L ’ interezza non è il mio forte!
Associazioni
Scritto da Daniela Brina   

Vi presentate? Chi siete e come mai avete scelto questo nome?
“L’interezza non è il mio forte”, un’associazione teatrale che si occupa di teatro civile. Il nome viene da una canzone di Gaber in cui si dice appunto “L’interezza non è il mio forte, per essere a mio agio ho bisogno di una parte”. A signifi care che non siamo mica tutti interi…

Da dove nasce l’idea di formare un gruppo teatrale e quando?
Da percorsi di vita di tre di noi, che nel 2003 fondano l’associazione. C’era da tempo l’idea che si potesse coniugare e fondere l’anima artistica con l’anima sociale, fare in modo che il teatro diventasse uno strumento per poter aff rontare temi e contenuti che riguardavano la società, gli individui, il vivere insieme e il lottare per migliorare la propria vita e quella degli altri.
Nel 2003 l’associazione debutta con “Io se fossi Gaber”, un percorso di monologhi e canzoni portato in scena allora da un solo attore, in quella forma di rappresentazione che proprio da Gaber prende il nome di “Teatro canzone”. Gaber era morto da pochi mesi, stavamo studiando uno spettacolo su di lui dall’anno prima. Dopo la sua morte ci siamo frenati perchè non volevamo fi nire nella mandria di avvoltoi che sfruttavano il momento, poi però ci siamo incazzati perchè di Gaber si raccontava solo la parte più leggera, da italietta del boom, ed allora abbiamo deciso di farci avanti proponendo il Gaber politico, ispido, tagliente, che scruta dentro e non ti far dormire tranquillo. Cosa che continuiamo a fare da 8 anni.

Ognuno di voi nella vita fa altro come professione. Venite da esperienze molto diverse?
Sì, l’associazione è composta oggi da 18 persone provenienti da ambiti professionali molto diversi, dall’industria alla cooperazione, dalla psicologia alla grafi ca. Interezza vive e si mantiene in vita grazie al lavoro volontario e quotidiano di tutti i soci che si occupano di curare e gestire sia gli aspetti tecnici e organizzativi che gli aspetti artistici. Ciascun socio, in virtù della sua “parzialità” non ha scelto il teatro come fonte di autosostentamento, ma ha un lavoro che gli consente di vivere e l’associazione come scelta di impegno civile. Non professionisti dunque, in quanto nessuno di noi sceglie il teatro come professione, ma nemmeno dilettanti, in quanto il teatro non può ridursi a semplice diletto. Teatranti passionali e appassionati, insomma, in compagnia teatrale pasionaria.

Conexión è una rivista che si occupa di multiculturalità e multietnicità. Nel vostro gruppo sono presenti in qualche modo? sono importanti le diversità per un gruppo come il vostro?
Ehm, sì certo. Per questo abbiamo nella compagnia negri, bianchi, mezziemezzi, diversamente abili, diversamente simpatici, psichiatrici, gay e molte faccedaschiaffi !
In verità, a parte pochi casi, è diffi cile defi nire chi siano, nel senso che molti di questi aspetti convivono in una singola persona, e in tutte le persone del gruppo teatrale ne trovi sicuramente più d’uno.
La molteplicità è per noi una componente importante e arricchente. È dall’indefi nizione e dall’inesattezza che ci muoviamo per cercare relazioni e percorsi comuni. Condividere con altri la nostra scomposta essenza. Violare la convenzione, affrontando il frazionamento schizoide di questi nostri tempi.

Quali sono i temi che trattate nei vostri spettacoli?
Tutti i temi che abbiano a che fare con chi li guarda. Molte volte sono direttamente persone del pubblico o persone impegnate in un ambito specifi co che ci propongono argomenti ed approfondimenti su cui lavorare per farne una messinscena che arrivi ad un qualunque cittadino.
Il teatro per noi è arte sociale, civile, quella forma d’arte che si occupa e si preoccupa delle questioni degli uomini, portando sul palcoscenico frammenti di storia collettiva così come interrogativi attuali e quotidiani, non solo per raccontare fatti, ma per far rifl ettere nella direzione dell’impegno civile. Portare sulla scena uno spettacolo signifi ca per Interezza un lungo e articolato percorso che parte dallo studio e conoscenza del mondo, dalla scelta di un tema nodale e attuale di carattere umano, civile, politico, dal confronto interno e con interlocutori esterni - singoli, gruppi e movimenti - per arrivare alla nascita dell’idea e del testo, a volte scritto a più mani. E’ così che sono nati gli spettacoli sul movimento NO TAV, sul G8 di Genova, sul femminile politico o sui beni comuni.

So che fate vari tipi di spettacoli. Quali sono?
Abbiamo spettacoli di natura teatrale e spettacoli “di strada”. Alla prima categoria appartengono “femMina vagante”, “archetipicamente Donna” e “Lavori da donne”, sul tema del femminile; “Non avevamo paura”, che ripercorre la sanguinosa incursione della polizia alla scuola Diaz durante i giorni del G8 di Genova; “Una storia da non raccontare”, sui protagonisti emarginati, i cosiddetti “dannati della terra” delle immortali canzoni di De Andrè e “Che bella gente”, spettacolo che affronta sensazioni malesseri e ritratti contemporanei attraverso il pensiero e il pungolo ispiratore di Gaber.
Tra gli spettacoli di strada c’è “Banda discordanti”, spettacolo comico musicale che porta in scena pezzi di memoria, di storia e di cultura con echi attuali, stuzzicanti e destabilizzanti. Particolare successo in relazione alla rinnovata e sempre più diff usa sensibilità per i beni comuni ha avuto “Turlupineries”: una sgangherata carovana di saltimbanchi che con smorfi e pittoresche, canzoni stravaganti e movenze giullaresche narra di acqua privatizzata, lavoro minorile, ritorno al nucleare. E poi ancora di ogm, paradisi fi scali e riforme dell’istruzione.
E poi facciamo teatro dove serve, con incursioni teatrali, con il Teatro Interattivo, in interazione. Il teatro non è solo in teatro.
Ovunque abbia un senso, per noi e per chi ce lo chiede.
Mettere a disposizione competenze teatrali fuori dai teatri. La voce, la faccia, le smorfi e, il corpo, i costumi, il gruppo.
Teatro civile che trasforma luoghi qualsiasi in palcoscenici improvvisati e situazioni formali in momenti di sperimentazione. Ironici, didattici, evocativi, spesso molto allegri, o semplicemente valorizzanti con sfumature aggiunte.
Abbiamo battezzato bambini con beneauguranti riti pop, festeggiato promesse spose o concluso matrimoni con messinscene scanzonate, eff ettuato incursioni teatrali in occupazioni universitarie, in convegni, in presentazioni di libri, in congressi medici, in serate di dibattito, con smorfie da saltimbanchi e canzoni.

Bene, se i nostri lettori vi vogliono vedere e conoscere come possono sapere dove e quando vi esibite?
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