Bozzetto a China Stampa
Articoli - Associazioni

Calcio, musica, cinema, letteratura, danza, cibo: una perfetta ricetta italiana. Sono invece gli ingredienti di una giornata tipo della prima fase di “Balon Mundial”, un progetto multiculturale che nasce nel 2007 da una collaborazione tra il comitato Balon Mundial, Slow Food ed il Comune di Torino.

In questa fase “I” gli organizzatori puntano a dare la precedenza al fattore “bevemo e magnano”, ed ogni volta in un locale torinese diverso le comunità partecipanti (maghrebine, africane, asiatiche, europee, sudamericane) si cimenteranno in manifestazioni artistiche e culinarie.

Nella fase “II”, dopo che le comunità ed i partecipanti si saranno conosciuti ed avranno condiviso riflessioni e companatico, si passerà alle ostilità calcistiche, dove, potete starne certi, ogni squadra s’impegnerà per vincere…. ma con il proprio stile. Più di trenta squadre maschili e una ventina di femminili si confronteranno sul campo di gioco per un totale di oltre 800 giocatori. Numeri davvero interessanti.

Nella fase “III” il network si allargherà ad altre città italiane che hanno creato ognuna il proprio “Balon Mundial” e che verranno ospitate a Torino. Si arriva così ad un totale di 130 squadre e più di 2400 calciatori… non male!!!

Non poteva infine mancare la fase riflessiva ed intellettuale, la “IV” ed ultima fase della manifestazione: un seminario internazionale sullo sport e il cibo come veicoli di inclusione sociale e di integrazione comunitaria.

è il 29 aprile, “Balon Mundial” fase “I”, ed in una giornata tipicamente autunnale, alla casa del Quartiere di San Salvario sono di scena i cinesi… la comunità che non ti aspetti, i discendenti della rivoluzione culturale, i costruttori della muraglia, i mangiatori di riso, i gialli, quelli con gli occhi mandorlati anche lontani da Natale e Pasqua, quelli dello zodiaco con gli animali diversi dai nostri, quelli delle bacchette e della soia, quelli che si stanno comprando i negozi a suon di contanti, quelli che non li incontri mai all’ospedale o dal medico, gli untori dell’aviaria, quelli che ci copiano le firme, quelli della erre senza, quelli che sono tutti uguali, quelli che friggono anche i fritti, quelli che non muoiono mai…

Un ragazzo canta dal piccolo palco nel cortile interno della casa della cultura a suon di karaoke. Non c’è molto pubblico, probabilmente a causa della giornata dal clima non proprio benevolo, e quello che c’è è molto variegato: giovani, molto giovani, giovanissimi, anziani di diversa provenienza culturale e geografica. Il ragazzo sul palco non mi sembra proprio proprio intonato, ma forse è solo il fattore linguistico a confondermi le note. Lui non se ne cura affatto. All’interno dell’edificio, di grande impatto per disposizione, messaggi, quadri e fotografie alle pareti, nella stanza apposita, si sta celebrando un compleanno: Angelika compie… boh, 5 anni! è talmente truccata che potrebbe averne anche 20. Ed anche dentro un pò tutti partecipano ad un karaoke, un altro.

Quasi tutti i ragazzi, dentro e fuori, parlano fra loro in cinese, ed anche la coordinatrice dell’iniziativa sembra parlare un cinese perfetto. è sempre perfetta la lingua straniera che noi non conosciamo ma che altri della nostra nazionalità parlano. è famosa l’invidia del pene ma quella della lingua straniera ce l’hanno un po’ tutti.

Dopo il cantante si esibisce sul palco un’esile violinista cinese, ma la musica, si sa, è un linguaggio universale, e le note dello strumento raggiungono cinesi ed italiani senza distinzione; e dopo di lei, al posto dei suggerimenti del karaoke, viene proiettato un film in lingua originale. Gli artisti si susseguono uno dopo l’altro, mentre Angelika è al suo terzo cambio di vestito; nel suo guardaroba – la panca della stanza adiacente a quella della sua festa – ne noto almeno una mezza dozzina. Mentre la festeggiata da sfogo alla sua vanità, in sala alcune donne distribuiscono ricordini dell’evento: un piattino di ceramica con dentro la foto della bimba tenuti insieme da un nastrino rosso.

Nel cortile intanto si prepara una ragazza in costume tradizionale, rigorosamente rosso, che subito si lancia in un’allegra danza tipica chissà di quale zona della Cina o di quale ricorrenza – sarebbe stato interessante saperlo; subito dopo si esibisce un giovane poeta che recita con grande disinvoltura teatrale e che viene ricompensato da un lungo applauso.

 

Il clima peggiora, gli invitati di Angelika si apprestano a dare fondo all’abbondante rinfresco offerto, mentre nel cortile si diffonde l’odore della china. Quell’odore che ci riporta al periodo della scuola, come una petite madeline, quando la mamma ci ripeteva come un mantra “attento a non sporcarti, che macchia!!!” e che a San Salvario ai giorni nostri ci ha consentito di vedere uno splendido esempio di calligrafia cinese a cura dell’associazione Nuova Generazione Italo-Cinese.

In fondo la China ci è veramente molto vicina.