Bibliomigra - Associazione Arteria
Interviste
Scritto da Daniela Brina   

BibliomigraDa qualche tempo è possibile vedere in giro per Porta Palazzo e altre zone di Torino un carrozzone un po’ insolito: una biblioteca multietnica ambulante.
Chiediamo a Silvia Greghi, che ha partecipato attivamente a questo progetto dal gennaio 2008 di raccontarci meglio di cosa si tratta.

Bibliomigra è il progetto portante dell’associazione Arteria, nata 5 anni fa da un gruppo di amici interessati a realizzare qualcosa di interessante e piacevole al di fuori della loro attività lavorativa. Il progetto è stato presentato alle istituzioni e approvato dalla Circoscrizione VII (che amministra il territorio nella zona di Porta Palazzo a nord di Corso Regina). La base di partenza è stata l’osservazione di quella zona e l’esperienza educativa dei soci (diversi di loro sono, infatti, educatori).
E’ stato quindi preso un carrozzone che era adibito alla vendita di vestiti, è stato riadattato grazie all’intervento di uno dei soci, falegname di professione, ed è stato fornito di libri grazie alle biblioteche e a privati che li hanno donati. Ma i libri non sono solo in italiano, bensì, per far fronte alla multietnica comunità torinese, in varie lingue: arabo, rumeno, cinese (le tre comunità più numerose), spagnolo, francese, inglese e anche qualcosa in portoghese, lettone, sloveno, indi. La biblioteca si arricchisce anche per merito degli amici che, tornando da viaggi, ci portano libri dai paesi visitati. Sono a disposizione libri di narrativa, qualcosa di saggistica e fumetti, inoltre si possono consultare (ma non portare via) anche giornali. E bibliomigra si sposta, partendo dal ricovero di via Cecchi, in zone diverse nei giorni della settimana. La postazione principale è il mercato di Porta Palazzo, di fronte al Palafucsas (martedì, giovedì e domenica), ma la troviamo anche ai giardini di Corso XI febbraio, di fronte alla chiesa romeno-ortodossa di Via Cigna, al balon il sabato, di fronte alla scuola Parini di Corso Brescia/Corso Giulio Cesare (dove si insegna l’italiano agli stranieri) e in via Andreis presso la mensa del Cottolengo.
Un’equipe di volontari si occupa di tenere a posto i libri e distribuirli. Il prestito avviene compilando una tessera, ma non vengono richiesti documenti, per cui si instaura un rapporto di fiducia con gli utenti.
Oltre a questa attività si organizzano anche eventi multiculturali per riappropriarsi delle piazze come luoghi d’incontro. Ad esempio si sono realizzate giornate con letture in varie lingue, feste con spettacoli di strada e cibo etnico, e il caffé-baratto. Noi facciamo il caffè e lo diamo in cambio di qualcosa che non sia denaro: questo l’abbiamo fatto in borgo S. Paolo, dove si è allargato in un secondo momento il progetto, ed è stato divertente e interessante vedere come la gente rimane spiazzata se non deve dare soldi, ma qualcosa come un abbraccio, un uovo o qualsiasi altro oggetto gli venga in mente.


Come valuti la tua esperienza in questo progetto?
Estremamente positiva, anche se, essendomi posta in un doppio ruolo (come operatore e come osservatore per scrivere la mia tesi), a volte non ho potuto viverla pienamente. Come operatore è stato anche faticoso. Ognuno di noi si è posto in modo diverso rispetto ai possibili utenti, chi più osservando, chi buttandosi più attivamente a proporre il servizio. Siamo dotati di una mappa multilingue che indica il nostro posizionamento e le date in cui ci possono trovare.
La gente ha reagito positivamente, stupendosi spesso della gratuità, soprattutto quando eravamo posizionati al mercato.


Qual è l’obiettivo perseguito da bibliomigra?
L’obiettivo è innanzitutto di portare uno stimolo culturale. Ma anche di informare gli stranieri rispetto alle risorse istituzionali che spesso non conoscono e di promuovere atteggiamenti di cittadinanza attiva.
L’esperienza ci ha mostrato che soprattutto i rumeni leggono molto e ci hanno portato anche libri loro. Credo però che il paese di provenienza non c’entri molto con l’interesse per i libri, che è più una questione individuale.
Un’altra esperienza è stata quella davanti alla scuola di italiano: qui abbiamo trovato molti genitori che cercavano libri nella loro lingua per tramandare le tradizioni ai figli.