Convegno: Terrorismo, democrazia e diritti umani.
Iniziative & Eventi
Scritto da Catalin Fistos   

Torino, 18 novembre 2010
Aula Magna del Rettorato, Via Po’ nr. 17

Ore: 14:00, Apertura dei lavori
Hanno partecipato:
- Sergio Roda, prorettore dell’università di Torino.
- Boris Biancheri, presidente I.S.P.I.
- Maurizio Moreno, presidente IIHL
- Pietro Ridolfi, presidente della commissione nazionale DIU e della Croce Rossa Italiana.

Ore 14:30, inizio prima sessione sul terrorismo e sulla democrazia a cui hanno partecipato:
- Luigi Bonanate, professore di relazioni internazionali all’università di Torino.
- Paolo Bonetti, professore associato di diritto costituzionale all’università di Milano Bicocca e autore di: “Terrorismo, emergenza e costituzioni democratiche”.
- Gian Carlo Caselli, procuratore Capo della città di Torino.
- Giuseppe Nesi , consigliere legale del presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
- Mario Calabresi (che ha moderato la prima sessione), direttore de “La Stampa”.

Ore 16:45, inizio seconda sessione,dopo una breve pausa, sul terrorismo, diritto umanitario e diritti umani. Hanno partecipato:
- Roberta Barberini, procuratore generale della corte di appello di Perugia.
- Marco Pedrazzi, professore di diritto internazionale all’università di Milano.
- Claudia Sartoretti, professore aggregato della facoltà di economia, università di Torino.
- Roberto Toscano, ambasciatore d’Italia a Teheran e a Nuova Delhi e autore di “Between terrorism and global governante: essays on ethics, violence and International law.
- Edoardo Greppi (moderatore della seconda sessione) , coordinatore dell’Osservatorio Diritti Umani dell’I.S.P.I. , professore di diritto internazionale presso l’Università di Torino e membro dell’I.I.H.L.
Il convegno si è potuto svolgere grazie al sostegno ed alla collaborazione della Compagnia di San paolo, la provincia di Torino, l’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI), la Croce Rossa Italiana, l’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario e infine dell’Università degli studi di Torino.
Alle 14.00 e finalmente inizia il convegno tanto atteso, a cui erano presenti numerosi studenti curiosi di sentire gli illustri personaggi che partecipano.
Il professore Edoardo Greppi con una breve introduzione dei personaggi di spicco che si sono uniti questa sera ringrazia tutti i presenti e la partecipazione, nonché, il sostegno degli enti che si sono dimostrati sensibili ai temi trattati dal convegno. Conclusa la sua breve introduzione segue un momento di applausi da parte del pubblico.
Combattere il terrorismo è uno dei temi fondamentali del mondo moderno, ma bisogna farlo rispettando i diritti umani. In passato si sono commessi numerosi sbagli , ma ormai bisogna guardare al futuro e puntare sul rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo. Un evento come questo è uno dei tanti passi che si fanno per prendere coscienza di ciò che si deve fare in momenti difficili come quelli di oggi. Siamo fieri di ospitare un evento cosi importante proprio qui a Torino e vedere cosi tanti studenti che partecipano. Grande è il contributo anche dell’Università di Torino e del direttore de “La Stampa”, Mario Calabresi, e della Croce Rossa Italiana, dell’ISPI, del IIHL e di tutti i presenti. Come si diceva prima, il terrorismo è una delle più grandi minacce della comunità internazionale che ci troviamo ad affrontare. L’uccisione, la tortura, la cattura di ostaggi, sono azioni vietate dal diritto internazionale.

La lotta al terrorismo non è solo una questione di intelligence, servizi segreti, operazioni speciali, ma è anche proteggere i cittadini dalle minacce che incorrono verso uno stato, una società civile, la sicurezza dei suoi cittadini. Il terrorismo può essere visto come attacchi suicidi, azioni imperdonabili verso un obbiettivo civile oppure può essere visto come lotta per la libertà da altri. Eppure tocca anche la nostra vita quotidiana che causa non pochi problemi. Per esempio i controlli inaspriti negli aeroporti, l’umiliazione che subiamo quando passiamo sotto il metal detector e le guardie ci dicono di togliere le scarpe, la cintura e ci frugano dappertutto nella valigia o nella borsa. Oppure ee intercettazioni telefoniche, il controllo della posta e delle connessioni internet via wireless. Dove sono i nostri diritti?
Ci poniamo all’interno dello stato democratico che è più fragile contro il terrorismo. L’uso della violenza o la minaccia per raggiungere i propri scopi politici, appunto fare uso di questi mezzi spregiudicati porta alla contraddizione dello stato democratico. Lo stato deve difendere i propri cittadini, ma si incontrano dei problemi. La democrazia, come sappiamo, si fonda su dei principi fondamentali e sui diritti fondamentali che sono inviolabili ed inderogabili . Tutti devono poter fruire di tali diritti ed esercitarli senza che nessuno li possa calpestare. Il problema è che ci sono soggetti che sfruttano questa debolezza della democrazia per compiere atti terroristici e poi si difendono invocando tali principi e diritti fondamentali.
Altro principio è il ripudio della violenza negli stati democratici . Il terrorista o un gruppo terroristico vuole scatenare la violenza all’interno della democrazia per provocare una reazione violenta dello stato per far vedere che la democrazia non è poi tanto democratica. Da qui sorge una domanda. Allora quali strumenti si possono usare per prevenire la violenza e il terrore? Se la democrazia è fondata sulla tutela e sulla promozione della persona umana come singolo, come si può punire un terrorista senza usare strumenti che contraddicano i principi di libertà e rispetto dei diritti umani? Sembra che si debba puntare sulla rieducazione del colpevole.
L’attacco terroristico scatena la paura all’interno della società e scuote la sua pace interna con il terrore a cui sussegue violenza e instabilità. Vuole che la democrazia annienti sé stessa. Uno stato deve ripudiare la violenza con la non violenza.
Il ruolo dei giudici è fondamentale nella lotta contro il terrorismo. Deve esserci l’indipendenza e il rispetto del diritto. La sicurezza di uno stato è fondata sul rispetto del diritto a dispetto dei suoi avversari che non lo rispettano.
Dagli anni ’70 in poi, negli stati democratici si è verificato un’involuzione verso uno stato di prevenzione che punta sulla tutela della sicurezza, della persona e dell’ambiente. Però innalzare lo standard di sicurezza significherebbe sacrificare alcuni diritti fondamentali e ciò non è possibile in un paese democratico. Lo stato non sarà mai in grado di prevenire totalmente le questioni di minaccia terroristica senza limitare i diritti umani trasformandosi cosi nel contrario della democrazia.

Che cos’è il terrorismo?. Ci sono state delle convenzioni sul terrorismo ma mai si è riusciti a definire il termine con un significato universalmente valido. Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha già adottato tante decisioni concernenti al terrorismo dal 2001 a oggi, ma si è mai saputo che cosa sia il terrorismo? Chi può essere colpevole degli atti terroristici? L’esenzione dagli atti commessi è possibile? Dei gruppi terroristici hanno fatto ricorso al diritto internazionale invocando il diritto dell’autodeterminazione dei popoli. Però non c’è giustificazione agli atti terroristici. La violenza contro le popolazioni civili non trova giustificazioni. Il diritto internazionale riconosce l’uso della violenza in certi casi eccezionali a scopi di difesa, ma bisogna distinguere tra atti compiuti in tempo di pace e atti compiuti in tempo di conflitto armato. Bisogna tenere conto anche del bersaglio degli attacchi terroristici. Non è giustificabile un attacco contro un obbiettivo civile. Certo anche il terrorista deve avere un giusto processo e ha il diritto di essere difeso ed esporre le sue ragioni. Ma anche le vittime o i parenti delle vittime hanno il diritto di ottenere giustizia e di sentirsi al sicuro.

Il professore Luigi Bonanate ha detto una frase interessante: “ Se io oggi mi presento con un ulivo in una mano e con un mitra nell’altra, chi volete che io sia?”
Si è verificato il suicidio politico dell’Islam quando si è proclamato nemico dell’Occidente. Attenzione! Islam e terrorismo non sono la stessa cosa. I terroristi sono un’infima minoranza che potrebbe combattere una battaglia onesta contro l’Occidente sul campo di battaglia, invece hanno scelto di attaccare i civili innocenti in tempo di pace. Si crea una tendenza generale che porta a credere che tutti i mussulmani siano terroristi o che un incidente aereo, verificatosi per ragioni tecniche o errore umano, sia stato provocato da una bomba esplosa in volo. C’è anche una politica dell’informazione sbagliata rispetto agli eventi che si verificano. Il vero terrorista non vuole sconvolgere 3.000 persone, ma desidera provocare il panico di 3.000.000 di persone minacciando l’Occidente mediaticamente. Quindi non sarà che è proprio lui che mette in giro certe notizie? Per esempio “ Attaccheremo l’Europa con bombe molto presto, gli infedeli la pagheranno”. Ma quelle minacce non si sono mai trasformate in veri attacchi verso gli obbiettivi minacciati. Se non c’è la certezza della verità ci rimane solo il sospetto e la paura che capiti qualcosa che ci viene detto. A chi dobbiamo credere? Dobbiamo rinunciare ai nostri diritti per questo? Si può condannare, torturare qualcuno solo perché si ha un lieve sospetto che lui sia un terrorista (prigione di Guantanoamo)? Il professore Bonanate conclude dicendo:” Spesso ferisce più una penna che una bomba.” (frase che causa un piccolo dibattito tra il professore e il direttore del giornale “LA STAMPA”).

Il procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli testimonia la sua esperienza degli anni ’70 quando ha combattuto il terrorismo in Italia delle brigate rosse.
Proprio in quel periodo le B.R. erano attratte dalla città di Torino perché era una città industriale della Fiat ed era piena di operai. Il proletariato era un’attrazione per gli estremisti di sinistra. Quindici dirigenti della FIAT furono uccisi e gambizzati dai militanti delle brigate. La loro specializzazione era l’uccisioni e le gambizzazioni delle vittime. Professori , studenti e membri politici furono vittime di questi fanatici. Nei processi degli imputati accusati dopo la loro cattura ci fu il rispetto della loro identità politica e gli imputati stessi hanno potuto interrogare le loro vittime. Se questa non è democrazia ditemi voi. I loro diritti sono stati rispettati e la democrazia ha prevalso sul terrorismo. Il procuratore Caselli stesso rimase stupito quando fu riconosciuta la loro identità politica. Dopo si iniziò ad andare nelle scuole, nelle comunità per informare la gente che il terrorismo era una grave minaccia alla democrazia. Bisognava isolare quel fenomeno perché solo cosi si poteva sconfiggere la paura in maniera non violenta. Allora il terrorismo, emarginato, si sente indebolito e scompare.
E’ un buon mezzo per contrastare la violenza in modo pacifico e democratico. I magistrati che applicano la legge secondo il rispetto del diritto e dei principi dell’ordinamento sono nemici della “causa”. Due magistrati furono uccisi perché fecero ciò. Ma la partecipazione di un milione di persone al funerale di una delle vittime degli attacchi sferrò un duro colpo al terrore in Italia, si vide una speranza. L’esperienza italiana è un ottimo esempio su come il terrorismo possa essere sconfitto democraticamente. Si dimostra superiorità rispetto a quei soggetti e non si da loro la soddisfazione di assistere alla paura e al terrore generale. Attivarsi e partecipare a manifestazioni, informarsi e combattere socialmente e culturalmente questo fenomeno. La rabbia genera violenza e la violenza stessa quando si manifesta porta solo odio. Non dobbiamo sacrificare i nostri diritti per sentirci al sicuro, ma bisogna esercitarli e avere il coraggio di far sentire la nostra voce. Il nemico dei terroristi è la nostra libertà, la nostra intelligenza. Sono gelosi del potere che la democrazia ha nei nostri cuori. Loro vogliono il potere su di noi ma non lo avranno mai finché non abbiamo paura.

Il terrorismo non è una parola neutra. C’è il terrorismo e il la lotta contro l’occupazione straniera. Per esempio lo stato d’Israele che usa la forza armata sui civili è terrore, ma le Convenzioni sul terrorismo non lo considera come tale. La caratteristica distintiva del terrorista è la violenza. Uno stato può legittimamente reagire contro il terrorismo? Possiamo distinguere tra un terrorista e un combattente per la libertà? Si perché il terrorista non combatte una guerra, esso non tiene conto neanche del tempo di pace e attacca ovunque e chiunque. Mentre il combattente per la libertà ha una causa e reagisce solo se c’è un’occupazione straniera, quindi un conflitto armato.
Roberto Toscano , noto diplomatico italiano, dice che il terrorismo non è una causa e non è legittima. Chiunque può usare il terrorismo e abbinarlo a qualsiasi causa. Compie l’atto della violenza contro obbiettivi non militari allo scopo di piegare la volontà. La causa può essere giusta ma l’azione che compie non è giustificabile. Il genocidio, il terrorismo e la tortura sono vietati.
È possibile che uno stato faccia uso del terrorismo? La risposta è si. Per esempio i bombardieri inglesi durante la seconda guerra mondiale bombardavano le fabbriche di armamento e ricevettero ordine di non bombardare solo le fabbriche militari ma anche obbiettivi civili. Quella del governo inglese era una suggestione di tipo terroristico.
All’interno di un gruppo terroristico c’è sempre un leader che sfrutta e influenza il gruppo. Il più furbo è avido e sfrutta una causa per arrivare alle risorse di un paese tramite la violenza e il terrore.
Un’analisi sulla mancanza di crescita economica nel mondo arabo svolta da alcuni economisti arabi ha dimostrato che c’è mancanza di inclusione delle donne nel lavoro e dei giovani. C’è un debole stato di diritto che non difende i diritti fondamentali e scarsa mobilitazione sociale. Quindi certo che il terrorismo (gruppo infimo) ha spazio libero per agire.
Gli americani hanno criticato la Corte penale internazionale dicendo che non è previsto il reato di terrorismo nello statuto della corte. Ma l’art. 7 dello statuto include attacchi diretti alla popolazione come reato e l’art. 8 condanna le azioni armate contro una parte non attiva nel conflitto. Se non è terrorismo questo, allora che cos’è?
Marco Pedrazzi ci pone la questione di chi sia il terrorista dal punto di vista del diritto internazionale umanitario. I civili non possono essere oggetto di attacchi terroristici. La corte suprema israeliana ribadisce che un terrorista che ha compiuto uno o più atti terroristici, è terrorista nel momento in cui li sta compiendo, ma è civile quando non compie nessun attacco. Perciò neanche lui non è oggetto di attacchi da parte di altri essendo un civile.
Il comitato della Croce Rossa dice che il militante di un gruppo terroristico è oggetto di attacco da parte del suo avversario. Le uccisioni mirate si compiono solo quando si ha la certezza che l’obbiettivo è un terrorista. Se vengono causati dei danni civili sproporzionati allo scopo durante l’uccisione dell’obbiettivo, il responsabile è l’autore dell’uccisione mirata. È previsto un risarcimento per i danni provocati sproporzionalmente . L’uccisione mirata è un omicidio volontario perciò se è fuori dal contesto del conflitto armato si applicano le norme di diritto internazionale a tutela della vita umana. Essa deve essere l’ultimo mezzo se non si hanno altre scelte, altrimenti si può anche neutralizzare l’obbiettivo senza ucciderlo.

La professoressa Claudia Sartoretti affronta il tema dell’equilibrio delicato che c’è tra la sicurezza e i diritti fondamentali dell’individuo. Uno stato non può garantire la sicurezza dimenticandosi di tutelare i diritti dell’uomo. Sembra che ci sia una contraddizione tra questi due elementi. Eppure è vero in una democrazia non si possono compromettere i diritti fondamentali, si va contro il diritto costituzionale stesso. Che cosa bisogna fare allora? A questa domanda sappiamo già la risposta, grazie al capo procuratore Caselli, che ha suggerito un buon mezzo per contrastare il terrorismo e sentirci tutti più al sicuro . Dato che lo stato non può garantire totalmente la sicurezza dei cittadini senza sacrificare dei diritti fondamentali, l’isolamento di questo fenomeno e la partecipazione attiva di tutti i cittadini all’informazione, vera e certa, sembra lo strumento più democratico che c’è . Dobbiamo sapere che non c’è pericolo se il gruppo terroristico è una minoranza infima all’interno di uno stato se non abbiamo paura non c’è motivo per cui debba ancora esistere.