Le date storiche nelle vie di Torino
Articoli - Le vie della storia
Questo mese il nostro viaggio tra le vie di Torino ci porta tra le date storiche, alcune più note, altre meno. In ogni caso un ripassino di storia non fa mai male (almeno a me!).

Una data forse poco conosciuta è quella che dà il nome alla piazza di Porta Susa

, quella che ora è anche fermata della metropolitana, ovvero piazza XVIII dicembre. La piazza è stata chiamata così nel 1946 (prima era Piazza S. Martino) a ricordo delle vittime della cosiddetta “Strage di Torino”. Tra il 18 e il 20 dicembre del 1922 diverse squadre d’azione fasciste, guidate da Piero Brandimarte, uccisero in modo barbaro 14 uomini, altri 26 vennero feriti e molti luoghi dati alle fiamme (la Camera del Lavoro, il circolo anarchico dei ferrovieri, il Circolo Carlo Marx e la sede di L’Ordine Nuovo, il settimanale fondato da Gramsci). Tre giorni d’inferno a Torino scatenati come rappresaglia per uno scontro a  fuoco avvenuto nella notte del 17 dicembre in cui 2 militanti fascisti rimasero uccisi e due feriti. Nella ricerca dell’uccisore, il tranviere Francesco Prato che, benché ferito riuscì a fuggire e a rifugiarsi in Unione Sovietica, le squadre fasciste operarono questa terribile strage, e nessuno venne mai condannato. Mussolini dichiarò: «Come capo del fascismo mi dolgo che non ne abbiamo ammazzato di più; come capo del governo debbo ordinare il rilascio dei comunisti arrestati!» (Walter Tobagi, Gli anni del manganello, pag. 20). Quando passiamo per questa piazza ricordiamoci di quello che non deve mai più tornare ad essere.

Probabilmente in questa piazza all’angolo con corso S. Martino abitò Edmondo De Amicis e qui scrisse il suo famoso libro “Cuore”.

Passiamo ora a via XX settembre. Era il 1870 quando avvenne la presa di Porta Pia, ovvero quando l’esercito italiano guidato dal generale Cadorna entrò in Roma ponendo fine all’ultra millenario potere temporale della Chiesa. Un obiettivo che solo pochi anni prima Garibaldi mancò, mentre ora fu relativamente facile. Questo fu possibile perché poche settimane prima, nella battaglia di Sedan, l’esercito prussiano sconfisse quello francese di Napoleone III che proteggeva il Papa. Pio IX si rifugiò in Vaticano dichiarandosi prigioniero politico dello Stato Italiano. Tra i giovani ufficiali dell’esercito regio c’era anche un tale Edmondo De Amicis. L’Italia aveva ora la sua capitale, ma si aprì la cosiddetta “questione romana” che si concluse solo con la firma dei Patti Lateranensi tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica l’XI febbraio del 1929. Così, ritornando alle vie, via XX settembre diventa, dopo corso Regina, corso XI febbraio. Con tali patti la Chiesa riconobbe l’esistenza di uno Stato italiano e rinunciò ad ogni pretesa giuridica sul territorio di Roma. Allo stesso tempo la religione cattolica venne riconosciuta come “sola religione dello Stato”, cosa che venne poi messa in discussione solo con il Concordato successivo del 1984, in quanto il principio era incompatibile con uno stato pluralista e laico. Ampi spazi di libertà e privilegi per la Chiesa cattolica fanno però ancora oggi discutere ampiamente. La data del 20 settembre fu festa nazionale fino al 1929.

Rimangono ancora tre vie con date storiche da esaminare: si tratta di via IV marzo (tra via XX settembre e via Milano), corso IV novembre (continuazione di corso Duca degli Abruzzi) e viale 1° maggio (all’interno dei Giardini Reali).

Il IV marzo del 1848 Carlo Alberto emanò lo Statuto Albertino, ovvero la costituzione adottata dal Regno sardo-piemontese che divenne poi, con la fondazione del Regno d’Italia nel 1861, la carta fondamentale dell’Italia unita, fino all’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana il 1° gennaio del 1948. La promulgazione avvenne nel contesto della “primavera dei popoli”, con la richiesta da parte della società civile di forme di governo costituzionale contro le monarchie assolute orma in profonda crisi di legittimità. Lo Statuto Albertino venne modellato in parte sulla base della Carta costituzionale francese concessa da Luigi XVIII nel 1814 e poi modificata dopo la rivoluzione del 1830, ma metteva ancora l’accento sui poteri del re. Nonostante questo, di fatto il Parlamento prese sempre più importanza, e il premier del governo collegiale era dipendente più dalla fiducia del Parlamento stesso piuttosto che del re. La mancanza di norme a protezione di una revisione costituzionale (come l’art. 138 della Costituzione italiana che ora si vuole modificare...) e la mancanza di un organo di controllo sulla costituzionalità delle leggi, permise al governo fascista di fare il bello e il cattivo tempo. La storia insegna...

Il IV novembre 1918 è invece la data dell’armistizio di Villa Giusti tra l’impero austro-ungarico e l’Italia/Intesa, dopo la vittoria italiana nella battaglia di Vittorio Veneto. Con gli accordi di pace Trento, Trieste e molti altri territori tornarono italiani.

Il 1° maggio è la festa dei lavoratori, istituita in molti Paesi del mondo per ricordare le battaglie sindacali e i miglioramenti delle condizioni ottenute dai lavoratori in campo economico e sociale. Una delle conquiste più importanti fu la giornata lavorativa di 8 ore nel 1867 nell’Illinois e poi man mano ottenuta anche in Europa. Tante persone hanno lottato in tutto il mondo per ottenere diritti che oggi stiamo neanche troppo lentamente perdendo in nome del liberismo e della globalizzazione. Il 1° maggio rimane una data importante da ricordare e festeggiare, soprattutto per non abbassare la guardia durante tutto il resto dell’anno.