Le proteste in Egitto, Tunisia e Libia.
Dal mondo
Scritto da Catalin Fistos   

Tutto iniziò in Egitto con il capodanno dei cristiani copti che subì un attentato nella chiesa dei Due Santi in Alessandria. Poi la popolazione egiziana scese nelle strade e nelle piazze per protestare contro le estreme condizioni di vita che conducono le popolazioni dell’ Egitto. Poi ci furono anche gruppi spinti da partiti anti-governativi che contribuirono a dare luogo a manifestazioni violente.
C’è da notare il fatto che, nonostante i diversi credi in Egitto, i mussulmani si sono messi davanti come scudi umani per proteggere gli attacchi della polizia contro i cristiani copti e le loro chiese. Circolavano voci che in Egitto ebbe luogo un conflitto sociale tra i vari gruppi religiosi (copti, mussulmani ed ebrei), cosa che non è vera, prova ne è l’opposizione dei mussulmani contro le violenze dei cristiani copti. Chi ci sia dietro a questi conflitti non si sa bene, ma è certo che il responsabile di tutto ciò ha intenzioni di destabilizzare il paese e creare panico. È la definizione di atti terroristici quanto definito sopra. Il malcontento generale dall’Egitto si trasferì velocemente in altri paesi dell’Africa del nord, gli stati magrebini: Libia, Tunisia, Algeria.
In Tunisia si vive un disagio sociale enorme, infatti molti giovani studenti non riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro e la differenza tra le regioni del nord e del sud è enorme. Mentre nelle regioni del nord lo sviluppo si risente e gli investimenti del governo tunisino è maggiore nel nord, nelle regioni del sud tunisino il disagio sociale tra i giovani è più risentito. Infatti due giovani hanno tentato il suicidio in seguito alla confisca della merce da parte della polizia di uno dei due giovani che non aveva lavoro, ma vendeva occasionalmente frutta e ortaggi per strada. Disperati uno si è cosparso di benzina e si è dato fuoco, mentre l’altro giovane è salito sul palo d’alta tensione ed è morto fulminato dai cavi. Per sostenere il disagio delle regioni del sud, molti giovani e avvocati del nord sono scesi in piazza per solidarietà verso i due giovani, di cui uno è in condizioni critiche e uno morto. Poi la polizia iniziò a reprimere le manifestazioni della gente in strada. Si sono verificate vittime anche in Tunisia ed Algeria.
In Libia il bilancio è più grave, da recente cronaca si sa che ci sono stati bombardamenti sulla folla. Nei primi giorni di repressione del regime di Gheddafi si sono verificati 250 morti in seguito ai bombardamenti di caccia militari. Dei piloti ed ufficiali dell’aviazione si sono rifiutati di eseguire gli ordini e hanno disertato, atterrando con aerei ed elicotteri a Malta chiedendo asilo politico per paura di persecuzioni del regime libico. Il bilancio è pesantissimo in Libia, infatti secondo le fonti della televisione libica Al Arabiya, si parla di 10.000 vittime circa. Da notare anche le foto con le fossi comuni sulla spiagge della capitale libica. La figlia di Gheddafi, Aisha Gheddafi cercò in questi giorni di atterrare senza autorizzazione a Malta, ma l’aereo in cui si trovava è stato forzato a tornare indietro. Intanto il Frontex ha reso noto che si stanno preparando un milione e mezzo di migranti per partire verso i paesi europei cercando asilo nei paesi che li accoglieranno. L’agenzia per il controllo delle frontiere dell’Unione Europea sta studiando un fondo speciale di solidarietà per i Paesi che accoglieranno i maggiori flussi migratori dei paesi in rivolta. Intanto i paesi interessati hanno accordato che i migranti siano accolti anche in paesi diversi da quelli di arrivo. Cipro, Malta, Italia, Francia, Spagna si sono accordati a Roma in vista della riunione del Consiglio GAI del 24 febbraio 2011 che avrà luogo a Bruxelles.
Con un comunicato stampa Convergenza delle culture aveva chiesto ai governi dei paesi in cui ci sono le rivolte di cessare le repressioni violente contro i manifestanti e di dimettersi nel caso avesse commesso repressioni. Da membro di convergenza delle culture e giornalista volontario invito nuovamente i governi che commettono ripercussioni sui propri cittadini di cessare le violenze e arrivare ad una soluzione pacifica tramite comunicazione e diplomazia. La Libia ha un pesante bilancio di vittime, Gheddafi o si dimette subito o si assumerà comunque le sue responsabilità, siccome la comunità internazionale lo ha già accusato di genocidio. Alcuni suoi diplomatici e ministri hanno già presentato le dimissioni hanno invitato anche il generale Gheddafi a dimettersi. Sperando in una risoluzione pacifica d’ora in poi, porgo la mia solidarietà verso le popolazioni colpite da questi eventi, le mie più sincere condoglianze alle famiglie delle vittime.
I diritti umani sono una nostra conquista, nessuno deve più morire affinché essi vengano rispettati.