Conexión - TorinoConexion, pubblicazione della Convergenza delle Culture di Torinohttps://conexion.casaumanista.org/index.php2025-01-14T11:58:08ZJoomla! 1.5 - Open Source Content ManagementI BALCONI DEL LEVANTE2018-04-29T16:08:57Z2018-04-29T16:08:57Zhttps://conexion.casaumanista.org/component/content/article/41-libri/893-i-balconi-del-levante.htmlLuisa Ramassoluisa@progettoumanista.it<div style="border-top: none; border-right: none; border-left: none; border-bottom: 1pt solid windowtext; padding: 0cm 0cm 2pt;">
<p class="conexiontitolofilm" style="text-align: left;" align="left"><span style="font-size: 12pt;">Q</span><i style="font-size: 12pt;">uando vanno in paradiso, le donne lasciano le scarpe con i tacchi sulla terra. Lo fanno per non bucare le nuvole e magari ricadere giù. Le nuvole in cielo si compattano</i></p>
<p class="conexiontitolofilm" style="text-align: left;" align="left"><i style="font-size: 12pt;">, poi si scompongono. Si dissolvono accarezzate dal vento. Mai nessuna appare a pois o bucherellata. Le donne fanno attenzione. È così. È una cautela che si tramandano da secoli…”</i></p>
</div>
<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;">Così comincia il quarto romanzo di Riccardo Marchina: un giallo che, tra miti e leggende albanesi, rivela angoli affascinanti e nascosti della Torino contemporanea, una città animata dalle immigrazioni di ieri e di oggi. Misteri e colpi di scena si alternano a storie e tradizioni balcaniche. <span> </span></span></p>
<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;">È la storia di un giornalista di una testata locale marginale. La compagna di vita del protagonista è una ex-prostituta albanese. </span></p>
<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;">Oltre a questa relazione amorosa il protagonista ha stretto una forte amicizia con una scrittrice greca. </span></p>
<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;">Il giallo inizia con l’assassinio della scrittrice greca di cui naturalmente il medesimo è il primo indiziato. Questa ingiusta accusa lo coinvolgerà in un’avventurosa indagine che si svolge tra Torino e l’Albania e lo porterà a scoprire una verità assai deludente.</span></p>
<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;">Il libro è scritto in prima persona come se fosse il protagonista a raccontare la storia. Questo fa sì che il lettore possa specchiarsi in lui e negli altri personaggi e scoprire un mondo troppo spesso sottovalutato dalla gente comune. </span></p>
<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;">Il lettore potrà scoprire la miseria in cui vivono queste donne albanesi che si ritrovano a essere succubi degli uomini. Questo volume apre al lettore una finestra su un mondo ignoto a tutti. </span></p>
<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;">È un libro che si legge tutto di un fiato, coinvolgente e a carattere sociale come i libri precedenti.</span></p>
<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;"></span></p>
<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 13.3333px;">di Riccardo Marchina</span></span></p><div style="border-top: none; border-right: none; border-left: none; border-bottom: 1pt solid windowtext; padding: 0cm 0cm 2pt;">
<p class="conexiontitolofilm" style="text-align: left;" align="left"><span style="font-size: 12pt;">Q</span><i style="font-size: 12pt;">uando vanno in paradiso, le donne lasciano le scarpe con i tacchi sulla terra. Lo fanno per non bucare le nuvole e magari ricadere giù. Le nuvole in cielo si compattano</i></p>
<p class="conexiontitolofilm" style="text-align: left;" align="left"><i style="font-size: 12pt;">, poi si scompongono. Si dissolvono accarezzate dal vento. Mai nessuna appare a pois o bucherellata. Le donne fanno attenzione. È così. È una cautela che si tramandano da secoli…”</i></p>
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<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;">Così comincia il quarto romanzo di Riccardo Marchina: un giallo che, tra miti e leggende albanesi, rivela angoli affascinanti e nascosti della Torino contemporanea, una città animata dalle immigrazioni di ieri e di oggi. Misteri e colpi di scena si alternano a storie e tradizioni balcaniche. <span> </span></span></p>
<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;">È la storia di un giornalista di una testata locale marginale. La compagna di vita del protagonista è una ex-prostituta albanese. </span></p>
<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;">Oltre a questa relazione amorosa il protagonista ha stretto una forte amicizia con una scrittrice greca. </span></p>
<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;">Il giallo inizia con l’assassinio della scrittrice greca di cui naturalmente il medesimo è il primo indiziato. Questa ingiusta accusa lo coinvolgerà in un’avventurosa indagine che si svolge tra Torino e l’Albania e lo porterà a scoprire una verità assai deludente.</span></p>
<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;">Il libro è scritto in prima persona come se fosse il protagonista a raccontare la storia. Questo fa sì che il lettore possa specchiarsi in lui e negli altri personaggi e scoprire un mondo troppo spesso sottovalutato dalla gente comune. </span></p>
<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;">Il lettore potrà scoprire la miseria in cui vivono queste donne albanesi che si ritrovano a essere succubi degli uomini. Questo volume apre al lettore una finestra su un mondo ignoto a tutti. </span></p>
<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;">È un libro che si legge tutto di un fiato, coinvolgente e a carattere sociale come i libri precedenti.</span></p>
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<p class="conexiontramafilmnocapolettera"><span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 13.3333px;">di Riccardo Marchina</span></span></p>UNA PISTOLA PER LO STALKER2018-04-29T16:07:01Z2018-04-29T16:07:01Zhttps://conexion.casaumanista.org/component/content/article/41-libri/892-una-pistola-per-lo-stalker.htmlLuisa Ramassoluisa@progettoumanista.it<div style="border-top: none; border-right: none; border-left: none; border-bottom: 1pt solid windowtext; padding: 0cm 0cm 2pt;">
<p class="conexiontitolofilm" style="text-align: left;" align="left"><span style="font-size: 12pt;">Alessandro ed Elena sono compagni di arrampicata, lui felice del mondo che lo circonda, degli amici e delle piccole soddisfazioni che gli offre la vita, lei, sfuggita ad un passato oscuro, cerca nell’inquietudine quotidiana di ricostruire la propria vita. I due provano amore l’uno per l’altra, ma questo amore deve fare i conti con l’oscuro passato di Elena maltrattata e minacciata da un ex-compagno che ancora non vuole uscire dalla sua vita e continua a molestarla. Grazie alla tenera amicizia di Alessandro Elena riesce a confidarsi e lui sente di amarla ancor di più e di affrontare i pericoli che questo rapporto impone loro. Sentimenti, paure, speranze e sopraffazioni costruiscono, fra rassegnazione e ribellione, una vicenda purtroppo attuale che sembra tratta da un articolo di cronaca. Il romanzo di Gianni Miglietta, ispirato a vicende realmente accadute, si svolge in una Torino delineata dal commento musicale di uno strano DJ, che sembra sentire nell’aria le storie che si incrociano in città. Incalzanti e con una pluralità di punti di vista che rendono la narrazione avvincente e mai scontata, queste pagine ci accompagnano nella profondità dell’animo umano, facendoci vivere con i protagonisti la forza che si origina dai sentimenti, devastante quando questi sono distorti, salvifica quando sono sinceri, fino al sorprendente finale.</span></p>
<p class="conexiontitolofilm" style="text-align: left;" align="left"> </p>
<p class="conexiontitolofilm" style="text-align: left;" align="left"><span style="font-size: 12pt;">di Gianni Miglietta</span></p>
</div><div style="border-top: none; border-right: none; border-left: none; border-bottom: 1pt solid windowtext; padding: 0cm 0cm 2pt;">
<p class="conexiontitolofilm" style="text-align: left;" align="left"><span style="font-size: 12pt;">Alessandro ed Elena sono compagni di arrampicata, lui felice del mondo che lo circonda, degli amici e delle piccole soddisfazioni che gli offre la vita, lei, sfuggita ad un passato oscuro, cerca nell’inquietudine quotidiana di ricostruire la propria vita. I due provano amore l’uno per l’altra, ma questo amore deve fare i conti con l’oscuro passato di Elena maltrattata e minacciata da un ex-compagno che ancora non vuole uscire dalla sua vita e continua a molestarla. Grazie alla tenera amicizia di Alessandro Elena riesce a confidarsi e lui sente di amarla ancor di più e di affrontare i pericoli che questo rapporto impone loro. Sentimenti, paure, speranze e sopraffazioni costruiscono, fra rassegnazione e ribellione, una vicenda purtroppo attuale che sembra tratta da un articolo di cronaca. Il romanzo di Gianni Miglietta, ispirato a vicende realmente accadute, si svolge in una Torino delineata dal commento musicale di uno strano DJ, che sembra sentire nell’aria le storie che si incrociano in città. Incalzanti e con una pluralità di punti di vista che rendono la narrazione avvincente e mai scontata, queste pagine ci accompagnano nella profondità dell’animo umano, facendoci vivere con i protagonisti la forza che si origina dai sentimenti, devastante quando questi sono distorti, salvifica quando sono sinceri, fino al sorprendente finale.</span></p>
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<p class="conexiontitolofilm" style="text-align: left;" align="left"><span style="font-size: 12pt;">di Gianni Miglietta</span></p>
</div>La guerra in Siria: un genocidio senza fine…?2018-04-29T16:05:41Z2018-04-29T16:05:41Zhttps://conexion.casaumanista.org/component/content/article/35-dal-mondo/891-la-guerra-in-siria-un-genocidio-senza-fine.htmlRedazioneredazione@conexion-to.it<p class="conexiontitolo"><span style="font-size: 46pt;"><span style="font-size: 11px;">Sono anni ormai che le persone muoiono in uno stato dilaniato dalla guerra civile: la Siria. Il conflitto civile è iniziato il 15 marzo 2011 con delle proteste, attraverso manifestazioni pubbliche,</span></span></p>
<p class="conexiontitolo"><span style="font-size: 46pt;"><span style="font-size: 11px;"> contro il governo centrale di Bashar Al-Assad.</span><span style="font-size: 11px;">La massiccia manifestazione a Daraa, nel sud, è quella più degna di nota perché si è svolta nel luogo dove il mese prima alcuni studenti, di una scuola superiore, erano stati arrestati per aver tracciato su un muro slogan contro il presidente Bashar al-Assad. Putroppo con il passare dei mesi la guerra civile si è estesa anche a paesi come l’Iran in quanto il presidente in carica Bashar al-Assad appartiene</span><span style="font-size: 11px;">alla comunità religiosa alawita, una branca dello sciismo, che pur essendo minoritaria in Siria, ma maggioritaria sul territorio iraniano a fatto si che il governo di quel paese si schierasse a difesa del governo siriano. A mio avviso si è realizzata un ingerenza dell’Iran in Siria che ha mandato le milizie iraniane per combattere al fianco dell’esercito siriano che difendeva il governo in carica.</span></span></p>
<p class="conexiontesto"><span>“Altre decine di civili uccisi dai bombardamenti, centinaia di migliaia sotto assedio, ridotti alla fame e privi di cure mediche. Le notizie arrivate dalla Siria sono diventate la normalità per un Paese che da sette anni è dilaniato da una guerra civile ed è diventato terreno di battaglia per jihadisti e potenze straniere, mentre nessuna iniziativa diplomatica o le risoluzioni dell’Onu riescono a mettere fine alla carneficina”. Fonte Ansa del 15/03/2018</span></p>
<p class="conexiontesto"><span>La popolazione protesta e si organizza contro il regime repressivo sciita, che tenta di fermare la rivolta sterminando i civili; non mostrando alcune pietà verso le donne e i bambini che vengono ugualmente massacrati, costretti a fuggire, a essere profughi per una lotta interna tra fratelli. La comunità internazionale (Europa e America) non prende una posizione ferma e decisa per impedire che il genocidio di una parte della popolazione siriana finisca; si illude che basti la pressione dell’Onu a far cessare un conflitto che dura da sette anni ormai. Intanto continuano a piovere bombe e razzi incessantemente sulla parte orientale di Ghouta, l’ultima enclave ribelle siriana, che da domenica scorsa (18/02/2018) sta subendo uno dei più pesanti bombardamenti in sette anni di guerra. La parte orientale di Ghouta fa parte delle de-escalation zone, concordate da Russia, Iran e Turchia come parte di uno sforzo diplomatico comune per ridurre i livelli di violenza e consentire una possibilità di negoziazione. Ghouta est è dominata dal gruppo islamista Jaysh al-Islam e a Ghouta è anche presente il gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham, entrambi i gruppi non inclusi nelle presunte tregue. Riportiamo qui di seguito una testimonianza integrale fatta il 15/03/2018 da chi sta vivendo direttamente, in prima persona, il conflitto: </span></p>
<p class="conexiontesto"><span class="Enfasiforte"><span>FIRAS ABDULLAH, del GHOUTA MEDIA CENTER: </span></span><span>“Ci sono decine di civili sotto le macerie, non siamo riusciti a estrarre tutti i corpi, e parlo di corpi di donne e bambini. Queste persone non hanno fatto niente. Siamo bombardati da 72 ore da Assad e dall’aviazione russa, sanno perfettamente che colpiscono civili e stanno deliberatamente colpendo aree abitate, sanno che le loro bombe colpiranno donne e bambini e anziani. In tre giorni sono morte 250 persone a Ghouta est. Solo oggi abbiamo perso 36 persone, tra di loro anche oggi c’erano bambini. Questa non è una guerra. Questo è un massacro. Solo oggi ci sono stati sessanta bombardamenti. E gli elicotteri di Assad hanno sganciato trenta barili esplosivi. In tre giorni sono stati colpiti sette centri medici, completamente inutilizzabili da ieri. Questo significa che abbiamo centinaia di persone ferite, che urlano per il dolore provocato dalle ferite che hanno addosso e non sappiamo come curarle, non sappiamo come aiutarli. Potete immaginare cosa significhi vivere in un rifugio ascoltando ogni momento, per ore e poi per giorni questo frastuono, sapendo che il minuto dopo può toccare a te di morire? I quartieri sono spettrali, non c’è pane, non c’è acqua. La gente si nasconde sottoterra senza acqua e senza elettricità, senza sapere se vedrà la luce del giorno successivo. Ho visto i barili bombe cadere sulle case della gente. Perché sulla gente? Perché sui civili?Se penso ai prossimi giorni, penso che peggiorerà, non può che peggiorare. E il mondo non sta facendo nulla per noi. Dov’è l’Onu, dove sono gli aiuti per la gente che sta morendo? Dove sono le medicine per curare i feriti? Di quale diplomazia sono capaci i governi occidentali? Nessuno fa nulla per fermare questo massacro, nulla per fermare Assad. La comunità internazionale sta assistendo a questo genocidio senza fare agire, senza fare niente per salvarci. Noi siamo qui, in mezzo a un genocidio, di fronte a tutto il mondo.” </span></p>
<p class="conexiontesto"><span>Diventa impossibile restare impassibili di fronte al perpetrarsi di tanta violenza mentre il Mondo si dimostra impotente i combattimenti sono ripresi se possibile ancora più furiosi di prima negli ultimi mesi, dopo essere diminuiti in seguito ad un accordo nel maggio dell’anno scorso tra Russia, Turchia e Iran per creare zone di de-escalation. Mentre una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu approvata il 24 febbraio 2018 all’unanimità – dopo che la Russia aveva posto il veto ad altre 11 – e che chiedeva una tregua umanitaria di 30 giorni in tutto il Paese, non è stata applicata nemmeno per un minuto.</span></p><p class="conexiontitolo"><span style="font-size: 46pt;"><span style="font-size: 11px;">Sono anni ormai che le persone muoiono in uno stato dilaniato dalla guerra civile: la Siria. Il conflitto civile è iniziato il 15 marzo 2011 con delle proteste, attraverso manifestazioni pubbliche,</span></span></p>
<p class="conexiontitolo"><span style="font-size: 46pt;"><span style="font-size: 11px;"> contro il governo centrale di Bashar Al-Assad.</span><span style="font-size: 11px;">La massiccia manifestazione a Daraa, nel sud, è quella più degna di nota perché si è svolta nel luogo dove il mese prima alcuni studenti, di una scuola superiore, erano stati arrestati per aver tracciato su un muro slogan contro il presidente Bashar al-Assad. Putroppo con il passare dei mesi la guerra civile si è estesa anche a paesi come l’Iran in quanto il presidente in carica Bashar al-Assad appartiene</span><span style="font-size: 11px;">alla comunità religiosa alawita, una branca dello sciismo, che pur essendo minoritaria in Siria, ma maggioritaria sul territorio iraniano a fatto si che il governo di quel paese si schierasse a difesa del governo siriano. A mio avviso si è realizzata un ingerenza dell’Iran in Siria che ha mandato le milizie iraniane per combattere al fianco dell’esercito siriano che difendeva il governo in carica.</span></span></p>
<p class="conexiontesto"><span>“Altre decine di civili uccisi dai bombardamenti, centinaia di migliaia sotto assedio, ridotti alla fame e privi di cure mediche. Le notizie arrivate dalla Siria sono diventate la normalità per un Paese che da sette anni è dilaniato da una guerra civile ed è diventato terreno di battaglia per jihadisti e potenze straniere, mentre nessuna iniziativa diplomatica o le risoluzioni dell’Onu riescono a mettere fine alla carneficina”. Fonte Ansa del 15/03/2018</span></p>
<p class="conexiontesto"><span>La popolazione protesta e si organizza contro il regime repressivo sciita, che tenta di fermare la rivolta sterminando i civili; non mostrando alcune pietà verso le donne e i bambini che vengono ugualmente massacrati, costretti a fuggire, a essere profughi per una lotta interna tra fratelli. La comunità internazionale (Europa e America) non prende una posizione ferma e decisa per impedire che il genocidio di una parte della popolazione siriana finisca; si illude che basti la pressione dell’Onu a far cessare un conflitto che dura da sette anni ormai. Intanto continuano a piovere bombe e razzi incessantemente sulla parte orientale di Ghouta, l’ultima enclave ribelle siriana, che da domenica scorsa (18/02/2018) sta subendo uno dei più pesanti bombardamenti in sette anni di guerra. La parte orientale di Ghouta fa parte delle de-escalation zone, concordate da Russia, Iran e Turchia come parte di uno sforzo diplomatico comune per ridurre i livelli di violenza e consentire una possibilità di negoziazione. Ghouta est è dominata dal gruppo islamista Jaysh al-Islam e a Ghouta è anche presente il gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham, entrambi i gruppi non inclusi nelle presunte tregue. Riportiamo qui di seguito una testimonianza integrale fatta il 15/03/2018 da chi sta vivendo direttamente, in prima persona, il conflitto: </span></p>
<p class="conexiontesto"><span class="Enfasiforte"><span>FIRAS ABDULLAH, del GHOUTA MEDIA CENTER: </span></span><span>“Ci sono decine di civili sotto le macerie, non siamo riusciti a estrarre tutti i corpi, e parlo di corpi di donne e bambini. Queste persone non hanno fatto niente. Siamo bombardati da 72 ore da Assad e dall’aviazione russa, sanno perfettamente che colpiscono civili e stanno deliberatamente colpendo aree abitate, sanno che le loro bombe colpiranno donne e bambini e anziani. In tre giorni sono morte 250 persone a Ghouta est. Solo oggi abbiamo perso 36 persone, tra di loro anche oggi c’erano bambini. Questa non è una guerra. Questo è un massacro. Solo oggi ci sono stati sessanta bombardamenti. E gli elicotteri di Assad hanno sganciato trenta barili esplosivi. In tre giorni sono stati colpiti sette centri medici, completamente inutilizzabili da ieri. Questo significa che abbiamo centinaia di persone ferite, che urlano per il dolore provocato dalle ferite che hanno addosso e non sappiamo come curarle, non sappiamo come aiutarli. Potete immaginare cosa significhi vivere in un rifugio ascoltando ogni momento, per ore e poi per giorni questo frastuono, sapendo che il minuto dopo può toccare a te di morire? I quartieri sono spettrali, non c’è pane, non c’è acqua. La gente si nasconde sottoterra senza acqua e senza elettricità, senza sapere se vedrà la luce del giorno successivo. Ho visto i barili bombe cadere sulle case della gente. Perché sulla gente? Perché sui civili?Se penso ai prossimi giorni, penso che peggiorerà, non può che peggiorare. E il mondo non sta facendo nulla per noi. Dov’è l’Onu, dove sono gli aiuti per la gente che sta morendo? Dove sono le medicine per curare i feriti? Di quale diplomazia sono capaci i governi occidentali? Nessuno fa nulla per fermare questo massacro, nulla per fermare Assad. La comunità internazionale sta assistendo a questo genocidio senza fare agire, senza fare niente per salvarci. Noi siamo qui, in mezzo a un genocidio, di fronte a tutto il mondo.” </span></p>
<p class="conexiontesto"><span>Diventa impossibile restare impassibili di fronte al perpetrarsi di tanta violenza mentre il Mondo si dimostra impotente i combattimenti sono ripresi se possibile ancora più furiosi di prima negli ultimi mesi, dopo essere diminuiti in seguito ad un accordo nel maggio dell’anno scorso tra Russia, Turchia e Iran per creare zone di de-escalation. Mentre una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu approvata il 24 febbraio 2018 all’unanimità – dopo che la Russia aveva posto il veto ad altre 11 – e che chiedeva una tregua umanitaria di 30 giorni in tutto il Paese, non è stata applicata nemmeno per un minuto.</span></p>La grande drogheria. Il Marocco secondo Rosita Ferrato2018-04-29T16:04:26Z2018-04-29T16:04:26Zhttps://conexion.casaumanista.org/component/content/article/35-dal-mondo/890-la-grande-drogheria-il-marocco-secondo-rosita-ferrato.htmlRiccardo Marchinax36@x.it<p class="conexiontitolo">Un paese va vissuto in mezzo alla gente”. Lo sosteneva Ryszard Kapuscinski, forse il più grande reporter del Novecento. La giornalista torinese, Rosita Ferrato, ha voluto imitarlo. Ne è nato “I tuffatori di Casablanca”. Non è un romanzo e manco una Lonely planet. Lei la definisce “una guida emozionale” per comprendere il Marocco.</p>
<p class="conexiontitolo">Lo ha percorso con lo sguardo, ora meravigliato, ora disincantato. Il libro si trova su Amazon o al sito: <a href="http://www.rositaferrato.it/porfolio/i-tuffatori-di-casablanca/.">http://www.rositaferrato.it/porfolio/i-tuffatori-di-casablanca/.</a></p>
<p class="conexiontesto"><span style="letter-spacing: 0.2pt;">L’itinerario tocca otto tra le più importanti città: Rabat, Casablanca, El Jadida, Essaouira...</span></p>
<p class="conexiondomanda">Quanto tempo hai passato in Marocco?</p>
<p class="conexiontesto">Ho fatto diversi viaggi, alcune volte arrivando dal mare, altri in aereo. L’ho percorso come un’autoctona, sempre accompagnata da qualcuno del posto. Prendendo bus, treni taxi collettivi, e cercando di vivere più possibile assieme alla popolazione.</p>
<p class="conexiondomanda">Perché hai scelto questa terra?</p>
<p class="conexiontesto">Il progetto iniziale di viaggio prevedeva la visita dell’Andalusia, Gibilterra e Marocco, e così è stato. Però poi mi sono innamorata di questa terra e ho intrapreso altri viaggi, cercando di conoscere questo paese in modo sempre più profondo.</p>
<p class="conexiondomanda">Sarà per il proverbio che la Tunisia è una donna, l’Algeria un uomo e il Marocco un leone…</p>
<p class="conexiontesto">Sono anche molto appassionata di Tunisia, per tornare al proverbio. Trascorro a Tunisi molta parte del mio tempo, e il prossimo libro potrà essere dedicato proprio a questo paese.</p>
<p class="conexiondomanda">Una particolarità del libro è quella di vivere un paese assieme alla gente, come faceva Kapuscinski,</p>
<p class="conexiontesto">Mi piace citarlo, per ispirarmi, consumare le suole delle scarpe e portare del vissuto, delle notizie, delle atmosfere. In modo apparentemente leggero, ma che contengano sempre una loro profondità; ciò che Kap faceva era scrivere libri appassionanti, con una prosa leggera ma dalle grandi profondità, che riuscivano a far comprendere, raccontandolo, perfettamente un paese. È il mio modello, quello che secondo me un giornalista di viaggio, e non solo, dovrebbe essere.</p>
<p class="conexiondomanda">Chi sono i tuffatori di Casablanca?</p>
<p class="conexiontesto">Di solito osservo le persone. Un giorno a Casablanca sono rimasta incantata da quei giovani che sembrava non avessero paura di niente. Si lanciavano dalle mura della moschea Hassan II, da dieci metri di altezza, con noncuranza. Ho ammirato il loro coraggio e la loro voglia di vivere. È arrivato così lo scatto giusto, quello che abbiamo scelto per la copertina e che dà titolo al libro. </p>
<p class="conexiondomanda">Ci sono tante curiosità e aneddoti… Uno di questi parla degli orologi molli…</p>
<p class="conexiontesto">Tahar Ben Jelloun,nel libro Marocco Romanzo cita “stereotipi alcuni dei quali non falsi” sui marocchini, come: “il marocchino è puntuale solo quando si tratta di interrompere il digiuno del Ramadan”, o anche: “Il marocchino ha nozione dello spazio e del tempo abbastanza vaga”.</p>
<p class="conexiontesto">Pensando agli orologi molli mi vengono in mente i curiosi orari dei bus, che spesso arrivano in anticipo, alla nozione del tempo, al modo di vivere più rilassato del nord Africa; “no stress” mi ripetono spesso.</p>
<p class="conexiondomanda">Quale, a tuo modo di vedere il racconto più curioso?</p>
<p class="conexiontesto">Adoro “la coperta di Wahid”, dove riporto un episodio successo a Essaouira, quando il mio compagno di viaggio ha affittato una delle case più indescrivibili dove abbia mai passato la notte.</p>
<p class="conexiondomanda">Tra i vari incontri, ti imbatti pure in un pittore di Pachino…</p>
<p class="conexiontesto">Viaggiando con persone del luogo si ha la fortuna di farsi portare di qua e di là, a visitare conoscenti, parenti e amici. Si viene accolti dalle famiglie e si vivono esperienze autentiche. Si conoscono inoltre dei bei personaggi, come quello che citi, che vive a Rabat da anni ma è siciliano. È un artista di grande sensibilità e talento; da italiano che vive in un altro paese, inoltre, ha saputo darmi delle autentiche perle di saggezza.</p>
<p class="conexiondomanda">Ci sono poi molte citazioni letterarie, del Marocco di oggi e di varie altre epoche…</p>
<p class="conexiontesto">È un paese che cambia sempre, ma che sembra essere aldilà dello spazio e del tempo. Per esempio alcune descrizioni di De Amicis potrebbero essere valide anche oggi. Eppure lui ci andò subito dopo l’Unità d’Italia per portare la bandiera del neonato stato al sultano. Fu colpito dalle atmosfere, dai volti, dagli atteggiamenti dei marocchini, dall’architettura, dai sapori e dagli odori di spezie dei mercati, tanto che gli sembrò di essere in una grande drogheria.</p>
<p class="conexiondomanda">A chi si rivolge questo libro?</p>
<p class="conexiontesto">Al viaggiatore “affamato”, al quale non basta l’indirizzo dell’hotel.</p><p class="conexiontitolo">Un paese va vissuto in mezzo alla gente”. Lo sosteneva Ryszard Kapuscinski, forse il più grande reporter del Novecento. La giornalista torinese, Rosita Ferrato, ha voluto imitarlo. Ne è nato “I tuffatori di Casablanca”. Non è un romanzo e manco una Lonely planet. Lei la definisce “una guida emozionale” per comprendere il Marocco.</p>
<p class="conexiontitolo">Lo ha percorso con lo sguardo, ora meravigliato, ora disincantato. Il libro si trova su Amazon o al sito: <a href="http://www.rositaferrato.it/porfolio/i-tuffatori-di-casablanca/.">http://www.rositaferrato.it/porfolio/i-tuffatori-di-casablanca/.</a></p>
<p class="conexiontesto"><span style="letter-spacing: 0.2pt;">L’itinerario tocca otto tra le più importanti città: Rabat, Casablanca, El Jadida, Essaouira...</span></p>
<p class="conexiondomanda">Quanto tempo hai passato in Marocco?</p>
<p class="conexiontesto">Ho fatto diversi viaggi, alcune volte arrivando dal mare, altri in aereo. L’ho percorso come un’autoctona, sempre accompagnata da qualcuno del posto. Prendendo bus, treni taxi collettivi, e cercando di vivere più possibile assieme alla popolazione.</p>
<p class="conexiondomanda">Perché hai scelto questa terra?</p>
<p class="conexiontesto">Il progetto iniziale di viaggio prevedeva la visita dell’Andalusia, Gibilterra e Marocco, e così è stato. Però poi mi sono innamorata di questa terra e ho intrapreso altri viaggi, cercando di conoscere questo paese in modo sempre più profondo.</p>
<p class="conexiondomanda">Sarà per il proverbio che la Tunisia è una donna, l’Algeria un uomo e il Marocco un leone…</p>
<p class="conexiontesto">Sono anche molto appassionata di Tunisia, per tornare al proverbio. Trascorro a Tunisi molta parte del mio tempo, e il prossimo libro potrà essere dedicato proprio a questo paese.</p>
<p class="conexiondomanda">Una particolarità del libro è quella di vivere un paese assieme alla gente, come faceva Kapuscinski,</p>
<p class="conexiontesto">Mi piace citarlo, per ispirarmi, consumare le suole delle scarpe e portare del vissuto, delle notizie, delle atmosfere. In modo apparentemente leggero, ma che contengano sempre una loro profondità; ciò che Kap faceva era scrivere libri appassionanti, con una prosa leggera ma dalle grandi profondità, che riuscivano a far comprendere, raccontandolo, perfettamente un paese. È il mio modello, quello che secondo me un giornalista di viaggio, e non solo, dovrebbe essere.</p>
<p class="conexiondomanda">Chi sono i tuffatori di Casablanca?</p>
<p class="conexiontesto">Di solito osservo le persone. Un giorno a Casablanca sono rimasta incantata da quei giovani che sembrava non avessero paura di niente. Si lanciavano dalle mura della moschea Hassan II, da dieci metri di altezza, con noncuranza. Ho ammirato il loro coraggio e la loro voglia di vivere. È arrivato così lo scatto giusto, quello che abbiamo scelto per la copertina e che dà titolo al libro. </p>
<p class="conexiondomanda">Ci sono tante curiosità e aneddoti… Uno di questi parla degli orologi molli…</p>
<p class="conexiontesto">Tahar Ben Jelloun,nel libro Marocco Romanzo cita “stereotipi alcuni dei quali non falsi” sui marocchini, come: “il marocchino è puntuale solo quando si tratta di interrompere il digiuno del Ramadan”, o anche: “Il marocchino ha nozione dello spazio e del tempo abbastanza vaga”.</p>
<p class="conexiontesto">Pensando agli orologi molli mi vengono in mente i curiosi orari dei bus, che spesso arrivano in anticipo, alla nozione del tempo, al modo di vivere più rilassato del nord Africa; “no stress” mi ripetono spesso.</p>
<p class="conexiondomanda">Quale, a tuo modo di vedere il racconto più curioso?</p>
<p class="conexiontesto">Adoro “la coperta di Wahid”, dove riporto un episodio successo a Essaouira, quando il mio compagno di viaggio ha affittato una delle case più indescrivibili dove abbia mai passato la notte.</p>
<p class="conexiondomanda">Tra i vari incontri, ti imbatti pure in un pittore di Pachino…</p>
<p class="conexiontesto">Viaggiando con persone del luogo si ha la fortuna di farsi portare di qua e di là, a visitare conoscenti, parenti e amici. Si viene accolti dalle famiglie e si vivono esperienze autentiche. Si conoscono inoltre dei bei personaggi, come quello che citi, che vive a Rabat da anni ma è siciliano. È un artista di grande sensibilità e talento; da italiano che vive in un altro paese, inoltre, ha saputo darmi delle autentiche perle di saggezza.</p>
<p class="conexiondomanda">Ci sono poi molte citazioni letterarie, del Marocco di oggi e di varie altre epoche…</p>
<p class="conexiontesto">È un paese che cambia sempre, ma che sembra essere aldilà dello spazio e del tempo. Per esempio alcune descrizioni di De Amicis potrebbero essere valide anche oggi. Eppure lui ci andò subito dopo l’Unità d’Italia per portare la bandiera del neonato stato al sultano. Fu colpito dalle atmosfere, dai volti, dagli atteggiamenti dei marocchini, dall’architettura, dai sapori e dagli odori di spezie dei mercati, tanto che gli sembrò di essere in una grande drogheria.</p>
<p class="conexiondomanda">A chi si rivolge questo libro?</p>
<p class="conexiontesto">Al viaggiatore “affamato”, al quale non basta l’indirizzo dell’hotel.</p>“Fermiamo la violenza sulle donne e non solo”2018-04-29T16:02:54Z2018-04-29T16:02:54Zhttps://conexion.casaumanista.org/component/content/article/40-diritti-violati/889-fermiamo-la-violenza-sulle-donne-e-non-solo.htmlRoberto Tosorobitoso@libero.it<p class="conexiontitolo">Sono anni, decenni, che guardandomi intorno, nella società in cui vivo, ho visto sempre tanta violenza. Mi sono sempre chiesto se potevo fare qualcosa che restasse nel tempo, per poter fermare la violenza che dilagava e dilaga intorno a me. Ho avuto la “possibilità” di aver a che fare con la violenza fin da bambino quando subivo atti di bullismo dai bambini più grandi di me giocando sia in strada sia a scuola.</p>
<p class="conexiontitolo">All’inizio era mia sorella, più grande di quattro anni e mezzo a difendermi, con le sue amiche, soprattutto in strada, quando si giocava con gli altri bambini. Essere un bambino mite e tranquillo mi esponeva a questi tipi di atti di violenza fisica e morale, che mi hanno lasciato il segno, ma mi hanno anche messo nella condizione di cercare una risposta per difendermi. Ero veloce nella corsa, quella fu la mia prima “arma” di difesa.</p>
<p class="conexiontesto"><span style="letter-spacing: 0.1pt;">Avevo dieci anni allora e dopo poco sarei andato in prima media alla Bernardino Drovetti; una scuola famosa nella seconda metà degli anni ’70 per gli atti di bullismo. Certo allora queste notizie non finivano sui giornali e nei telegiornali regionali rimanevano nella sfera del privato, all’interno della famiglia e degli amici, per cui se ne sapeva davvero poco. Prima media, Bernardino Drovetti, stessa cosa prima semplici scherzi, come il portapenne pieno di colla, il diario buttato nell’acqua ecc ecc. Che risposta dare mi chiedevo, come faccio a difendermi e a farli smettere? A parole non funzionava e se andavo dalla prof il mio compagno di classe si beccava tutt’al più una nota sul diario personale e sul registro di classe ma la cosa finiva li. Io invece mi trovavo nella condizione di dovermi difendere dai miei compagni che mi aspettavano fuori dalla scuola, perché volevano farmela pagare, menandomi e di brutto anche. </span></p>
<p class="conexiontesto"><span style="letter-spacing: 0.1pt;">Le prime volte mi sono difeso scappando, ero veloce a correre quindi me la cavano bene, nel non affrontare il problema ma evitandolo, con la fuga. Io pensavo ingenuamente: se evito lo scontro i miei compagni sbolliranno, la rabbia gli passerà, tanto si tratta solo di una semplice nota, mica resteranno arrabbiati con me per sempre per una sciocchezza di questo genere. Ebbene mi illudevo perché fui io ad abbassare la guardia, quasi certo che non mi avrebbero più picchiato, quando un giorno uscendo da scuola vengo colpito da una cartella proprio al centro della schiena e cado a terra appena a terra ricevo calci da ogni direzione ricordo solo di essermi riparato, come potevo, con i gomiti in avanti perché i calci non mi raggiungessero direttamente la testa e il viso. Nessuno a fatto niente per difendermi, tranne una ragazza di seconda media Monica (oggi è suora); li ha picchiati tutti e sei quanti erano. </span></p>
<p class="conexiontesto">Lei mi ha insegnato a difendermi, a trovare nella mia paura il coraggio di reagire e di difendermi e tempo dopo quando per un altro stupido motivo, altri mi aspettavano fuori dalla scuola per picchiarmi, quella volta gli andò male e non perché io scappai. Tanto che da allora mi lasciavano stare e io cercavo di aiutare, come faceva Monica, quelli che i bulli di allora prendevano di mira, difendendoli. Un giorno da non credere, ho aiutato Monica a difendersi dal fratello più grande di uno studente che lei aveva picchiato perché faceva il bullo con i più deboli.</p>
<p class="conexiontesto">Sono cresciuto da allora e ho imparato ad essere forte e a non subire più la violenza degli altri e a difendermi ma non come facevo alle medie. Ho cercato altri strumenti che mi aiutassero a comprendere il perché le persone agivano in maniera violenta, cosa spingeva loro a voler dare risposte violente ai conflitti o alle divergenze che la vita metteva sul loro cammino.</p>
<p class="conexiontesto"><span style="letter-spacing: 0.1pt;">Nel mio percorso di crescita personale, cercavo persone, che condividessero con me, questa idea di voler cambiare, nella mia vita quotidiana, il modo di fare violento delle persone,con gli altri, in un modo nonviolento di instaurare relazioni tra esseri umani. Ho incontrato così per la prima volta nel 1993 i volontari del Movimento Umanista e da li sono arrivato ad oggi con una consapevolezza maggiore che io stesso posso avere la responsabilità della realtà che mi circonda. Il progetto “Fermiamo la violenza sulle donne e non solo” nasce dalla necessità di fermare la sfera della violenza che aveva origini profonde nella cultura di tutto il Mondo non solo italiana e che partiva dalle tradizioni antiche di come la donna veniva considerata all’interno della comunità e della famiglia. </span></p>
<p class="conexiontesto">Era ed è importante superare quell’ignoranza culturale che vede ancora oggi la figura femminile come una figura da assoggettare alla volontà della comunità, complice la famiglia che non mette in discussione radicalmente le basi di una cultura che si rivela violenta e discriminatoria. Per passare oltre a questa violenza e cercare di superarla occorre connettersi con la persona che noi facciamo soffrire, occorre percepire un essere umano uguale in tutto e per tutto a noi con la persona a cui facciamo sopportare i nostri atti di violenza fisica e morale. Raggiunta la connessione con l’essere umano che soffre, sentiamo noi stessi il disagio emotivo e fisico a cui stiamo sottoponendo una persona e questo ci permetterà di riflettere e di far cessare gli atti di violenza di cui siamo promotori e attori primari.</p>
<p class="conexiontesto">A questo punto era importante trovare uno strumento comunicativo che fosse di impatto alle coscienze e le connettesse con il dolore e la sofferenza che si generano per ignoranza culturale all’interno di una società. Il caso ha voluto che la regista yemenita Khadija Al-Salami producesse un film con il sostegno di Amnesty International dal titolo “La Sposa Bambina” ove veniva narrata la storia di una decenne che chiedeva il divorzio da un marito più grande di lei di vent’anni. In questo film, che vi consiglio di vedere, si narra di una storia vera, ove una bambina si oppone alla cultura di un villaggio di montagna nello Yemen ove le bambine veniva date in sposa anche all’età di otto anni a uomini molto più vecchi perché questo era di buon auspicio all’interno della comunità. La sua opposizione si realizza quando sceglie di fuggire dal paese di origine è andare in città in taxi per rivolgersi ad un giudice e chiedere il divorzio. Nel racconto di Nojioom (questo è il nome della decenne nel film) al giudice vengono fuori i conflitti e le risposte a tali conflitti che fanno si che lei venga data in sposa ad un trentenne.</p>
<p class="conexiontesto">L’8 marzo di quest’anno alla Casa Umanista abbiamo proiettato questo film per sensibilizzare le coscienze sulla necessità di agire per fermare la violenza contro le donne e non solo; il film verrà ancora proiettato perché si è mostrato un ottimo spunto per condurre le persone ad un confronto sulla violenza e sulla nonviolenza attiva. Dall’8 marzo sono nati dei punti che abbiamo accorpato in un questionario che trovate qui di seguito che ci sta facendo da spunto per agire sulle coscienze allo scopo di guidarle sulla strada della nonviolenza.</p>
<p class="conexiontesto" style="text-align: center; text-indent: 0cm;" align="center"><strong><span style="font-size: 16pt; font-family: 'Adobe Garamond Pro Bold', serif;">Questionario <br /> sulla nonviolenza</span></strong></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 11.35pt;"><i>Ti senti non violento/a?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Credi che la nonviolenza attiva possa, attraverso la tua azione sociale e personale, essere fautrice di un cambiamento positivo e duraturo?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Pensi di poter imparare a dare risposte non violente nella tua vita personale e sociale?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Vuoi mettere in discussione le tue convinzioni per poter aprire la mente e i cuore alla filosofia della nonviolenza</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>La nonviolenza attiva può diventare la tua metodologia di azione sociale e personale?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Prima di sparare pensa, diceva una vecchia canzone, e tu dopo aver pensato spareresti?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Come si sviluppa secondo te, nell’animo umano, la violenza? E la nonviolenza?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Questionario sulla Riconciliazione:</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Ti senti di poter giudicare e condannare una persona violenta che ti ha fatto del male secondo i tuoi valori?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Cosa vuol dire per te fare giustizia?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Come agirebbe un essere umano saggio, giusto e sopratutto nonviolento?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Credi di poter agire secondo il principio della riconciliazione sempre nella vita?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Cosa vuol dire per te riconciliarsi con qualcuno? E con se stessi?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Ti sei mai riconciliato con qualcuno? E con te stesso? </i></p>
<p class="conexiontesto"><span>Questa campagna ha l’obiettivo di entrare nelle scuole di ogni ordine e grado per agire sulle coscienze di ogni essere umano dallo studente, all’insegnante, ai famigliari di studenti e insegnanti e vuole essere formativa attraverso programmi radio - televisivi e/o con spazi appositi sui quotidiani e sui periodici; vuole risolvere conflitti usando come strumenti la nonviolenza e la riconciliazione. </span></p>
<p class="conexiontesto"><span>Di seguito le date per saperne di più e collaborare: i seguenti giovedì alle 20:30: giovedì 26/04 giovedì 10/05, giovedì 24/05, giovedì 07/06; per info e adesioni contattare 340.64.35.634 o scrivere a mail: <a href="mailto:redazione@conexion-to.it">redazione@conexion-to.it</a></span></p><p class="conexiontitolo">Sono anni, decenni, che guardandomi intorno, nella società in cui vivo, ho visto sempre tanta violenza. Mi sono sempre chiesto se potevo fare qualcosa che restasse nel tempo, per poter fermare la violenza che dilagava e dilaga intorno a me. Ho avuto la “possibilità” di aver a che fare con la violenza fin da bambino quando subivo atti di bullismo dai bambini più grandi di me giocando sia in strada sia a scuola.</p>
<p class="conexiontitolo">All’inizio era mia sorella, più grande di quattro anni e mezzo a difendermi, con le sue amiche, soprattutto in strada, quando si giocava con gli altri bambini. Essere un bambino mite e tranquillo mi esponeva a questi tipi di atti di violenza fisica e morale, che mi hanno lasciato il segno, ma mi hanno anche messo nella condizione di cercare una risposta per difendermi. Ero veloce nella corsa, quella fu la mia prima “arma” di difesa.</p>
<p class="conexiontesto"><span style="letter-spacing: 0.1pt;">Avevo dieci anni allora e dopo poco sarei andato in prima media alla Bernardino Drovetti; una scuola famosa nella seconda metà degli anni ’70 per gli atti di bullismo. Certo allora queste notizie non finivano sui giornali e nei telegiornali regionali rimanevano nella sfera del privato, all’interno della famiglia e degli amici, per cui se ne sapeva davvero poco. Prima media, Bernardino Drovetti, stessa cosa prima semplici scherzi, come il portapenne pieno di colla, il diario buttato nell’acqua ecc ecc. Che risposta dare mi chiedevo, come faccio a difendermi e a farli smettere? A parole non funzionava e se andavo dalla prof il mio compagno di classe si beccava tutt’al più una nota sul diario personale e sul registro di classe ma la cosa finiva li. Io invece mi trovavo nella condizione di dovermi difendere dai miei compagni che mi aspettavano fuori dalla scuola, perché volevano farmela pagare, menandomi e di brutto anche. </span></p>
<p class="conexiontesto"><span style="letter-spacing: 0.1pt;">Le prime volte mi sono difeso scappando, ero veloce a correre quindi me la cavano bene, nel non affrontare il problema ma evitandolo, con la fuga. Io pensavo ingenuamente: se evito lo scontro i miei compagni sbolliranno, la rabbia gli passerà, tanto si tratta solo di una semplice nota, mica resteranno arrabbiati con me per sempre per una sciocchezza di questo genere. Ebbene mi illudevo perché fui io ad abbassare la guardia, quasi certo che non mi avrebbero più picchiato, quando un giorno uscendo da scuola vengo colpito da una cartella proprio al centro della schiena e cado a terra appena a terra ricevo calci da ogni direzione ricordo solo di essermi riparato, come potevo, con i gomiti in avanti perché i calci non mi raggiungessero direttamente la testa e il viso. Nessuno a fatto niente per difendermi, tranne una ragazza di seconda media Monica (oggi è suora); li ha picchiati tutti e sei quanti erano. </span></p>
<p class="conexiontesto">Lei mi ha insegnato a difendermi, a trovare nella mia paura il coraggio di reagire e di difendermi e tempo dopo quando per un altro stupido motivo, altri mi aspettavano fuori dalla scuola per picchiarmi, quella volta gli andò male e non perché io scappai. Tanto che da allora mi lasciavano stare e io cercavo di aiutare, come faceva Monica, quelli che i bulli di allora prendevano di mira, difendendoli. Un giorno da non credere, ho aiutato Monica a difendersi dal fratello più grande di uno studente che lei aveva picchiato perché faceva il bullo con i più deboli.</p>
<p class="conexiontesto">Sono cresciuto da allora e ho imparato ad essere forte e a non subire più la violenza degli altri e a difendermi ma non come facevo alle medie. Ho cercato altri strumenti che mi aiutassero a comprendere il perché le persone agivano in maniera violenta, cosa spingeva loro a voler dare risposte violente ai conflitti o alle divergenze che la vita metteva sul loro cammino.</p>
<p class="conexiontesto"><span style="letter-spacing: 0.1pt;">Nel mio percorso di crescita personale, cercavo persone, che condividessero con me, questa idea di voler cambiare, nella mia vita quotidiana, il modo di fare violento delle persone,con gli altri, in un modo nonviolento di instaurare relazioni tra esseri umani. Ho incontrato così per la prima volta nel 1993 i volontari del Movimento Umanista e da li sono arrivato ad oggi con una consapevolezza maggiore che io stesso posso avere la responsabilità della realtà che mi circonda. Il progetto “Fermiamo la violenza sulle donne e non solo” nasce dalla necessità di fermare la sfera della violenza che aveva origini profonde nella cultura di tutto il Mondo non solo italiana e che partiva dalle tradizioni antiche di come la donna veniva considerata all’interno della comunità e della famiglia. </span></p>
<p class="conexiontesto">Era ed è importante superare quell’ignoranza culturale che vede ancora oggi la figura femminile come una figura da assoggettare alla volontà della comunità, complice la famiglia che non mette in discussione radicalmente le basi di una cultura che si rivela violenta e discriminatoria. Per passare oltre a questa violenza e cercare di superarla occorre connettersi con la persona che noi facciamo soffrire, occorre percepire un essere umano uguale in tutto e per tutto a noi con la persona a cui facciamo sopportare i nostri atti di violenza fisica e morale. Raggiunta la connessione con l’essere umano che soffre, sentiamo noi stessi il disagio emotivo e fisico a cui stiamo sottoponendo una persona e questo ci permetterà di riflettere e di far cessare gli atti di violenza di cui siamo promotori e attori primari.</p>
<p class="conexiontesto">A questo punto era importante trovare uno strumento comunicativo che fosse di impatto alle coscienze e le connettesse con il dolore e la sofferenza che si generano per ignoranza culturale all’interno di una società. Il caso ha voluto che la regista yemenita Khadija Al-Salami producesse un film con il sostegno di Amnesty International dal titolo “La Sposa Bambina” ove veniva narrata la storia di una decenne che chiedeva il divorzio da un marito più grande di lei di vent’anni. In questo film, che vi consiglio di vedere, si narra di una storia vera, ove una bambina si oppone alla cultura di un villaggio di montagna nello Yemen ove le bambine veniva date in sposa anche all’età di otto anni a uomini molto più vecchi perché questo era di buon auspicio all’interno della comunità. La sua opposizione si realizza quando sceglie di fuggire dal paese di origine è andare in città in taxi per rivolgersi ad un giudice e chiedere il divorzio. Nel racconto di Nojioom (questo è il nome della decenne nel film) al giudice vengono fuori i conflitti e le risposte a tali conflitti che fanno si che lei venga data in sposa ad un trentenne.</p>
<p class="conexiontesto">L’8 marzo di quest’anno alla Casa Umanista abbiamo proiettato questo film per sensibilizzare le coscienze sulla necessità di agire per fermare la violenza contro le donne e non solo; il film verrà ancora proiettato perché si è mostrato un ottimo spunto per condurre le persone ad un confronto sulla violenza e sulla nonviolenza attiva. Dall’8 marzo sono nati dei punti che abbiamo accorpato in un questionario che trovate qui di seguito che ci sta facendo da spunto per agire sulle coscienze allo scopo di guidarle sulla strada della nonviolenza.</p>
<p class="conexiontesto" style="text-align: center; text-indent: 0cm;" align="center"><strong><span style="font-size: 16pt; font-family: 'Adobe Garamond Pro Bold', serif;">Questionario <br /> sulla nonviolenza</span></strong></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 11.35pt;"><i>Ti senti non violento/a?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Credi che la nonviolenza attiva possa, attraverso la tua azione sociale e personale, essere fautrice di un cambiamento positivo e duraturo?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Pensi di poter imparare a dare risposte non violente nella tua vita personale e sociale?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Vuoi mettere in discussione le tue convinzioni per poter aprire la mente e i cuore alla filosofia della nonviolenza</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>La nonviolenza attiva può diventare la tua metodologia di azione sociale e personale?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Prima di sparare pensa, diceva una vecchia canzone, e tu dopo aver pensato spareresti?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Come si sviluppa secondo te, nell’animo umano, la violenza? E la nonviolenza?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Questionario sulla Riconciliazione:</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Ti senti di poter giudicare e condannare una persona violenta che ti ha fatto del male secondo i tuoi valori?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Cosa vuol dire per te fare giustizia?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Come agirebbe un essere umano saggio, giusto e sopratutto nonviolento?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Credi di poter agire secondo il principio della riconciliazione sempre nella vita?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Cosa vuol dire per te riconciliarsi con qualcuno? E con se stessi?</i></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-top: 8.5pt;"><i>Ti sei mai riconciliato con qualcuno? E con te stesso? </i></p>
<p class="conexiontesto"><span>Questa campagna ha l’obiettivo di entrare nelle scuole di ogni ordine e grado per agire sulle coscienze di ogni essere umano dallo studente, all’insegnante, ai famigliari di studenti e insegnanti e vuole essere formativa attraverso programmi radio - televisivi e/o con spazi appositi sui quotidiani e sui periodici; vuole risolvere conflitti usando come strumenti la nonviolenza e la riconciliazione. </span></p>
<p class="conexiontesto"><span>Di seguito le date per saperne di più e collaborare: i seguenti giovedì alle 20:30: giovedì 26/04 giovedì 10/05, giovedì 24/05, giovedì 07/06; per info e adesioni contattare 340.64.35.634 o scrivere a mail: <a href="mailto:redazione@conexion-to.it">redazione@conexion-to.it</a></span></p>Quando l’amore vi fa cenno, seguitelo2018-04-29T16:00:45Z2018-04-29T16:00:45Zhttps://conexion.casaumanista.org/component/content/article/99-angolo-della-poesia/888-quando-lamore-vi-fa-cenno-seguitelo.htmlRedazioneredazione@conexion-to.it<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left">Benché le sue strade siano aspre e scoscese.<br /> E quando le sue ali vi avvolgono, abbandonatevi a lui,<br /> Benché la spada che nasconde tra le penne possa ferirvi.<br /> E quando vi parla, credetegli,<br /> Anche se la sua voce può mandare in frantumi i vostri sogni come il vento del nord lascia spoglio il giardino.</p>
<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left">Perché come l’amore v’incorona così vi crocifigge. E come per voi è maturazione, così è anche potatura.<br /> E come ascende alla vostra cima e accarezza i rami più teneri che fremono al sole,<br /> Così discenderà alle vostre radici che scuoterà dove si aggrappano con più forza alla terra.<br /> Come fastelli di grano, vi raccoglierà.<br /> Vi batterà per denudarvi.<br /> Vi passerà al crivello per liberarvi dalla pula.<br /> Vi macinerà fino a farvi farina.<br /> Vi impasterà fino a rendervi malleabili.<br /> E poi vi assegnerà al suo fuoco sacro, perché possiate diventare il pane sacro per il banchetto divino.</p>
<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left"><span style="letter-spacing: -0.2pt;">Tutto questo farà in voi l’amore, affinché conosciate i segreti del cuore, <br /> e in quella conoscenza diventiate un frammento del cuore della Vita.<br /> </span><span style="letter-spacing: -0.1pt;">Ma se avrete paura, e cercherete soltanto la pace dell’amore ed il piacere dell’amore,</span><br /> <span style="letter-spacing: -0.1pt;">Allora è meglio che copriate le vostre nudità, e passiate lontano dall’aia dell’amore,</span><br /> Nel mondo senza stagioni dove potrete ridere, ma non tutto il vostro riso, e piangere, ma non tutto il vostro pianto.</p>
<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left">L’amore non dà nulla oltre se stesso e non prende nulla se non da se stesso.<br /> L’amore non possiede né vuol essere posseduto,<br /> Perché l’amore basta all’amore.<br /> Quando amate non dovreste dire: “Dio è nel mio cuore” ma, semmai, “sono nel cuore di Dio”.<br /> <span style="letter-spacing: -0.1pt;">E non crediate di guidare il corso dell’amore, poiché l’amore, se vi trova degni, guiderà lui il vostro corso.</span></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left">L’amore non desidera che il proprio compimento.<br /> Ma se amate e quindi avete desideri, i vostri desideri siano questi:<br /> Sciogliersi e farsi simili a un ruscello che scorra e canti alla notte la sua melodia.<br /> Conoscere il martirio della troppa tenerezza.<br /> Esser feriti dal vostro proprio intendere l’amore,<br /> E sanguinare di buon grado, gioiosamente.<br /> Svegliarsi all’alba con un cuore alato e dire grazie a un nuovo giorno d’amore;<br /> Riposare nell’ora meridiana e meditare sull’estasi amorosa;<br /> Tornare a casa con gratitudine la sera;<br /> <span style="letter-spacing: -0.1pt;">E addormentarsi con una preghiera per chi amate nel cuore, e un canto di lode sulle labbra.</span></p>
<p class="conexionautore" style="margin-left: 8.5pt;">Saida El Gtay 26/03/2018</p><p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left">Benché le sue strade siano aspre e scoscese.<br /> E quando le sue ali vi avvolgono, abbandonatevi a lui,<br /> Benché la spada che nasconde tra le penne possa ferirvi.<br /> E quando vi parla, credetegli,<br /> Anche se la sua voce può mandare in frantumi i vostri sogni come il vento del nord lascia spoglio il giardino.</p>
<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left">Perché come l’amore v’incorona così vi crocifigge. E come per voi è maturazione, così è anche potatura.<br /> E come ascende alla vostra cima e accarezza i rami più teneri che fremono al sole,<br /> Così discenderà alle vostre radici che scuoterà dove si aggrappano con più forza alla terra.<br /> Come fastelli di grano, vi raccoglierà.<br /> Vi batterà per denudarvi.<br /> Vi passerà al crivello per liberarvi dalla pula.<br /> Vi macinerà fino a farvi farina.<br /> Vi impasterà fino a rendervi malleabili.<br /> E poi vi assegnerà al suo fuoco sacro, perché possiate diventare il pane sacro per il banchetto divino.</p>
<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left"><span style="letter-spacing: -0.2pt;">Tutto questo farà in voi l’amore, affinché conosciate i segreti del cuore, <br /> e in quella conoscenza diventiate un frammento del cuore della Vita.<br /> </span><span style="letter-spacing: -0.1pt;">Ma se avrete paura, e cercherete soltanto la pace dell’amore ed il piacere dell’amore,</span><br /> <span style="letter-spacing: -0.1pt;">Allora è meglio che copriate le vostre nudità, e passiate lontano dall’aia dell’amore,</span><br /> Nel mondo senza stagioni dove potrete ridere, ma non tutto il vostro riso, e piangere, ma non tutto il vostro pianto.</p>
<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left">L’amore non dà nulla oltre se stesso e non prende nulla se non da se stesso.<br /> L’amore non possiede né vuol essere posseduto,<br /> Perché l’amore basta all’amore.<br /> Quando amate non dovreste dire: “Dio è nel mio cuore” ma, semmai, “sono nel cuore di Dio”.<br /> <span style="letter-spacing: -0.1pt;">E non crediate di guidare il corso dell’amore, poiché l’amore, se vi trova degni, guiderà lui il vostro corso.</span></p>
<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left">L’amore non desidera che il proprio compimento.<br /> Ma se amate e quindi avete desideri, i vostri desideri siano questi:<br /> Sciogliersi e farsi simili a un ruscello che scorra e canti alla notte la sua melodia.<br /> Conoscere il martirio della troppa tenerezza.<br /> Esser feriti dal vostro proprio intendere l’amore,<br /> E sanguinare di buon grado, gioiosamente.<br /> Svegliarsi all’alba con un cuore alato e dire grazie a un nuovo giorno d’amore;<br /> Riposare nell’ora meridiana e meditare sull’estasi amorosa;<br /> Tornare a casa con gratitudine la sera;<br /> <span style="letter-spacing: -0.1pt;">E addormentarsi con una preghiera per chi amate nel cuore, e un canto di lode sulle labbra.</span></p>
<p class="conexionautore" style="margin-left: 8.5pt;">Saida El Gtay 26/03/2018</p>Il sole s’alza e muore2018-04-29T15:57:16Z2018-04-29T15:57:16Zhttps://conexion.casaumanista.org/component/content/article/99-angolo-della-poesia/887-il-sole-salza-e-muore.htmlSaida El GtaySaidaElGtay@gmail.toc<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left"><strong><span style="font-size: 14pt; font-family: 'Adobe Garamond Pro Bold', serif;">Il sole s’alza e muore,<br /> </span></strong>proprio là, dietro le colline.<br /> E la pioggia<br /> E la nebbia<br /> E quel poco di neve che serve per farci rabbrividire.<br /> Sotto la Mole mi muovo, <br /> cambio pelle, <br /> pedalo e inciampo tra le persone, <br /> raramente nelle persone, <br /> ma quando succede <br /> è quasi come bucare il cielo.</p>
<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left">Non tacere, <br /> Che silenzio quando non ci sei tu a riempire la stanza di respiri.<br /> Sembra tutto spento.<br /> Ed è una danza<br /> Che vita<br /> Ci vuole solo costanza.</p>
<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left">Non t’arrabbiare,<br /> mi vien da ridere,<br /> <span style="letter-spacing: -0.2pt;">che a innamorarsi di una donna mi vien più facile che ad ammetterlo.</span><br /> E a guardarti negli occhi<br /> Ci vedo dei mondi<br /> Ci vedo dei quartieri<br /> Ci vedo dei rumori belli.</p>
<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left">Stringimi, anche se sei lontana.<br /> Anche se alle volte sbatto la porta forte<br /> e provo a chiuderti fuori.</p>
<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left">Mi insegni, piccola città, che mi basto io anche quando mi bussa la paura nello stomaco. <br /> Che bello è tenerti per mano<br /> E muovermi tra le tue strade.<br /> Che bello, amor mio, vedere il rosso dei tramonti a macchiarti<br /> quando meno te lo aspetti.</p>
<p class="conexionautore" style="margin-left: 8.5pt;">Saida El Gtay 11/03/2018</p><p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left"><strong><span style="font-size: 14pt; font-family: 'Adobe Garamond Pro Bold', serif;">Il sole s’alza e muore,<br /> </span></strong>proprio là, dietro le colline.<br /> E la pioggia<br /> E la nebbia<br /> E quel poco di neve che serve per farci rabbrividire.<br /> Sotto la Mole mi muovo, <br /> cambio pelle, <br /> pedalo e inciampo tra le persone, <br /> raramente nelle persone, <br /> ma quando succede <br /> è quasi come bucare il cielo.</p>
<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left">Non tacere, <br /> Che silenzio quando non ci sei tu a riempire la stanza di respiri.<br /> Sembra tutto spento.<br /> Ed è una danza<br /> Che vita<br /> Ci vuole solo costanza.</p>
<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left">Non t’arrabbiare,<br /> mi vien da ridere,<br /> <span style="letter-spacing: -0.2pt;">che a innamorarsi di una donna mi vien più facile che ad ammetterlo.</span><br /> E a guardarti negli occhi<br /> Ci vedo dei mondi<br /> Ci vedo dei quartieri<br /> Ci vedo dei rumori belli.</p>
<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left">Stringimi, anche se sei lontana.<br /> Anche se alle volte sbatto la porta forte<br /> e provo a chiuderti fuori.</p>
<p class="conexiontesto" style="margin-left: 8.5pt; text-align: left;" align="left">Mi insegni, piccola città, che mi basto io anche quando mi bussa la paura nello stomaco. <br /> Che bello è tenerti per mano<br /> E muovermi tra le tue strade.<br /> Che bello, amor mio, vedere il rosso dei tramonti a macchiarti<br /> quando meno te lo aspetti.</p>
<p class="conexionautore" style="margin-left: 8.5pt;">Saida El Gtay 11/03/2018</p>RETE 21 MARZO Ieri e oggi mano nella ma-no contro il razzismo2018-04-29T15:53:33Z2018-04-29T15:53:33Zhttps://conexion.casaumanista.org/lingue-a-culture/886-rete-21-marzo-ieri-e-oggi-mano-nella-ma-no-contro-il-razzismo.htmlDaniela Brinadanbrina@alice.it<div><span style="font-size: medium;">T</span>anta gioia, festa, voglia di partecipazione e condivisione. Fianco a fianco, mano nella mano, per affermare che siamo tutti umani, non siamo numeri, colori, fazioni, religioni, idee. Siamo tutto questo e molto di più, umani nella nostra diversità e nella nostra voglia di esprimerci, nel comune diritto di vivere dignitosamente, di muoverci liberamente, di essere riconosciuti con parità di diritti e di doveri. Questo è stata la manifestazione del 21 marzo scorso che ha attraversato il centro di Torino da Porta Nuova a piazza Castello nella <strong><span style="font-family: 'Adobe Garamond Pro Bold', serif;">giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale</span></strong>, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1966.</div>
<p class="conexiontesto">La data è stata scelta in ricordo del massacro di Sharpeville del 1960, la giornata più sanguinosa dell’apartheid in Sudafrica: 300 poliziotti bianchi uccisero 69 manifestanti mentre protestavano contro la legge che imponeva ai sudafricani neri di esibire uno speciale permesso se venivano fermati nelle aree riservate ai bianchi.</p>
<p class="conexiontesto">La Rete 21 marzo, organizzatrice dell’evento, nasce dalla volontà di associazioni, sindacati, comunità e singole persone di lottare non solo contro il razzismo, ma contro tutte le forme di violenza, discriminazione, xenofobia, islamofobia, afrofobia, antisemitismo e per la convivenza civile, i diritti alla cittadinanza, i diritti umani, la pace. Nata dal precedente Comitato Mano nella Mano contro il razzismo, la Rete 21 marzo ha al suo attivo una <strong><span style="font-family: 'Adobe Garamond Pro Bold', serif;">campagna per il diritto alla cittadinanza dei minori di origine straniera</span></strong>, portata avanti insieme al movimento “Italiani senza cittadinanza”, volta a fare pressione; il primo sì della Camera dei deputati nel 2015, era fermo in Senato alla fine della scorsa legislatura. Purtroppo la legge non è stata approvata, e da ora la strada sarà molto difficile. Vogliamo comunque far capire che si tratta di una legge giusta, che garantirebbe ai molti bambini nati e cresciuti in Italia, quindi di fatto italiani, di essere riconosciuti come tali, e di non dover vivere sempre come cittadini di serie B con problemi di vario tipo ad esempio nello studio, nello sport e negli spostamenti. Non si tratta di persone che devono essere “integrate”; sono i compagni di scuola e gli amici dei nostri figli e nipoti, che vivono lo stigma della discriminazione solo perché i loro genitori non hanno “sangue italiano” o non hanno ancora ottenuto la cittadinanza. Si tratta semplicemente di adeguare la legge ad una società che cambia. La campagna ha avuto inizio <strong><span style="font-family: 'Adobe Garamond Pro Bold', serif;">il 20 ottobre 2017</span></strong> con un evento in piazza insieme alle scuole ed è poi continuata con un sit-in permanente, 24 ore su 24, in piazza Castello, dove i membri delle associazioni e persone della società civile si sono avvicendate per informare i passanti sul tema, andando oltre l’aberrante manipolazione portata avanti da alcuni media e realtà politiche, e la colpevole scarsa e/o scorretta informazione fatta da altri. Il presidio si è chiuso il 3 novembre con una festa in piazza, in giorni in cui la speranza della sua approvazione non era ancora svanita del tutto. Il 20 novembre una delegazione è stata ricevuta al Senato dall’allora presidente Grasso, per raccontare l’esperienza del presidio e per spingere ancora per l’approvazione della proposta di legge. Infine, quando rimanevano pochi giorni al chiudersi delle possibilità, grazie alla disponibilità del cantautore Eugenio Rodondi e del Caffè Neruda, la Rete 21 marzo ha organizzato una cena con concerto per ribadire la nostra posizione sul tema e incontrare gli amici che hanno appoggiato la campagna nel suo percorso.</p>
<p class="conexiontesto">Non è il momento di arrendersi. Di fronte ad un modello di società che respinge e isola, proponiamo una comunità che accoglie e sostiene. La Rete 21 marzo sta crescendo e farà altre iniziative. Seguiteci sulla pagina Facebook “Comitato Torino mano nella mano contro il razzismo” e scrivete a <a href="mailto:torinomanonellamano@gmail.com">torinomanonellamano@gmail.com</a> per aderire alla rete, avere informazioni sulle iniziative o anche semplicemente per venire a conoscerci.</p>
<p class="conexiontesto">La manifestazione del 21 marzo si è aperta con il flash mob organizzato dalla compagnia di danze Rom “Ternype Dance” che ha ballato e coinvolto il pubblico sulle note del brano “I’m only human”. “Sono solo un essere umano, non dare la colpa a me” dice la canzone... Non diamo la colpa agli altri per quello che ci succede, non diamo la colpa agli immigrati se non troviamo lavoro, non diamo la colpa ai poveri e svantaggiati perché è più facile e ci fa scaricare le tensioni. Proprio perché siamo umani abbiamo la possibilità di scegliere. Agiamo per trasformare la società nella direzione che vogliamo: verso la solidarietà, la giustizia, la libertà. Per tutti e tutte.</p><div><span style="font-size: medium;">T</span>anta gioia, festa, voglia di partecipazione e condivisione. Fianco a fianco, mano nella mano, per affermare che siamo tutti umani, non siamo numeri, colori, fazioni, religioni, idee. Siamo tutto questo e molto di più, umani nella nostra diversità e nella nostra voglia di esprimerci, nel comune diritto di vivere dignitosamente, di muoverci liberamente, di essere riconosciuti con parità di diritti e di doveri. Questo è stata la manifestazione del 21 marzo scorso che ha attraversato il centro di Torino da Porta Nuova a piazza Castello nella <strong><span style="font-family: 'Adobe Garamond Pro Bold', serif;">giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale</span></strong>, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1966.</div>
<p class="conexiontesto">La data è stata scelta in ricordo del massacro di Sharpeville del 1960, la giornata più sanguinosa dell’apartheid in Sudafrica: 300 poliziotti bianchi uccisero 69 manifestanti mentre protestavano contro la legge che imponeva ai sudafricani neri di esibire uno speciale permesso se venivano fermati nelle aree riservate ai bianchi.</p>
<p class="conexiontesto">La Rete 21 marzo, organizzatrice dell’evento, nasce dalla volontà di associazioni, sindacati, comunità e singole persone di lottare non solo contro il razzismo, ma contro tutte le forme di violenza, discriminazione, xenofobia, islamofobia, afrofobia, antisemitismo e per la convivenza civile, i diritti alla cittadinanza, i diritti umani, la pace. Nata dal precedente Comitato Mano nella Mano contro il razzismo, la Rete 21 marzo ha al suo attivo una <strong><span style="font-family: 'Adobe Garamond Pro Bold', serif;">campagna per il diritto alla cittadinanza dei minori di origine straniera</span></strong>, portata avanti insieme al movimento “Italiani senza cittadinanza”, volta a fare pressione; il primo sì della Camera dei deputati nel 2015, era fermo in Senato alla fine della scorsa legislatura. Purtroppo la legge non è stata approvata, e da ora la strada sarà molto difficile. Vogliamo comunque far capire che si tratta di una legge giusta, che garantirebbe ai molti bambini nati e cresciuti in Italia, quindi di fatto italiani, di essere riconosciuti come tali, e di non dover vivere sempre come cittadini di serie B con problemi di vario tipo ad esempio nello studio, nello sport e negli spostamenti. Non si tratta di persone che devono essere “integrate”; sono i compagni di scuola e gli amici dei nostri figli e nipoti, che vivono lo stigma della discriminazione solo perché i loro genitori non hanno “sangue italiano” o non hanno ancora ottenuto la cittadinanza. Si tratta semplicemente di adeguare la legge ad una società che cambia. La campagna ha avuto inizio <strong><span style="font-family: 'Adobe Garamond Pro Bold', serif;">il 20 ottobre 2017</span></strong> con un evento in piazza insieme alle scuole ed è poi continuata con un sit-in permanente, 24 ore su 24, in piazza Castello, dove i membri delle associazioni e persone della società civile si sono avvicendate per informare i passanti sul tema, andando oltre l’aberrante manipolazione portata avanti da alcuni media e realtà politiche, e la colpevole scarsa e/o scorretta informazione fatta da altri. Il presidio si è chiuso il 3 novembre con una festa in piazza, in giorni in cui la speranza della sua approvazione non era ancora svanita del tutto. Il 20 novembre una delegazione è stata ricevuta al Senato dall’allora presidente Grasso, per raccontare l’esperienza del presidio e per spingere ancora per l’approvazione della proposta di legge. Infine, quando rimanevano pochi giorni al chiudersi delle possibilità, grazie alla disponibilità del cantautore Eugenio Rodondi e del Caffè Neruda, la Rete 21 marzo ha organizzato una cena con concerto per ribadire la nostra posizione sul tema e incontrare gli amici che hanno appoggiato la campagna nel suo percorso.</p>
<p class="conexiontesto">Non è il momento di arrendersi. Di fronte ad un modello di società che respinge e isola, proponiamo una comunità che accoglie e sostiene. La Rete 21 marzo sta crescendo e farà altre iniziative. Seguiteci sulla pagina Facebook “Comitato Torino mano nella mano contro il razzismo” e scrivete a <a href="mailto:torinomanonellamano@gmail.com">torinomanonellamano@gmail.com</a> per aderire alla rete, avere informazioni sulle iniziative o anche semplicemente per venire a conoscerci.</p>
<p class="conexiontesto">La manifestazione del 21 marzo si è aperta con il flash mob organizzato dalla compagnia di danze Rom “Ternype Dance” che ha ballato e coinvolto il pubblico sulle note del brano “I’m only human”. “Sono solo un essere umano, non dare la colpa a me” dice la canzone... Non diamo la colpa agli altri per quello che ci succede, non diamo la colpa agli immigrati se non troviamo lavoro, non diamo la colpa ai poveri e svantaggiati perché è più facile e ci fa scaricare le tensioni. Proprio perché siamo umani abbiamo la possibilità di scegliere. Agiamo per trasformare la società nella direzione che vogliamo: verso la solidarietà, la giustizia, la libertà. Per tutti e tutte.</p>Il sesto principio2018-04-28T23:00:00Z2018-04-28T23:00:00Zhttps://conexion.casaumanista.org/lingue-a-culture/885-il-sesto-principio.htmlLuisa Ramassoluisa@progettoumanista.it<div><span style="font-size: 9.5pt; letter-spacing: -0.1pt;">Questo mese analizziamo il sesto principio di azione valida: i precedenti li potete trovare consultando il nostro sito www.conexion-to.it.</span></div>
<p class="conexiontesto"><span style="font-size: 9.5pt;">Si tratta di principi pensati e scritti da Mario Rodriguez Cobos, detto Silo, fondatore del Nuovo Umanesimo Universalista, che possono aiutare nella realizzazione di azioni unitive, cioè azioni in cui il pensiero e il sentimento vanno nella stessa direzione. Il risultato “interno”, il “registro” che ne consegue sarà positivo e produrrà un’energia “evolutiva”, al contrario dell’azione contradditoria che crea un blocco e tende a far perdere le forze.</span></p>
<p class="conexiontitolo" style="margin: 5.65pt 0cm;"><span style="font-size: 17pt;">“Se persegui il piacere, ti incateni alla sofferenza. Ma se non danneggi la tua salute, godi senza <br /> inibizioni quando si presenta l’opportunità”.</span></p>
<p class="conexiontesto"><span style="font-size: 9.5pt; letter-spacing: -0.1pt;">A prima vista questo principio risulta scioccante perché si pensa che esso affermi: “Godi, anche quando danneggi gli altri, giacché l’unico freno al godimento è dato dalla tua salute personale”. Il principio non afferma questo. In realtà, esso non solo spiega che è assurdo danneggiare la propria salute con piaceri esagerati o decisamente nocivi, ma fa notare che la negazione pregiudiziale del piacere produce sofferenza e che l’esercizio del piacere con problemi di coscienza è anch’esso dannoso. In sintesi, l’idea principale è quella non di non perseguire il piacere, ma di esercitarlo quando si presenta, giacché la ricerca dell’oggetto piacevole, quando esso non è presente, o la sua negazione, quando esso appare, sono sempre accompagnate da sofferenza. Per esempio, se Tizio ama i cioccolatini non deve, cercarli in maniera spasmodica, per soddisfare la sua fame, ma non deve nemmeno rifiutare un cioccolatino da Caio, perché il cioccolato fa male. Questo principio, come gli altri, non va considerato separatamente dall’insieme, né essere interpretato in opposizione agli altri. Infatti un altro principio dice “quando tratti gli altri come vorresti essere trattato, ti liberi”. Il senso cambia quando viene praticato l’insieme dei principi e non un solo principio. </span></p>
<p class="conexiontesto"><span style="font-size: 9.5pt; letter-spacing: -0.1pt;">Torniamo ora al sesto principio: un vecchio saggio regala ai suoi discepoli, per evitare loro alcuni piccoli problemi, un dolce magico che pur se mangiato a volontà non diminuiva, se però lo si mangiava un’unica volta al giorno. Un discepolo assaggiò il dolce e si meravigliò dello squisito sapore. Ma come fu sazio, cominciò ad immaginare la porzione del giorno successivo. Così di giorno in giorno la sua ossessione andava crescendo. La situazione era intollerabile finché il discepolo vi pose termine, mangiando una porzione tale da soddisfare il desiderio fino alla razione successiva. Ma tutto finì con un’indigestione così grande che quasi morì. Per ricordare il fatto, sulla facciata del monastero fu collocata una lapide con su scritto: <i>Soffre colui che cerca e colui che desidera conservare</i>. Un secondo discepolo, considerando l’accaduto, non assaggiò il dolce, anche se moriva dalla voglia di farlo. Era stato detto che il piacere portava al dolore e perciò per non soffrire bisognava non godere. Una cosa conduceva all’altra, come provava l’esperienza. Tuttavia accadde che, giorno dopo giorno, l’asceta immaginava montagne di dolci senza poterne assaggiare neanche un boccone. A volte, dormendo, dolci enormi popolavano i suoi sogni ed egli si svegliava di soprassalto come se l’avesse morso una di quelle grandi formiche chiamate “solitarie”. Un giorno per evitare che la sofferenza crescesse sempre di più, assaggiò il dolce, ma con questo tradì le sue convinzioni e la sua ossessione aumentò. Sulla facciata del monastero venne collocata un’altra lapide che diceva:<i> il peccato non si trova nel dolce e neanche nella pancia, ma in quello che si sogna e si pensa più in alto di essa</i>. Infine un terzo discepolo si chiese quali erano i compiti che il maestro aveva raccomandato prima della partenza. Si avvide che il monastero, l’orto e gli animali erano trascurati e che le diverse opinioni sul dolce avevano diviso la comunità. Allora cominciò a lavorare per rimettere tutto in ordine prima che il maestro tornasse. Mentre era occupato in una delle stanze, trovò il motivo dello scandalo. Si fermò un attimo, ne tagliò un bel pezzo e lo assaggiò lentamente. Poi se ne scordò per tutto il lavoro che aveva da fare nel monastero. Quando il maestro ritornò, trovò le lapidi nell’ingresso della casa e chiese spiegazioni. La storia dell’accaduto lo spinse a disfarsi del dolce e poi disse loro: “È stata commessa una grande ingiustizia. Ponete una terza lapide che proclami: <i>L’eccesso di uno stupido forte e l’ascetismo di un debole dotto portano allo stesso risultato. Per il santo è un pezzetto di dolce, per l’ingordo è un grave problema</i>”. Il primo discepolo esagerò nel lasciarsi prendere dal piacere, il secondo nel negarselo completamente. Io sono d’accordo con il terzo che conciliò i suoi doveri quotidiani con il piacere. </span></p><div><span style="font-size: 9.5pt; letter-spacing: -0.1pt;">Questo mese analizziamo il sesto principio di azione valida: i precedenti li potete trovare consultando il nostro sito www.conexion-to.it.</span></div>
<p class="conexiontesto"><span style="font-size: 9.5pt;">Si tratta di principi pensati e scritti da Mario Rodriguez Cobos, detto Silo, fondatore del Nuovo Umanesimo Universalista, che possono aiutare nella realizzazione di azioni unitive, cioè azioni in cui il pensiero e il sentimento vanno nella stessa direzione. Il risultato “interno”, il “registro” che ne consegue sarà positivo e produrrà un’energia “evolutiva”, al contrario dell’azione contradditoria che crea un blocco e tende a far perdere le forze.</span></p>
<p class="conexiontitolo" style="margin: 5.65pt 0cm;"><span style="font-size: 17pt;">“Se persegui il piacere, ti incateni alla sofferenza. Ma se non danneggi la tua salute, godi senza <br /> inibizioni quando si presenta l’opportunità”.</span></p>
<p class="conexiontesto"><span style="font-size: 9.5pt; letter-spacing: -0.1pt;">A prima vista questo principio risulta scioccante perché si pensa che esso affermi: “Godi, anche quando danneggi gli altri, giacché l’unico freno al godimento è dato dalla tua salute personale”. Il principio non afferma questo. In realtà, esso non solo spiega che è assurdo danneggiare la propria salute con piaceri esagerati o decisamente nocivi, ma fa notare che la negazione pregiudiziale del piacere produce sofferenza e che l’esercizio del piacere con problemi di coscienza è anch’esso dannoso. In sintesi, l’idea principale è quella non di non perseguire il piacere, ma di esercitarlo quando si presenta, giacché la ricerca dell’oggetto piacevole, quando esso non è presente, o la sua negazione, quando esso appare, sono sempre accompagnate da sofferenza. Per esempio, se Tizio ama i cioccolatini non deve, cercarli in maniera spasmodica, per soddisfare la sua fame, ma non deve nemmeno rifiutare un cioccolatino da Caio, perché il cioccolato fa male. Questo principio, come gli altri, non va considerato separatamente dall’insieme, né essere interpretato in opposizione agli altri. Infatti un altro principio dice “quando tratti gli altri come vorresti essere trattato, ti liberi”. Il senso cambia quando viene praticato l’insieme dei principi e non un solo principio. </span></p>
<p class="conexiontesto"><span style="font-size: 9.5pt; letter-spacing: -0.1pt;">Torniamo ora al sesto principio: un vecchio saggio regala ai suoi discepoli, per evitare loro alcuni piccoli problemi, un dolce magico che pur se mangiato a volontà non diminuiva, se però lo si mangiava un’unica volta al giorno. Un discepolo assaggiò il dolce e si meravigliò dello squisito sapore. Ma come fu sazio, cominciò ad immaginare la porzione del giorno successivo. Così di giorno in giorno la sua ossessione andava crescendo. La situazione era intollerabile finché il discepolo vi pose termine, mangiando una porzione tale da soddisfare il desiderio fino alla razione successiva. Ma tutto finì con un’indigestione così grande che quasi morì. Per ricordare il fatto, sulla facciata del monastero fu collocata una lapide con su scritto: <i>Soffre colui che cerca e colui che desidera conservare</i>. Un secondo discepolo, considerando l’accaduto, non assaggiò il dolce, anche se moriva dalla voglia di farlo. Era stato detto che il piacere portava al dolore e perciò per non soffrire bisognava non godere. Una cosa conduceva all’altra, come provava l’esperienza. Tuttavia accadde che, giorno dopo giorno, l’asceta immaginava montagne di dolci senza poterne assaggiare neanche un boccone. A volte, dormendo, dolci enormi popolavano i suoi sogni ed egli si svegliava di soprassalto come se l’avesse morso una di quelle grandi formiche chiamate “solitarie”. Un giorno per evitare che la sofferenza crescesse sempre di più, assaggiò il dolce, ma con questo tradì le sue convinzioni e la sua ossessione aumentò. Sulla facciata del monastero venne collocata un’altra lapide che diceva:<i> il peccato non si trova nel dolce e neanche nella pancia, ma in quello che si sogna e si pensa più in alto di essa</i>. Infine un terzo discepolo si chiese quali erano i compiti che il maestro aveva raccomandato prima della partenza. Si avvide che il monastero, l’orto e gli animali erano trascurati e che le diverse opinioni sul dolce avevano diviso la comunità. Allora cominciò a lavorare per rimettere tutto in ordine prima che il maestro tornasse. Mentre era occupato in una delle stanze, trovò il motivo dello scandalo. Si fermò un attimo, ne tagliò un bel pezzo e lo assaggiò lentamente. Poi se ne scordò per tutto il lavoro che aveva da fare nel monastero. Quando il maestro ritornò, trovò le lapidi nell’ingresso della casa e chiese spiegazioni. La storia dell’accaduto lo spinse a disfarsi del dolce e poi disse loro: “È stata commessa una grande ingiustizia. Ponete una terza lapide che proclami: <i>L’eccesso di uno stupido forte e l’ascetismo di un debole dotto portano allo stesso risultato. Per il santo è un pezzetto di dolce, per l’ingordo è un grave problema</i>”. Il primo discepolo esagerò nel lasciarsi prendere dal piacere, il secondo nel negarselo completamente. Io sono d’accordo con il terzo che conciliò i suoi doveri quotidiani con il piacere. </span></p>Referendum costituzionale: i motivi del nostro NO2016-11-16T23:00:00Z2016-11-16T23:00:00Zhttps://conexion.casaumanista.org/component/content/article/82-referendum/882-referendum-costituzionale-i-motivi-del-nostro-no.htmlGianluca Gabrieleredazione@conexion-to.it<p class="p1" style="text-align: right;">di Gianluca Gabriele</p>
<p class="p3">Il contesto in breve</p>
<p class="p4">L’agenda del governo italiano è stata pianificata dalla BCE fin dal 2011. Insieme al <i>fiscal compact</i>, alla privatizzazione massiccia dei servizi pubblici e dei beni essenziali, alla limitazione del diritto sindacale, al Jobs Act, al Trattato Transatlantico di Libero Scambio (TTP), il tentativo di riforma costituzionale corre nella direzione di fornire gli strumenti giuridici che ancora mancano alla piena realizzazione di una supremazia indiscutibile dell’economia sulla politica, un vero stato parallelo.</p>
<p class="p4">JP Morgan nel 2013, inoltre, pubblica un report dove raccomanda lo smantellamento delle “Costituzioni antifasciste” del sud Europa per “sopravvivere alla crisi del debito”. Lo si sta facendo.</p>
<p class="p5">La proposta di modifica...</p>
<p class="p4">La proposta di modifica alla Costituzione verte sulla <strong>trasformazione del Senato</strong>, prevedendone la riduzione numerica, il cambio di nomina dei senatori, da eletti dal popolo a nominati ed un sostanziale cambio di funzione da una condizione legiferante ad una posizione consultiva.</p>
<p class="p6">Sono <strong>triplicate le difficoltà per poter indire un referendum</strong> o una legge di consultazione popolare.</p>
<p class="p6"><span class="s2">Con la riforma in discussione viene attribuito al Governo il potere di <strong>imporre alla Camera dei Deputati tempi certi per l’approvazione di leggi</strong> che insindacabilmente ritiene importanti.</span></p>
<p class="p6">In sintesi, insieme alla nuova legge elettorale, già votata dal governo, le modifiche costituzionali: comportano:</p>
<p class="p7">o stravolgimento della democrazia rappresentativa; </p>
<p class="p7">concentrano il potere nelle mani del governo e di chi lo guida attribuendo ad un unico partito – che potrebbe anche essere espressione di una ristretta minoranza di elettori – potere esecutivo e potere legislativo; </p>
<p class="p7">condizionano l’elezione del Presidente della Repubblica, dei giudici della Corte Costituzionale e dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura, organi di garanzia e di controllo fondamentali per la vita della democrazia costituzionale.</p>
<p class="p6">Ricordiamo che la nuova legge elettorale (Italicum) accentra inoltre nelle mani del governo una serie di poteri che erano stati delegati alle regioni, quali le competenze su sanità e tutela della salute, tutela dell fambiente, grandi reti di trasporto e navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; promozione della concorrenza; tutela e sicurezza del lavoro; politiche sociali; istruzione e formazione professionale. </p>
<p class="p8">Considerazioni</p>
<p class="p4"><span class="s2">Si tratta di un cambio di rotta a 180° rispetto a quanto disegnato dalla assemblea costituente del 1946. Il mondo è cambiato, i rapporti di forza e gli equilibri tra i componenti la società sono cambiati. Questa modifica è il frutto della necessità del potere economico transnazionale di liberarsi dei lacci che la politica ancora può mettere allo sviluppo della supremazia dell’economia. </span></p>
<p class="p9">Tuttavia riconosciamo nella Costituzione del 1948 un tentativo di accordo, tra le componenti dell’allora società uscita dalla seconda guerra mondiale e le sue anime, liberale, comunista/socialista e cattolica. Un tentativo di non escludere nessuno e di garantire le stesse possibilità a tutti, indipendentemente dalla posizione di partenza nella vita. Questo spirito secondo noi va riscattato ed ampliato.</p>
<p class="p9">L’applicazione della modifica rende insanabile la discriminazione sulle comunità locali, i gruppi etnici, le minoranze (opposizione). Infatti se il governo ha gli strumenti per far passare tutto quello che decide di fare (o meglio che decide la BCE, come abbiamo visto), di fatto non deve sottoporsi a nessun confronto con chi non la pensa nello stesso modo (opposizione). Lo stesso Senato che in teoria avrebbe competenze regionali, di fatto sarebbe un organo consultivo. </p>
<p class="p9">Diventa di conseguenza pressoché nullo il già scarsissimo controllo che gli elettori possono vantare nei confronti degli eletti, alla faccia della Responsabilità politica. Tutto il potere sarebbe concentrato nelle mani di un governo che potrà essere votato anche solo da un quarto degli aventi diritto al voto.</p>
<p class="p9">In sintesi, NO alla modifica della Costituzione perché:</p>
<p class="p10">è stata decisa dalla Banca Europea che non è un organo eletto dal “popolo” e non è amico dei cittadini ma un organo con finalità economiche (guadagno);</p>
<p class="p10">tradisce l’intento di pari opportunità con cui fu scritta la Costituzione Italiana nel 1948;</p>
<p class="p10">è fortemente discriminatoria nei confronti di ogni tipo di minoranza/opposizione;</p>
<p class="p10">accentra nelle mani di pochissimi (il governo ed il Presidente del Consiglio) tutti i poteri ancora rimasti nelle mani della politica italiana. </p><p class="p1" style="text-align: right;">di Gianluca Gabriele</p>
<p class="p3">Il contesto in breve</p>
<p class="p4">L’agenda del governo italiano è stata pianificata dalla BCE fin dal 2011. Insieme al <i>fiscal compact</i>, alla privatizzazione massiccia dei servizi pubblici e dei beni essenziali, alla limitazione del diritto sindacale, al Jobs Act, al Trattato Transatlantico di Libero Scambio (TTP), il tentativo di riforma costituzionale corre nella direzione di fornire gli strumenti giuridici che ancora mancano alla piena realizzazione di una supremazia indiscutibile dell’economia sulla politica, un vero stato parallelo.</p>
<p class="p4">JP Morgan nel 2013, inoltre, pubblica un report dove raccomanda lo smantellamento delle “Costituzioni antifasciste” del sud Europa per “sopravvivere alla crisi del debito”. Lo si sta facendo.</p>
<p class="p5">La proposta di modifica...</p>
<p class="p4">La proposta di modifica alla Costituzione verte sulla <strong>trasformazione del Senato</strong>, prevedendone la riduzione numerica, il cambio di nomina dei senatori, da eletti dal popolo a nominati ed un sostanziale cambio di funzione da una condizione legiferante ad una posizione consultiva.</p>
<p class="p6">Sono <strong>triplicate le difficoltà per poter indire un referendum</strong> o una legge di consultazione popolare.</p>
<p class="p6"><span class="s2">Con la riforma in discussione viene attribuito al Governo il potere di <strong>imporre alla Camera dei Deputati tempi certi per l’approvazione di leggi</strong> che insindacabilmente ritiene importanti.</span></p>
<p class="p6">In sintesi, insieme alla nuova legge elettorale, già votata dal governo, le modifiche costituzionali: comportano:</p>
<p class="p7">o stravolgimento della democrazia rappresentativa; </p>
<p class="p7">concentrano il potere nelle mani del governo e di chi lo guida attribuendo ad un unico partito – che potrebbe anche essere espressione di una ristretta minoranza di elettori – potere esecutivo e potere legislativo; </p>
<p class="p7">condizionano l’elezione del Presidente della Repubblica, dei giudici della Corte Costituzionale e dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura, organi di garanzia e di controllo fondamentali per la vita della democrazia costituzionale.</p>
<p class="p6">Ricordiamo che la nuova legge elettorale (Italicum) accentra inoltre nelle mani del governo una serie di poteri che erano stati delegati alle regioni, quali le competenze su sanità e tutela della salute, tutela dell fambiente, grandi reti di trasporto e navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; promozione della concorrenza; tutela e sicurezza del lavoro; politiche sociali; istruzione e formazione professionale. </p>
<p class="p8">Considerazioni</p>
<p class="p4"><span class="s2">Si tratta di un cambio di rotta a 180° rispetto a quanto disegnato dalla assemblea costituente del 1946. Il mondo è cambiato, i rapporti di forza e gli equilibri tra i componenti la società sono cambiati. Questa modifica è il frutto della necessità del potere economico transnazionale di liberarsi dei lacci che la politica ancora può mettere allo sviluppo della supremazia dell’economia. </span></p>
<p class="p9">Tuttavia riconosciamo nella Costituzione del 1948 un tentativo di accordo, tra le componenti dell’allora società uscita dalla seconda guerra mondiale e le sue anime, liberale, comunista/socialista e cattolica. Un tentativo di non escludere nessuno e di garantire le stesse possibilità a tutti, indipendentemente dalla posizione di partenza nella vita. Questo spirito secondo noi va riscattato ed ampliato.</p>
<p class="p9">L’applicazione della modifica rende insanabile la discriminazione sulle comunità locali, i gruppi etnici, le minoranze (opposizione). Infatti se il governo ha gli strumenti per far passare tutto quello che decide di fare (o meglio che decide la BCE, come abbiamo visto), di fatto non deve sottoporsi a nessun confronto con chi non la pensa nello stesso modo (opposizione). Lo stesso Senato che in teoria avrebbe competenze regionali, di fatto sarebbe un organo consultivo. </p>
<p class="p9">Diventa di conseguenza pressoché nullo il già scarsissimo controllo che gli elettori possono vantare nei confronti degli eletti, alla faccia della Responsabilità politica. Tutto il potere sarebbe concentrato nelle mani di un governo che potrà essere votato anche solo da un quarto degli aventi diritto al voto.</p>
<p class="p9">In sintesi, NO alla modifica della Costituzione perché:</p>
<p class="p10">è stata decisa dalla Banca Europea che non è un organo eletto dal “popolo” e non è amico dei cittadini ma un organo con finalità economiche (guadagno);</p>
<p class="p10">tradisce l’intento di pari opportunità con cui fu scritta la Costituzione Italiana nel 1948;</p>
<p class="p10">è fortemente discriminatoria nei confronti di ogni tipo di minoranza/opposizione;</p>
<p class="p10">accentra nelle mani di pochissimi (il governo ed il Presidente del Consiglio) tutti i poteri ancora rimasti nelle mani della politica italiana. </p>