Le rayon vert
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Scritto da Silvia Licata   

Il nostro viaggio, questo mese ci porterà alla scoperta della Francia lungo un percorso cinematografico di tipo esistenziale. Il nostro soggetto sarà Le rayon vert (Il raggio verde), film a colori del 1986, diretto dal regista francese Éric Rohmer, su sua sceneggiatura con la partecipazione di Marie Rivière, che nella pellicola interpreta anche la parte della protagonista, Delphine.
Il film si è aggiudicato il Leone d’Oro alla 43a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e ha vinto inoltre i premi OCIC, FIPRESCI e Passinetti per la migliore interpretazione femminile (Marie Rivière). Il suo processo di distribuzione è avvenuto inversamente rispetto al solito: trasmesso in Francia prima in televisione (Canal+), poi nelle sale.
La storia, ispirata al romanzo omonimo di Jules Verne, descrive gli stati d’animo e le incoerenze del suo personaggio principale, spiegandole attraverso il fenomeno ottico del raggio verde, che si verifica in estate quando il sole, tramontando, emette una scia luminosa evanescente, effetto della rifrazione solare e dell’immagine ingannatoria che l’occhio dell’essere umano, che si caratterizza per il suo processo di rielaborazione dei colori a coppie, produce.
Parigi, anni Ottanta. L’inquieta e perennemente insoddisfatta segretaria trentenne Delphine, a due settimane dall’inizio delle ferie, vede sfumare il suo progetto vacanziero di andare in Grecia con un’amica. L’estate si preannuncia irrequieta e triste per la donna, la quale cerca, invano, di trovare una soluzione al fallimento delle sue vacanze alternando spasmodicamente e ansiosamente soggiorni lampo in luoghi di villeggiatura francesi a brevi ritorni a Parigi, senza peraltro mai raggiungere la serenità e la soddisfazione. Tormentata e spaventata dalla sua condizione di single e di solitudine, oltre che impossibilitata nell’accettare se stessa, riuscirà finalmente a raggiungere il suo equilibrio vedendo per la prima volta nella sua vita il “raggio verde”, in compagnia dell’uomo giusto.
Il film si apre con una citazione del poeta Arthur Rimbaud: «Ah! Que le temps vienne où les coeurs s’éprennent!», il momento arriva quando ci si innamora.
Il ritmo del film è scandito da una cesura a diario quasi giornaliero, con l’indicazione delle date, all’interno delle quali non c’è soluzione di continuità tra una scena e l’altra. Si tratta di vari frammenti di vita quotidiana, separati nettamente tra loro, che andranno a ricomporsi e a trovare la loro giusta collocazione solo alla conclusione del film. Ogni frammento è infatti un indizio che, accostato all’altro come la tessera di un puzzle, comporrà il quadro finale, che altro non è se non la visione del raggio verde, ormai diventato, nel corso della storia, una mitica leggenda e personificato dal giovane che la protagonista incontrerà al termine della vicenda. Di tale diario estivo prenderemo in considerazione solo le giornate salienti.
Lundi 2 juillet. Sole caldo di luglio, afa estiva. All’interno di un ufficio, due impiegate discutono di quando prendere le loro ferie. Il telefono squilla, una delle due donne risponde: «Delphine, c’est pour toi!». La protagonista del film fa il suo ingresso in scena. È una ragazza alta, magra, bruna, con i capelli lunghi e mossi, dall’aria un po’ sbiadita, sui trent’anni. Parla al telefono all’amica Caroline con cui ha organizzato le vacanze, e il suo iniziale lieve sorriso inespressivo, si trasforma in disappunto: «Non… Mais à deux semaines des vacances… c’est dûr… qu’est-ce que tu va me faire… c’est vraiment…». La sua compagna di viaggio ha cambiato improvvisamente programma e la scarica per partire, sembra, con il suo lui.
Jeudi 5 juillet. Delphine è da sua sorella, Isabelle, in compagnia di una coppia giovane. Discutendo di vacanze, le viene proposto di unirsi a loro in una vacanze in “stile libero” in Irlanda, ma la donna accampa una scusa dicendo di preferire i paesi caldi.
Per strada, camminando sul marciapiede, Delphine nota una carta da gioco per terra, con fondo verde e due cornucopie giallo oro. La volta e la figura che le si presenta è la Donna di Picche. La osserva sconvolta passandosi nervosamente le mani tra i capelli, come se quella carta sia presagio di una negatività incombente su di lei. Scappa scombussolata.
Vendredi 6 juillet. Delphine è a casa e il telefono squilla. È Jean-Pierre, il suo ex-compagno. La donna incautamente gli domanda se può andare con lui in montagna, ma l’uomo le risponde che non ci va, eventualmente può andarci lei da sola. Delphine rifiuta e gli spiega che per le sue vacanze in Grecia «ça a pas marché, c’est annulé». Appunto, Donna di Picche.
Dimanche 8 juillet. Delphine cammina sola e improvvisamente nota un volantino a sfondo verde affisso a una cancellata, il quale annuncia: «Retrouver le contact avec son même et avec les autres». Si tratta di un corso di meditazione e riflessione su cui, nella versione italiana del film, la protagonista commenta un «Magari…». Nell’originale francese il commento è invece implicito e lasciato all’immaginazione dello spettatore. Nessuna parola è proferita da Delphine. Ciò può essere spiegato col fatto che il volantino è scritto in francese e non ha bisogno, per il pubblico francese, di essere letto dall’interprete. Sono gli spettatori a leggerlo direttamente. Nella versione italiana, il volantino deve essere letto dalla protagonista per renderlo in italiano, in modo tale da essere comprensibile al pubblico. Una scelta di doppiaggio appropriata ha voluto poi legare il messaggio scritto sul volantino a un commento reso quindi obbligato di Delphine.
Stessa giornata, nuovo frammento. Delphine è con le sue amiche Marylène, Françoise e Béatrice, tutte diverse tra loro e, quindi, portatrici di messaggi altrettanto differenti per la loro interlocutrice. Béatrice, molto diretta e cruda, tende alla polemica e mette in difficoltà Delphine. Le due donne discutono così animatamente tra loro che arrivano a sovrapporre le loro voci. Per Béatrice, Delphine vive in modo sbagliato, perché si isola e sembra non abbia desiderio di conoscere o stare in compagnia di nessuno, e il risultato è il condurre una vita triste. Delphine risponde agitandosi ma non arrabbiandosi: «Je suis pas triste… Mais tu me connais pas, tu me connais pas!». Béatrice non si arrende e continua: «C’est celui qui a à exprimer quelques choses, qu’il esprime! Exprime! Nous voulons que tu t’exprime! Nous sommes toutes écoute! Qu’est-ce que tu as à dire!». In certe situazioni, bisogna scuotere le persone e far loro capire che nella vita bisogna spesso metterci una pietra sopra. Bisogna accettare la fine di un rapporto perché è l’unico modo di andare avanti. Delphine, single da tempo, continua a tenere legato a sé il ricordo, o meglio, fantasma del suo ex-compagno Jean-Pierre, non consentendosi così di ricostruirsi una vita e nuovi affetti. Potrebbe essere giustificabile o comprensibile qualora sia ancora innamorata di lui, ma la verità sta nella bugia che la donna si racconta. Delphine non accetta di essere rimasta sola, perché per lei essere senza un uomo vuol dire morire nella solitudine e non trovare più chi la accetti così com’è. Le si vede prospettarsi il nulla, poiché è il nulla che vede in sé.
Marylène, seduta a destra di Delphine, interviene parlandole di magia e di spiriti, come fosse una strega guaritrice. Appare, con i capelli neri che le incorniciano il volto, un top nero con una insinuante spallina scesa sul braccio, e un gatto nero dall’aria luciferina sdraiato sulle sue ginocchia, come la migliore delle fattucchiere, pronta a svelare chissà quale mistero all’amica, che crede alle carte in quanto presagi. Proprio come quando giorni fa, camminando, aveva notato una Donna di Picche per strada. Brutta carta. D’altro canto, il suo significato potrebbe cambiare in un determinato contesto. Delphine, vestita di verde, la trova accanto a un palo della luce verde e il suo retro è a sfondo verde. E che dire di Françoise, la compagnona della situazione, amante del divertimento, vestita di verde? Tempo addietro, Delphine aveva incontrato un medico che le aveva detto che il suo colore sarebbe stato per quell’anno il verde, e da quel momento la donna non fa che trovare o notare solo oggetti verdi. Le tre amiche la prendono in giro perché, evidentemente, il suo destino sarà quello di incontrare un «petit homme vert». Passiamo a leggere l’oroscopo. Tuttavia anch’esso sembra accanirsi contro di lei: inutile aspettare il Principe Azzurro, meglio non ostinarsi. E Delphine replica che non è lei ad ostinarsi, ci pensa la vita. Deresponsabilizzazione? Comportamento da struzzo? Incapacità? Delphine si isola piangendo e il gatto nero se ne va camminando circospetto su un cornicione. Il suo messaggio è stato lanciato.
Mercredi 18 juillet. Delphine è in Normandia con Françoise. A pranzo con amici, dimostra un comportamento alimentare bizzarro e poco incline alla socialità. Non mangia carne, pesce e crostacei, perché sono esseri viventi. Allo stesso modo non riuscirebbe a mangiare un fiore perché è una creatura, è vivo. Ma l’insalata, sì, la mangerebbe, «c’est plus legère, les légumes c’est plus aréas». In più, aggiungiamo noi, è verde.
Jeudi 19 juillet. Delphine è alle prese con una ragazzina che la tempesta di domande sulla sua vita sentimentale. Le mente mentendo a se stessa. Ancora non ha trovato il coraggio di accettare che Jean-Pierre non è più parte della sua vita e continua a recitare il ruolo dell’eterna fidanzata.
Vendredi 20 juillet. Discorsi apparentemente banali sull’astrologia. Delphine è del Capricorno. Come le viene spiegato, tale segno rappresenta esattamente ciò che è: una capretta che si inerpica da sola su per la montagna. Proprio come lei. Spunto ideale di conversazione per dirle apertamente che è una persona difficile, poco incline alla compagnia e all’adattamento. Per Delphine nei prossimi giorni sarà sufficiente fare «une balade», una passeggiata. Esattamente come «une plante». Medesima allusione al verde.
Dimanche 22 juillet. Delphine continua a stare isolata. Dice a Françoise, che indossa una fascia verde tra i capelli, di volere tornare a Parigi.
Mercredi 25 juillet. Delphine inizia una escursione in montagna, come sempre da sola. Difficile stare soli con se stessi. Meglio rientrare a casa a Parigi.
Vendredi 27 juillet. Delphine incontra lungo la Senna Mireille, un’amica di vecchia data che le propone un soggiorno a Biarritz.
Jeudi 2 août. Delphine a Biarritz passeggia sugli scogli da sola e trova un’ennesima carta da gioco misteriosa capovolta. La gira e si tratta del Fante di Cuori. Qualcosa sta cambiando.
Lungo il suo percorso ascolta i discorsi di un gruppo di donne mature intente a parlare di libri, in particolare del romanzo di Jules Verne, Il raggio verde. Tutte sono concordi nel dire che questa storia sia straordinaria perché è romantica e i personaggi sono in cerca di qualcosa. E chi, come la protagonista del racconto, ha la fortuna di vedere il raggio verde, d’ora in poi riuscirà a leggere dentro sé come negli altri. Delphine le ascolta, quasi come se si trattasse della metafora della sua vita. Incontrando Lena, una turista svedese, finalmente mette a nudo se stessa. Si tratta dell’unica persona con cui riesce a essere sincera e a non parlare facendo finta di essere ancora accoppiata. Lena le dice che la vita è come giocare a carte (rimando alle carte da gioco disseminate lungo le passeggiate solitarie di Delphine?) e che non si può fare vedere agli altri quali carte si hanno in mano. E la invita, inoltre, a scoprire non solo la sua anima, ma anche il suo corpo: Delphine è infatti perennemente coperta anche in spiaggia da abiti ingombranti, poco solari e affatto sensuali, che la difendono dagli sguardi degli uomini e la tengono nell’anonimato, secondo, evidentemente suo preciso volere.
Samedi 4 août. Delphine è alla stazione in attesa di prendere il treno per Parigi. Un ragazzo bruno le si siede di fronte e inizia a osservarla. La donna ricambia. Che sia lui il Fante di Cuori promesso dalle carte? La destinazione di Delphine cambia. Da Parigi a Saint Jean le Luces con l’uomo dei sogni, seduti insieme e abbracciati su un promontorio a osservare il tramonto. Il sole è quasi del tutto scomparso all’orizzonte e finalmente Delphine vede il raggio verde. Ha riconquistato se stessa.
Le rayon vert, girato con mezzi decisamente modesti in pellicola 16mm come si trattasse di riprese reali, è in effetti un film del cosiddetto cinema-verità. Per Rohmer non è peraltro una novità, in quanto appartenente al movimento della Nouvelle Vague, corrente cinematografica francese anni Cinquanta, espressione della crisi in cui versava la Francia nel periodo e che interpretava la realtà con la produzione di film a bassissimo costo girati perlopiù tra la gente comune per le strade. Del resto, le scene dei film di Rohmer sono sempre girate nei luoghi della quotidianità e hanno come scopo la descrizione del reale, pur senza cadere nella drammaticità. Anche per tale ragione, è importante nei suoi film l’identificazione con un luogo geografico ben preciso. In Le rayon vert vengono citate numerose volte Parigi, Biarritz, Bayonne. Ripetuti i rimandi alla letteratura (L’idiota di Dostojevskij, Ventimila leghe sotto i mari di Verne, oltre che lo stesso Le rayon vert sempre di Verne). Importanti infine per Rohmer i fenomeni naturali, portatori, secondo l’autore, di riflessione ispirata: non solo il raggio verde, ma anche il vento burrascoso della Normandia in Le rayon vert, nonché l’ora blu di Reinette et Mirabelle o ancora la luna piena in Les nuits de la pleine lune.
Rohmer è inoltre inventore del cinema in episodi a tema. Le rayon vert è infatti il 5° capitolo del ciclo Comédies et proverbes, le cui storie si aprono con frasi celebri (come quella di Rimbaud), per introdurre la trattazione dell’argomento sviluppato lungo l’arco del film.