La guerra in Siria: un genocidio senza fine…? Stampa
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Sono anni ormai che le persone muoiono in uno stato dilaniato dalla guerra civile: la Siria. Il conflitto civile è iniziato il 15 marzo 2011 con delle proteste, attraverso manifestazioni pubbliche,

contro il governo centrale di Bashar Al-Assad.La massiccia manifestazione a Daraa, nel sud, è quella più degna di nota perché si è svolta nel luogo dove il mese prima alcuni studenti, di una scuola superiore, erano stati arrestati per aver tracciato su un muro slogan contro il presidente Bashar al-Assad. Putroppo con il passare dei mesi la guerra civile si è estesa anche a paesi come l’Iran in quanto il presidente in carica Bashar al-Assad appartienealla comunità religiosa alawita, una branca dello sciismo, che pur essendo minoritaria in Siria, ma maggioritaria sul territorio iraniano a fatto si che il governo di quel paese si schierasse a difesa del governo siriano. A mio avviso si è realizzata un ingerenza dell’Iran in Siria che ha mandato le milizie iraniane per combattere al fianco dell’esercito siriano che difendeva il governo in carica.

“Altre decine di civili uccisi dai bombardamenti, centinaia di migliaia sotto assedio, ridotti alla fame e privi di cure mediche. Le notizie arrivate dalla Siria sono diventate la normalità per un Paese che da sette anni è dilaniato da una guerra civile ed è diventato terreno di battaglia per jihadisti e potenze straniere, mentre nessuna iniziativa diplomatica o le risoluzioni dell’Onu riescono a mettere fine alla carneficina”. Fonte Ansa del 15/03/2018

La popolazione protesta e si organizza contro il regime repressivo sciita, che tenta di fermare la rivolta sterminando i civili; non mostrando alcune pietà verso le donne e i bambini che vengono ugualmente massacrati, costretti a fuggire, a essere profughi per una lotta interna tra fratelli. La comunità internazionale (Europa e America) non prende una posizione ferma e decisa per impedire che il genocidio di una parte della popolazione siriana finisca; si illude che basti la pressione dell’Onu a far cessare un conflitto che dura da sette anni ormai. Intanto continuano a piovere bombe e razzi incessantemente sulla parte orientale di Ghouta, l’ultima enclave ribelle siriana, che da domenica scorsa (18/02/2018) sta subendo uno dei più pesanti bombardamenti in sette anni di guerra. La parte orientale di Ghouta fa parte delle de-escalation zone, concordate da Russia, Iran e Turchia come parte di uno sforzo diplomatico comune per ridurre i livelli di violenza e consentire una possibilità di negoziazione. Ghouta est è dominata dal gruppo islamista Jaysh al-Islam e a Ghouta è anche presente il gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham, entrambi i gruppi non inclusi nelle presunte tregue. Riportiamo qui di seguito una testimonianza integrale fatta il 15/03/2018 da chi sta vivendo direttamente, in prima persona, il conflitto:

FIRAS ABDULLAH, del GHOUTA MEDIA CENTER: “Ci sono decine di civili sotto le macerie, non siamo riusciti a estrarre tutti i corpi, e parlo di corpi di donne e bambini. Queste persone non hanno fatto niente. Siamo bombardati da 72 ore da Assad e dall’aviazione russa, sanno perfettamente che colpiscono civili e stanno deliberatamente colpendo aree abitate, sanno che le loro bombe colpiranno donne e bambini e anziani.  In tre giorni sono morte 250 persone a Ghouta est. Solo oggi abbiamo perso 36 persone, tra di loro anche oggi c’erano bambini. Questa non è una guerra. Questo è un massacro. Solo oggi ci sono stati sessanta bombardamenti. E gli elicotteri di Assad hanno sganciato trenta barili esplosivi. In tre giorni sono stati colpiti sette centri medici, completamente inutilizzabili da ieri. Questo significa che abbiamo centinaia di persone ferite, che urlano per il dolore provocato dalle ferite che hanno addosso e non sappiamo come curarle, non sappiamo come aiutarli. Potete immaginare cosa significhi vivere in un rifugio ascoltando ogni momento, per ore e poi per giorni questo frastuono, sapendo che il minuto dopo può toccare a te di morire? I quartieri sono spettrali, non c’è pane, non c’è acqua. La gente si nasconde sottoterra senza acqua e senza elettricità, senza sapere se vedrà la luce del giorno successivo. Ho visto i barili bombe cadere sulle case della gente.  Perché sulla gente? Perché sui civili?Se penso ai prossimi giorni, penso che peggiorerà, non può che peggiorare. E il mondo non sta facendo nulla per noi. Dov’è l’Onu, dove sono gli aiuti per la gente che sta morendo? Dove sono le medicine per curare i feriti? Di quale diplomazia sono capaci i governi occidentali? Nessuno fa nulla per fermare questo massacro, nulla per fermare Assad. La comunità internazionale sta assistendo a questo genocidio senza fare agire, senza fare niente per salvarci. Noi siamo qui, in mezzo a un genocidio, di fronte a tutto il mondo.”

Diventa impossibile restare impassibili di fronte al perpetrarsi di tanta violenza mentre il Mondo si dimostra impotente i combattimenti sono ripresi se possibile ancora più furiosi di prima negli ultimi mesi, dopo essere diminuiti in seguito ad un accordo nel maggio dell’anno scorso tra Russia, Turchia e Iran per creare zone di de-escalation. Mentre una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu approvata il 24 febbraio 2018 all’unanimità – dopo che la Russia aveva posto il veto ad altre 11 – e che chiedeva una tregua umanitaria di 30 giorni in tutto il Paese, non è stata applicata nemmeno per un minuto.