Bangkok - assalto al Parlamento
Dal mondo
Scritto da Alberto Pagliero   

Thailandia, 8 aprile 2010, nuovi disordini. Se qualche mese prima erano state le camicie gialle a impedire i lavori del Parlamento e del governo, questa volta è toccato alle camicie rosse e lo spettacolo si è ripetuto a parti invertite.
È stato dichiarato il 7 aprile lo stato di emergenza a Bangkok dove la protesta dei sostenitori dell’ex premier in esilio Thaksin Shinawatra è sfociata in gravi episodi di violenza, con l’irruzione dei manifestanti nel complesso che ospita il Parlamento, utilizzando un camion per sfondare i cancelli di ingresso. Dopo settimane di assedio per le ripetute manifestazioni nella capitale, il governo thailandese ha annunciato la linea dura. Lo stato d’emergenza proclamato dal premier Abhisit Vejjajiva vieta l’assembramento in pubblico di più di 5 persone e conferisce più poteri a polizia ed esercito. Nell’irruzione del 7 sarebbe riuscito a fuggire a bordo di un elicottero il vicepremier Suthep Thaugsuban insieme ad altri membri e deputati del governo. “Il governo disperderà i manifestanti nei quartieri commerciali della città e arresterà i leader delle proteste cercandoli anche nelle loro case’’, ha detto Satit Wonghnongtaey, ministro delegato presso l’uffi cio del Premier. In realtà decine di migliaia di persone si sono rifi utate di lasciare il distretto della capitale in cui si trova la maggior parte dei negozi e degli alberghi, dove si erano assembrate fi n dal sabato precedente. Le forze di sicurezza hanno fi n qui evitato l’uso della forza per disperdere i manifestanti, la maggior parte dei quali proviene dalle zone rurali del paese ed è affascinata dal populismo dell’ex leader, rovesciato da un colpo di Stato nel 2006. Le “camicie rosse’’, che il mese scorso avevano dato vita ad una bizzarra forma di protesta versando il proprio sangue raccolto in delle bottiglie davanti alla sede dell’esecutivo, chiedono lo scioglimento del Parlamento e nuove elezioni immediate, giudicando illegittimo il governo di Abhisit. Lo stesso governo ha chiuso l’emittente tv People Channel e diversi siti che sostengono le camicie rosse. Immediata la reazione dei leader della protesta: “Quegli schermi vuoti saranno la fi ne del governo”, ha minacciato uno dei leader dell’Udd (Fronte Unito per la Democrazia contro la Dittatura) Jatuporn Pronpan. Dopo quasi un mese dal primo scontro la capitale thailandese si prepara (25 aprile) a nuovi disordini, dopo il rifi uto del governo al compromesso offerto dalle camicie rosse, che avevano proposto di porre fi ne alle sempre più violente proteste se fossero state indette elezioni anticipate entro 30 giorni. La situazione di stallo in cui è precipitato il Paese, seconda economia del Sudest asiatico, fa temere nuovi disordini e ulteriori vittime, mentre sono sempre di più i negozi che abbassano le saracinesche e il numero dei turisti precipita. Le classi agiate e i monarchici chiedono con insistenza alla coalizione a sei partiti di Abhisit di rifi utare le richieste delle camicie rosse, in prevalenza appartenenti alle classi povere. “Non ci deve essere un precedente in cui azioni intimidatorie generino un cambiamento politico”, ha detto Abhisit in un’intervista. “Trenta giorni è fuori discussione. Non penso che questo problema possa essere risolto in trenta giorni”.