I vostri figli hanno diritto a giocare |
Articoli - Dal mondo | |
Scritto da Riccardo Marchina | |
I vostri figli hanno diritto a giocare
Alla mia domanda “mi scusi, ma suo figlio/a, quando gioca?”, la risposta è sempre la medesima: “Giocare? – tuonano schifate le madri – Ma ha 4 anni, non ne ha mica il tempo per quelle cose lì… deve fare teatro”. Badate non sto esagerando, le interviste le riporto così come sono state. Il fenomeno è trasversale riguarda italiani e immigrati, in questo uguali e identici nell’ambizione, verso una dubbia corsa per un ancora più dubbio successo. Nessun moralismo, solo una riflessione. Quando ero bambino avevo praterie di tempo per organizzare i miei giochi. Ricordo che il più frequente era quello di simulare una vita da adulto, che poi era più o meno simile a quella che vivo oggi nella maturità. Solo adesso mi rendo conto che il gioco era anche uno spazio, alle volte bizzarro, di riflessione. Era perfetto per elaborare i ricordi e programmare la vita. Mi spiego. Un giorno su di una spiaggia di Zakynthos in Grecia conobbi una bimba della mia età… Avevo 9 anni. Tornato a casa, nel mio gioco diventò mia moglie e la ricordai a lungo ed elessi la sua nazione, la Grecia, tra le mie preferite. Come programmeranno la loro vita i figli delle madri che mi capita d’intervistare? Tra polo, danza e pallavolo, avranno il tempo per fantasticare il loro futuro? Loro, per la contemporaneità, che vivono a scuola, ai giardini o in palestra, sono forse più abituati a confrontarsi e condividere il diverso, lo straniero, almeno di più di quanto capitava a noi negli anni Settanta/Ottanta… Ma se incontreranno la stessa bimba greca, ameranno lei e la sua nazione, o la sfideranno a squash in una lotta fino all’ultima pallina? |