Albania, il silenzio e il clamore di una terra da capire

di Riccardo Marchina

 

“Non sperate di tornare a casa con la saga del terrore da raccontare agli amici: non sarete implicati in sanguinose vendette famigliari, né coinvolti nelle presunte efferatezze della criminalità locale”.

La scrittrice torinese, Rosita Ferrato è una che va subito al punto. Queste parole si trovano nelle prime pagine della sua guida turistica sull’Albania. Il volume, edito da Polaris, 190 pagine, con molte foto a colori, 20 euro il prezzo, è il suo ultimo sforzo letterario. 

“Albania, un piccolo mondo antico tra Balcani e Mediterraneo” non è solo una guida per il viaggiatore fai da te, ma è un atto d’amore verso un luogo, per lei, dell’anima.

Alle notizie istituzionali, dai documenti alla moneta; ai vari itinerari di viaggio proposti e alle tante fotografie e mappe, Ferrato arricchisce il volume con una valanga di aneddoti sul territorio, usanze e stranezze della sua gente. Spazia dalle leggende metropolitane alle indicazioni stradali, lontane anni luce dagli stereotipi occidentali. Molte le citazioni delle scrittrici albanesi del momento, da Anilda Ibrahimi a Elvira Dones… Tanta anche l’ironia nell’affrontare “il viaggio”.

Rosita Ferrato è giornalista professionista, ha collaborato alle trasmissioni: il Pianeta delle meraviglie, Tg Leonardo e Ambiente Italia della Rai. A Torino ha fondato l’associazione culturale “Caffè dei giornalisti”, un vivace luogo di confronto. 

In quest’intervista, ci racconta come è nata l’idea e soprattutto il suo amore verso questa terra incantata tra le montagne e l’Adriatico.

Può essere? Tutto ha avuto inizio da una banale curiosità?

Curiosità giornalistica. Qualche anno fa, come corrispondente per l’agenzia di stampa Redattore Sociale, mi occupavo di immigrazione: studiavo e scrivevo delle principali comunità sul nostro territorio e sempre sentivo parlare dei paesi di origine di romeni, marocchini, cinesi, ecc. Molto si sapeva su di loro, ma pochissimo se non nulla sugli albanesi, un gruppo fondamentale a Torino e in Italia, sia come numeri che come importanza mediatica… chi non ricorda le foto e i titoli dell’orda albanese che sbarcava sulle nostre coste? In realtà sapevamo poco anche del perché di quest’ondata migratoria e di quella terra...

Una domanda sorge spontanea…

Come sarà l’Albania? Cominciai a chiedermi. Facendo una piccola indagine fra colleghi e conoscenti, scoprii che eravamo tutti allo stesso livello, ovvero era una terra che non riuscivamo neanche tanto ad immaginare. 

Quindi il viaggio…

Mi sono detta: perché non partire alla scoperta di un paese: tra l’altro tanto vicino, sia dal punto di vista geografico che culturale? 

E, dal primo viaggio, nascono degli articoli… presto si trasformano in reportage e poi in un libro vero e proprio, “Albania: sguardi di una reporter”…. 

Da lì a scrivere una guida, il passo è stato breve e fortuito: un giorno conobbi il direttore di Polaris, Daniele Bosi per proporgli un libro sul Marocco, e mostrandogli il libro sull’Albania come esempio di impaginazione. Mi chiese: te la senti di farne una guida? Gli dissi che aveva incontrato la persona giusta: quindi cambiai decisamente...direzione geografica e invece del Marocco tornai in Albania! 

Hai fatto tanti viaggi per preparare la guida?

Per conoscere un paese bisogna stare, girare, conoscere, il più possibile. Ne ho fatti diversi, in differenti periodi dell’anno. Per cogliere le atmosfere, per cercare di capire. Inoltre, sono sempre stata accompagnata da una persona del luogo, che mi ha fatto cogliere le sfumature del paese e piano piano me ne ha fatta innamorare. 

A parte itinerari e monumenti, noto una certa ricchezza di curiosità, ad esempio sui mestieri più strampalati, non è vero?

L’arte di arrangiarsi, la furbizia, nel senso positivo del termine dilaga. La gente si inventa i mestieri più diversi, divertenti e utili: ad esempio, c’è l’uomo della fila, quello che fa la coda al posto tuo all’ufficio postale, in questura… poi, quando arriva il tuo turno, ti telefona. Possibile che in Italia nessuno ci abbia mai pensato? Oppure il ricaricatore di accendini, comodo, ecologico e “risparmioso”, o quello che affitta le carte telefoniche… Te la impresta davanti alla cabina e ti fa pagare a consumo. Fa sorridere, ma sono figure utili e geniali. Come anche il pesatore di umani, un uomo che trascorre le sue giornate a cercare clienti da pesare sulla sua bilancia, in cambio di una monetina. 

Ci sono poi le  indicazioni stradali, delle quali avevi già parlato nell’altro libro… Quali aneddoti hai amato di più?

Le indicazioni stradali che spariscono nel nulla sono un grande classico! Mi diverto anche a far sorridere. Alcune storie le ho raccolte sul luogo, altre mi sono state spifferate prima di partire. 

Una in particolare?

C’è una leggenda metropolitana assurda… ne ho riso  per interi pomeriggi con Klejdi, la mia mia guida. Una mia parente sostiene che in Albania ci siano degli ambulanti che ti tentano in strada con dei dolcetti. Compra il dolcetto, turista, vedrai che buono! Dolcetti avvelenati da mangiare lì per lì; ma è street food alla stricnina: mangi il pasticcino e muori. In pratica, prima ti ammazzano e poi ti rapinano. Come se per uno scippo si avesse bisogno di dolce avvelenato: non si può, più semplicemente sfilarti il portafoglio? Per sottolineare quanto tutte queste storie siano ridicole, ho messo nelle pagine dei libri qualche ricetta di pasticcini albanesi. Che ridere.

Un’altra bella storia, questa rigorosamente vera, è quella dei feticci appesi all’ingresso delle case per allontanare il malocchio.

 “Le vedi quelle teste d’aglio lì sotto quel balcone? – mi disse un giorno a Tirana, il mio amico albanese. Sono contro il malocchio”. Non ci avevo fatto caso, ma dalle abitazioni pendeva ogni sorta di oggetti, e non solo teste d’aglio: corna di animale, soprattutto montone,  il cui corpo era stato probabilmente ucciso, le ossa lasciate sotto le fondamenta del palazzo, per un sacrificio propiziatorio; ferri di cavallo, ma anche bamboline, serpentelli e animali di pezza. Uno spettacolo, affascinante e inquietante! 

Che cosa ti lega all’Albania? 

Curiosità, e ormai un certo amore. Dell’Albania ci si innamora poco a poco, e poi se ne diventa schiavi. Ti cattura, ti conquista con le sue differenze, la sua bellezza discreta, le sue bizzarrie, la sua affinità con l’Italia. Ci torno sempre volentieri: si è in un altro paese, ma talmente vicino all’Italia da sentirsi anche un po’ a casa; per tanti motivi: l’architettura, la storia, o anche solo per il fatto che tanti albanesi parlano l’italiano. 

E quindi, una scrittrice torinese a Tirana…

Scrive, gira nei mercati, mangia, si diverte, scopre gli angoli nascosti, parla con la gente, entra nei caffè, nei musei; attende paziente nel traffico caotico, esce dalla città per una gita fuori porta e poi torna. Per cogliere qualcosa di più e ritornare ancora...