The House of One
Articoli - Dal mondo
Vagando su Facebook, una notizia mi ha colpito particolarmente e ho perciò deciso di portarla sul nostro periodico quale esempio di dialogo interreligioso e di tentativo concreto di instaurare una cultura nonviolenta e solidale. Le notizie che trovate qui sono estrapolate dal sito dedicato al progetto, www.house-of-one.org, che è anche lo strumento per diffondere il progetto e finanziarlo: la somma necessaria, 43.500.000 €, sarà infatti raccolta attraverso il “crowdfunding”, ovvero con una raccolta fondi dal basso, donando i “mattoni” per la costruzione dell’edificio. Si tratta di un progetto unico. Ebrei, cristiani e musulmani costruiranno una casa di culto che avrà una sinagoga, una chiesa e una moschea sotto lo stesso tetto. Le tre sezioni separate saranno collegate da una sala comune al centro dell’edificio. Questa servirà come luogo di incontro, dove i fedeli e il pubblico in genere potranno in-contrarsi e conoscere meglio le religioni e soprattutto potranno incontrare l’altro nella sua umanità, andando oltre l’identità religiosa. La House of One sarà una casa di preghiera e di apprendimento. Ognuna delle tre religioni osserverà le proprie tradizioni, e userà queste come punto di partenza per la ricerca di un dialogo reciproco e anche con le persone al di fuori delle tre fedi. Scienza, cultura e arte saranno parte di questi interscambi, così come temi socialmente controversi. Le discussioni non dovranno servire ad alimentare differenze e sottolineare le contraddizioni che esistono tra i gruppi e all’interno dei vari gruppi. Piutto-sto, esse potranno essere considerate per quello che sono: un patrimonio che può arricchire tutti coloro che sono disposti a impegnarsi. Quando hanno intrapreso la loro collaborazione nel 2010, i partner si sono resi conto che sarebbe stato impossibile chiarire in anticipo tutte le difficili questioni teologiche e politiche sollevate dal progetto. Con questo in mente, hanno elaborato una Carta che, in connessione con la fondazione di un’associazione, ha creato una struttura trasparente giuridicamente vincolante che servirà come base per tutti gli altri progetti che partiranno da qui. Una sezione chiave della Carta affronta la questione di come definire la relazione tra i promotori e l’enorme diversità che esiste all’interno di ciascuna delle religioni. La Carta afferma che le singole istituzioni rappresentano ciascuna la propria religione, ma che non fanno alcuna pretesa di esclusività. Altre istituzioni e scuole di pensiero sono invitate a partecipare al progetto e condividere alcuni degli aspetti che rendono le rispettive religioni così diverse. Per farlo, devono accettare di rispettare i principi contenuti nella Carta. I promotori si impegnano a costruire una cultura della nonviolenza e del rispetto della vita, della solidarietà, dell’uguaglianza. Particolarmente simbolico è anche il luogo dove si è deciso di costruire l’edificio. Berlino ha una storia piena di grandi successi, nuovi inizi, improvvise disfatte, e sensi di colpa incommensurabili. I suoi ebrei si emanciparono intorno al 1800, e vennero sterminati tra il 1933 e il 1945. Il Muro di Berlino divenne il simbolo di un mondo diviso quando fu costruito nel 1961, e fu poi trasformato in un’immagine duratura di pace dopo la sua caduta nel 1989. The House of One sorgerà a Petriplatz, il luogo di nascita di Berlino nel Medioevo, e si propone di aggiungere un nuovo e promettente capitolo alla diversa storia di questa città. Significative sono altresì le dichiarazioni dei promotori. «Un luogo che ha il buio nel suo passato, ha il potenziale per la pace nel suo futuro. Come Ebreo, associo a Berlino ricordi di dolore e ferite profonde, ma non è la fine della storia» – afferma il Rabbi Tovia Ben-Chorin. «La città è stata anche un luogo di percorsi alternativi, un luogo di illuminazione e di sviluppo della vita ebraica. Quando gli ebrei furono espulsi dalla Spagna, non ritornarono nel paese per 500 anni. Ma a Berlino, quando la Seconda Guerra Mondiale terminò nel 1945, gli ebrei che erano stati nascosti e quelli che erano fuggiti cominciarono subito a ricostruire una nuova vita ebraica nella città. Per me, Berlino è ricordo e rinascita». Il pastore Gregor Hohberg ci ricorda che: «Questa piazza, da cui ebbe inizio la prima città e dove sorse la sua prima chiesa, vuole ora diventare una casa per il futuro. Dalle fondamenta delle antiche chiese nascerà un nuovo luogo di culto, che permetterà alle persone di fedi diverse di pregare fianco a fianco. Le persone che verranno qui resteranno fedeli alla propria religione, continueranno a trarne forza, e si impegneranno in un dialogo pacifico tra loro e con i membri della popolazione laica della città. Questa luogo sarà una casa di uguaglianza, pace e riconciliazione». «La parità di rapporto tra le religioni che definisce il lavoro all’interno dell’associazione e che è stato applicato in tutti i processi decisionali durante il concorso di progettazione, mette in evidenza uno dei tratti distintivi di The House of One: un clima di apertura che dà a noi, Musulmani di questa città e di questo paese, un luogo tangibile e pubblico da chiamare casa e un posto in cui siamo presi sul serio – rispetto al modo in cui interpretiamo e osserviamo la nostra religione, e al modo in cui possiamo essere parte di un fruttuoso scambio con la città e le altre religioni» – afferma l’Imam Kadir Sanci. Nel 2012, gli architetti di tutto il mondo sono stati invitati a partecipare al concorso. La sfida era quella di trovare un nuovo tipo di struttura per qualcosa che nessu-no aveva mai tentato prima. Il concorso è stato vinto dallo studio di architettura Kuehn Malvezzi, fondato dall’italiana Simona Malvezzi e dai tedeschi Wilfried e Johan-nes Kühn. Sarà un edificio esagonale di mattoni, dominato da una torre. Ci sarà una grande piazza centrale coperta, la “casa dello studio”, da cui si potrà accedere ai tre luoghi di culto, che non hanno nessuna gerarchia tra loro. In alto ci sarà una loggia che vuole essere un luogo di meditazione per tutti: lo spazio dell’incontro e del dia-logo. Sul sito è già presente un calendario delle feste liturgiche per ogni religione e di altri eventi che possono essere tenuti durante l’anno; si possono anche proporre idee e suggerimenti per eventi ed iniziative. Le premesse sono più che positive, ora bisognerà vedere in quanto tempo si riusciranno a raccogliere i fondi necessari per far partire il progetto; ma pare che ci sia un certo ottimismo su questo aspetto e che la cerimonia di posa della prima pietra sia stata già fissata per l’anno prossimo.