La grande drogheria. Il Marocco secondo Rosita Ferrato Stampa
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Un paese va vissuto in mezzo alla gente”. Lo sosteneva Ryszard Kapuscinski, forse il più grande reporter del Novecento. La giornalista torinese, Rosita Ferrato, ha voluto imitarlo. Ne è nato “I tuffatori di Casablanca”. Non è un romanzo e manco una Lonely planet. Lei la definisce “una guida emozionale” per comprendere il Marocco.

Lo ha percorso con lo sguardo, ora meravigliato, ora disincantato. Il libro si trova su Amazon o al sito: http://www.rositaferrato.it/porfolio/i-tuffatori-di-casablanca/.

L’itinerario tocca otto tra le più importanti città: Rabat, Casablanca, El Jadida, Essaouira...

Quanto tempo hai passato in Marocco?

Ho fatto diversi viaggi, alcune volte arrivando dal mare, altri in aereo. L’ho percorso come un’autoctona, sempre accompagnata da qualcuno del posto. Prendendo bus, treni taxi collettivi, e cercando di vivere più possibile assieme alla popolazione.

Perché hai scelto questa terra?

Il progetto iniziale di viaggio prevedeva la visita dell’Andalusia, Gibilterra e Marocco, e così è stato. Però poi mi sono innamorata di questa terra e ho intrapreso altri viaggi, cercando di conoscere questo paese in modo sempre più profondo.

Sarà per il proverbio che la Tunisia è una donna, l’Algeria un uomo e il Marocco un leone…

Sono anche molto appassionata di Tunisia, per tornare al proverbio. Trascorro a Tunisi molta parte del mio tempo, e il prossimo libro potrà essere dedicato proprio a questo paese.

Una particolarità del libro è quella di vivere un paese assieme alla gente, come faceva Kapuscinski,

Mi piace citarlo, per ispirarmi, consumare le suole delle scarpe e portare del vissuto, delle notizie, delle atmosfere. In modo apparentemente leggero, ma che contengano sempre una loro profondità; ciò che Kap faceva era scrivere libri appassionanti, con una prosa leggera ma dalle grandi profondità, che riuscivano a far comprendere, raccontandolo, perfettamente un paese. È il mio modello, quello che secondo me un giornalista di viaggio, e non solo, dovrebbe essere.

Chi sono i tuffatori di Casablanca?

Di solito osservo le persone. Un giorno a Casablanca sono rimasta incantata da quei giovani che sembrava non avessero paura di niente. Si lanciavano dalle mura della moschea Hassan II, da dieci metri di altezza, con noncuranza. Ho ammirato il loro coraggio e la loro voglia di vivere. È arrivato così lo scatto giusto, quello che abbiamo scelto per la copertina e che dà titolo al libro.  

Ci sono tante curiosità e aneddoti… Uno di questi parla degli orologi molli…

Tahar Ben Jelloun,nel libro Marocco Romanzo cita “stereotipi alcuni dei quali non falsi” sui marocchini, come: “il marocchino è puntuale solo quando si tratta di interrompere il digiuno del Ramadan”, o anche: “Il marocchino ha nozione dello spazio e del tempo abbastanza vaga”.

Pensando agli orologi molli mi vengono in mente i curiosi orari dei bus, che spesso arrivano in anticipo, alla nozione del tempo, al modo di vivere più rilassato del nord Africa; “no stress” mi ripetono spesso.

Quale, a tuo modo di vedere il racconto più curioso?

Adoro “la coperta di Wahid”, dove riporto un episodio successo a Essaouira, quando il mio compagno di viaggio ha affittato una delle case più indescrivibili dove abbia mai passato la notte.

Tra i vari incontri, ti imbatti pure in un pittore di Pachino…

Viaggiando con persone del luogo si ha la fortuna di farsi portare di qua e di là, a visitare conoscenti, parenti e amici. Si viene accolti dalle famiglie e  si vivono esperienze autentiche. Si conoscono inoltre dei bei personaggi, come quello che citi, che vive a Rabat da anni ma è siciliano. È un artista di grande sensibilità e talento; da italiano che vive in un altro paese, inoltre, ha saputo darmi delle autentiche perle di saggezza.

Ci sono poi molte citazioni letterarie, del Marocco di oggi e di varie altre epoche…

È un paese che cambia sempre, ma che sembra essere aldilà dello spazio e del tempo. Per esempio alcune descrizioni di De Amicis potrebbero essere valide anche oggi. Eppure lui ci andò subito dopo l’Unità d’Italia per portare la bandiera del neonato stato al sultano. Fu colpito dalle atmosfere, dai volti, dagli atteggiamenti dei marocchini, dall’architettura, dai sapori e dagli odori di spezie dei mercati, tanto che gli sembrò di essere in una grande drogheria.

A chi si rivolge questo libro?

Al viaggiatore “affamato”, al quale non basta l’indirizzo dell’hotel.