Il terremoto di Haiti a Port-au-Prince il 12 gennaio
Dal mondo
Scritto da Alberto Pagliero   

Tutti i giornali del Mondo parlano di una scossa del settimo grado della scala Richter che il 12 gennaio 2010 ha devastato Haiti, uno dei paesi più poveri del pianeta con tre milioni di persone senza tetto, causando la morte di oltre 100.000 persone. La stampa parla di una capitale che non esiste più; al suo posto si vede un cimitero di rovine dove chi non ha perso la vita è rimasto senza nulla di quel poco che aveva.
Voglio ricordare che in questo paradiso naturale molti bambini non arrivavano ai 12 anni di età, morendo per malnutrizione e malattie, completamente ignorati da quel Mondo che oggi corre per salvare il salvabile; chi sa fino a quando? Il palazzo del Presidente è crollato e del parlamento non è rimasto che un cumulo di macerie; la stessa sorte è toccata anche alle chiese e all’ospedale principale. I morti potrebbero essere molti di più, secondo la stima di un politico locale, raggiungendo le 500.000 persone per uno dei terremoti più forte della storia decisamente superiore a quello in Abruzzo per il quale l’Italia ha investito 2 milioni di euro in aiuti.
Il Mondo che oggi corre in soccorso degli abitanti di Haiti, per gestire l’emergenza, avrebbe potuto dedicare un parte del denaro (miliardi di dollari), investiti per fabbricare armi, alla costruzione di case, ospedali, scuole, alberghi e palazzi governativi con materiale antisismico salvando così la vita alla persone che a causa della leggerezza con cui problemi come questo vengono affrontati, hanno perso la vita.
I più "fortunati" sopravvissuti al terremoto non hanno gli strumenti per continuare a vivere a causa del debito che hanno con i paesi ricchi del mondo e che ora, a causa del terremoto, state pur certi salirà. Il denaro non dovrebbe avere un valore così elevato da mettere a rischio la vita umana ma dovrebbe essere un mero strumento di scambio per soddisfare le necessità umane senza ricatti e speculazioni, come oggi avviene.
Chi avrà rispetto per la vita di queste persone, da essere così generoso da costruire per loro, senza pretendere nulla in cambio, case antisismiche e tutte quelle strutture di cui noi del mondo ricco usufruiamo quotidianamente? Chi avrà il coraggio di annullare il credito con questo popolo, per solidarietà, donando la possibilità a queste persone di avere una speranza di vita di 80 anni che noi diamo per scontata (ad Haiti chi arriva a 50 anni può dirsi fortunato)? Chissà quando si realizzerà questo mio sogno?