegnare in modo attivo e partecipato i primi elementi della nostra lingua a chi vive in Italia e vuole (e deve) comunicare con gli altri servendosi di essa. Si cerca anche di venire incontro alle esigenze individuali tenendo conto dei vari livelli di conoscenza dell’italiano e di eventuali lingue-ponte (francese,inglese, spagnolo) e rispondendo nei limiti del possibile alle richieste ed alle curiosità dei singoli partecipanti. Fortunatamente si può contare non solo sulla propria creatività e voglia di comunicare, ma anche su validi sussidi didattici (libri, schede ecc.) che in questi anni sono stati elaborati.
Quali sono le mie motivazioni? Per rispondere devo partire un po’ da lontano ed esporre almeno due o tre elementi che hanno caratterizzato la mia formazione. Quando ero molto giovane, ho letto la “Lettera ad una professoressa” di don Milani e dei suoi allievi :i ragazzi di Barbiana (piccolo villaggio toscano). Vi si dicevano molte cose importanti, ma le principali, a mio parere, sono queste:le persone contano più delle materie di insegnamento, la discriminazione sociale passa anche attraverso la maggiore o minore conoscenza della lingua (chi conosce più parole ha più possibilità di difendere i suoi diritti) nel mondo attuale il modo migliore per amare gli altri è partecipare al sindacato e praticare una corretta pedagogia. In questa sede non posso approfondire l’argomento sindacato, ma continuo sull’argomento SCUOLA. Nelle classi “normali” è difficile individualizzare l’insegnamento e l’elemento VALUTAZIONE è spesso troppo predominante rispetto al cammino che insegnanti e alunni possono e vogliono percorrere insieme. Nei corsi autogestiti invece si vive una bella esperienza, liberi dai vincoli del PROGRAMMA e del VOTO e la COMUNICAZIONE tra i partecipanti è facilitata. Gli altri elementi della mia formazione e del mio conseguente impegno sono la nonviolenza e l’interculturalità, divenute più attuali che mai oggi poiché la violenza e l’intolleranza xenofoba sono purtroppo in crescita per ragioni complesse che non possiamo esaminare in questo breve articolo di testimonianza. Citerò solo un brano del depliant di “CONVERGENZA DELLE CULTURE”, che mi piace molto: “è oggi necessario formare ambiti umani nei quali vengano recuperate le idee, le credenze e i comportamenti umanisti di ogni cultura che, al di là di qualsiasi differenza, si trovano nel cuore di ciascun popolo e di ciascun individuo”.
Partendo da queste motivazioni, ho vissuto e sto vivendo la bella esperienza dell’insegnamento nei corsi di italiano, in cui ho potuto incontrare donne e uomini provenienti da Paesi diversi: Romania ed altri Stati dell’Europa dell’Est, Sudan, Marocco e molti altri Paesi africani, Sri Lanka, Pakistan, Medio Oriente, Cuba, Colombia ed altri Stati dell’America Latina. Tante diversità e tante convergenze! Talvolta il gruppo era numeroso, talvolta molto ristretto, per alcuni la frequenza era assidua per altri molto saltuaria, alcuni erano qui per cercare lavoro, altri per sfuggire a guerre e persecuzioni; diversi l’abbigliamento, il colore della pelle, le lingue, i livelli di preparazione, il modo di rapportarsi con gli altri, la situazione raggiunta in Italia (estremamente precaria o relativamente tranquilla), la posizione delle donne nella famiglia… ma tanto simili i bisogni e i sentimenti: la voglia di imparare e di comunicare, le gioie, le speranze, le paure, i motivi per ridere e sorridere. Qualche volta le donne portavano con sé i figli piccoli ed era molto bello conoscerli e “coccolarli” un po’, oppure qualcuna si faceva accompagnare ed “aiutare” dai propri bambini che frequentavano le Elementari ed anche questa collaborazione era simpatica. Certo la limitata conoscenza della lingua italiana e la necessità di insegnarne ed impararne gli elementi grammaticali ecc. ci impediva di raccontarci ampiamente le rispettive esperienze e di conoscere le usanze dei diversi Paesi. Eppure quegli scambi sono stati molto arricchenti, anche quando si trattava solo di ricette di cucina (talvolta sperimentate in cene multietniche) o di piccoli episodi di vita quotidiana. Ora sarebbe bello sapere come si sono sviluppate le storie di ciascuno, ma la vita spesso porta lontano oppure, pur continuando ad abitare nella stessa città, solo raramente capita di incontrarsi.
Sono cose che vanno accettate naturalmente. Mi accorgo di aver parlato al passato, ma solo perché siamo al termine di un anno scolastico. Nel nuovo anno, a partire da ottobre l’esperienza ricomincerà e spero che sarà positiva come quella degli anni scorsi e… possibilmente di più.

Informazioni sui corsi di italiano per stranieri del 2010/2011