Il retro del Gianduiotto
Articoli - Società

(Towards Another World Onlus)

Chi la vede per la prima volta nota subito la sua regalità. Sembra di essere ancora ai tempi dei Savoia quando  i nobili si ritrovavano nei caffè di Piazza San Carlo, Vittorio o Castello per scambiarsi  convenevoli accompagnati da un bicerin ancora fumante.

Ma esiste un’altra Torino oltre a quella descritta da Culicchia nel suo “Torino è casa mia”.

Oltre ai salotti, alle luci, gli eventi mondani e le attività culturali di cui questa città tanto si vanta, sbeffeggiando la ricca ed altezzosa sorella Milano, il Gianduiotto ha un retro.

La scintillante bellezza del centro offusca solo coloro che non si addentrano nella città, nei suoi suk, perché Torino è una “multicity”, direbbero i giovani anglofoni coniando un termine nuovo.

E il rumore che fa il retro del Gianduiotto, spesso diventando un urlo di disperazione, è percepibile solo ad un orecchio attento, abituato ad un ascolto diverso da quello del banale apparato uditivo.

A ben sentire a Torino odi la voce dei mercatari che si innalza da Porta Palazzo, lingue diverse ed odori acri che ti catturano in un vortice di colori e disperazione fatta da coloro che a fine giornata rovistano nelle cassette di frutta e verdura per racimolare la cena.

Senti le grida mute che provengono da Lungo Stura dove un agglomerato di umanità condivide la sua esistenza con ratti e sporcizia.

Potresti avvertire anche un rumore provenire dal sud della città, dalla zona Lingotto, dove circa seicento persone, in attesa che il nostro stato garantista trovi il tempo di occuparsi anche di loro, hanno deciso di stanziarsi all’interno di palazzine che sembrano costruite negli anni venti ma che in realtà sono semplicemente un “residuato bellico” delle sfarzose olimpiadi invernali del 2006.

Ma qui non stiamo parlando di Torino; dirai tu.

Hai ragione: questa non è Torino, questo è solo il retro del Gianduiotto, la parte che nemmeno noti dopo aver tolto la carta dorata dal cioccolatino, è l’ultima cosa che vedi e l’ultimo gusto che provi.

Il retro del Gianduiotto è il dolceamaro di cui ti dimentichi facilmente. Basta scartare un altro Gianduiotto.