Ho assistito, con grande interesse e curiosità, al convegno che si è svolto il 10 settembre scorso, organizzato dall’associazione La Brezza (in collaborazione con le associazioni Santa Croce, Le Parole, Aporti Aperte) presso Palazzo Nuovo.
Ho partecipato, da spettatore, alla presentazione del libro “L’arte bussa dentro - l’arte espressione del sé”, realizzato da persone che vivono nel carcere di Torino. Ciò che mi ha colpito, non conoscendo il libro, è stata la presentazione fatta da M. Cristina Sidoni perché metteva in luce non solo le opere, ma anche l’anima degli autori descrivendo la loro rinascita attraverso l’arte. I sentimenti e le emozioni presenti in ogni opera sono descritti nel libro dagli stessi autori, consegnandoli fi duciosamente al prossimo. Un prossimo a cui viene affi data la speranza del detenuto di tornare a vivere nel mondo. Le parole della Sidoni mi hanno dato un nuovo punto di vista sull’interiorità delle persone costrette alla detenzione a causa del reato commesso. Chi compie un reato spesso non ha la consapevolezza di arrecare un danno materiale ed emotivo ad altri; messo di fronte a questa realtà l’attore del danno si connette emotivamente con la persona danneggiata e comprende l’importanza di non commettere lo stesso gesto. La presentazione del libro non è stata dunque una presentazione delle opere degli autori, bensì la presentazione degli autori stessi, del loro sentirsi liberi internamente realizzando queste opere, perché attraversi esse escono all’esterno e comunicano con gli altri come mai avevano fatto prima. Il convegno è proseguito con la descrizione delle diverse attività di associazioni che operano all’interno del carcere per mantenere viva l’umanità dei detenuti, impedendo loro di deprimersi per la vita che trascorrono dentro una gabbia. Ammetto di aver scoperto, attraverso il racconto di queste esperienze, quanto possa essere vuota la vita di chi ha commesso un reato e quanto valore abbia il lavoro dei volontari che off rono loro comprensione invece di fermarsi ai pregiudizi e alle paure che generalmente tutti provano. Il convegno si è chiuso con un breve concerto Gospel particolarmente toccante per la presenza nel coro di una detenuta. Questo è stato possibile grazie ad un progetto che prevede l’insegnamento da parte dei componenti del coro alle detenute una volta alla settimana. È stato un convegno degno di nota, in grado di mettere pace all’anima di chi giudica senza off rire nulla, neanche una seconda possibilità, a chi ha commesso un reato. Peccato solo che i mezzi di informazione di massa non diffondano queste iniziative come meritano. In seguito al convegno verranno realizzati 5 incontri formativi rivolti a studenti universitari e uno stage da tenersi presso i due Istituti Penitenziari di Torino CC. “Lorusso e Cotugno” e IPM “Ferrante Aporti”.
Per informazioni: Associazione “La Brezza” - Lucia Sartoris: 335.201937 -
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- Emanuela Zanda: 335.7011099 -
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- Ernesto Bodini:
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