Intervista con Simona Dobrowolska, slovacca presso l’Erasmus all’Aquila
Come ti sei trovata ad essere il membro del programma Erasmus? Il programma di mobilità Erasmus è stata per me una grande opportunità per visitare paesi stranieri, incontrare persone interessanti e vivere nella loro comunità.
Ho studiato 6 mesi all’Aquila presso l’Accademia di Belle Arti. L’esperienza con la gente è stata positiva. La gente era aperta e cordiale con gusto per la vita. è stato meraviglioso per me incontrare un uomo o una donna che cantava per la strada. Da nessuno era considerato qualcosa di strano, non succederebbe così nel mio paese dove i pregiudizi sono molto forti. Nello studio all’università però ho trovato un po’ di difficoltà. Gli studenti locali non mi hanno neanche considerata, mi hanno trattato con noncuranza. Il problema è stato sopratutto la lingua – io non parlavo bene italiano e loro non parlavano inglese. Infatti gli studenti locali non si facevano tanto vedere nell’università, preferivano fare la vita in giro. Solo nel periodo degli esami hanno cominciato a lavorare alle loro opere. Io, da persona seria, avevo già consegnato tutto. Ho fatto amicizia soprattutto con gli altri studenti stranieri. Sentivo di condividere qualcosa con loro, eravamo tutti sulla stessa barca, si può dire. Abbiamo fatto un po’ di volte cene con i piatti tipici dei paesi di provenienza.
Hai avuto abbastanza tempo libero? Come lo hai passato ? In effetti ho avuto tempo libero a bizzeffe. Le materie teoriche non le ho frequentate perché comunque avrei dovuto dare gli esami presso la mia università durante l’estate. Purtroppo, il corso della lingua italiana promesso non è neanche partito dato che gli insegnanti sono scesi in sciopero. Avrei voluto andare all’università per le materie pratiche, però lo studio era piuttosto piccolo per 5 classi e non riuscivo a trovare uno spazio tranquillo. Ho deciso perciò di fare i miei lavori a casa, dove mi sono sistemata con i colori e i pennelli. Con gli altri studenti dell’Erasmus abbiamo sempre inventato qualcosa di divertente per trascorrere il tempo insieme, abbiamo fatto varie gite nei dintorni. Ho visitato la località balneare di Giulianova, dove abbiamo trascorso giornate intere al mare. Mi è piacuto il cammino sul Gran Sasso. I turisti si lasciavano messaggi scolpiti sulle pietre. Erano frasi varie o simboli. Era davvero bello leggere il testo, che pochi anni prima qualche sconosciuto aveva scritto per tutti gli altri che avrebbero fatto la stessa strada. Spesso andavamo con gli amici nel parco Collemagio all’Aquila, dove stavamo nel prato e parlavamo tra noi.
Che impressione ti ha lasciato L’Aquila come città? La progettazione urbana si basa su una pianta piccola con strade irregolari. Le strade vanno su e poi scendono come cascate. In questo contesto, mi ricordo la bella domanda di un amico: “Hai la bicicletta?” “Ovviamente” gli risposi. Ha pensato, si è rattristato un po’ e ha detto: “Noi non abbiamo le biciclette, non ne vale la pena, L’Aquila si trova sulle colline”. Nei miei ricordi L’Aquila è la città delle colline. Mi piaceva fare lunghe passeggiate da sola per la città storica. Ammiravo le strade strette con il fascino del sud. Camminare attraverso queste strade mi ha fatto immaginare come se stessi navigando con una barca sul mare. La città aveva il suo ritmo e tutto aveva il suo tempo. Un grande impressione mi ha lasciato il numero dei cani senza padrone che si spostavano liberamente per la città. Purtroppo un anno dopo il mio stage c’è stato il terremoto, l’ho sentito al telegiornale. Sono stata scioccata dalla notizia e subito ho chiamato i miei amici per sapere se stavano bene. Mi sto interessando della situazione e so che purtroppo la città non è ancora stata ricostruita.
Come si è sviluppata la tua realizzazione artistica? Naturalmente, come studente Erasmus (e come studente in genere) non hai mai abbastanza soldi per comperare tutto ciò che serve. Devi scegliere – o vai con gli amici a mangiare la pizza oppure a comprare il materiale per dipingere. Ho cominciato a creare opere con materiali usati come i cartoni del supermercato. Ho creato un’opera pure dalla gabbia per gli uccelli che qualcuno aveva buttato via. Il nuovo ambiente mi ha ispirato nuove idee. Ho capito che devo creare con i materiali che trovo intorno, che devo basarmi sulle mie esperienze concrete e testimoniarle nelle mie opere. Ho finito per lottare per un’idea geniale, ho seguito le situazioni proprie della vita. I professori sono stati soddisfatti di vedere qualcosa di nuovo e fresco e hanno fortemente incoraggiato il mio sviluppo artistico. Questo mi ha dato coraggio e fiducia di essere sulla strada giusta e che quello che faccio è giusto. L’energia e la vitalità della comunità dell’Aquila mi hanno riempito di energia per fare arte ogni volta più di prima.
Consiglieresti Erasmus agli altri studenti? Sei ancora in contatto con i tuoi amici dell’Aquila? Due anni dopo l’Erasmus ero ancora in contatto con qualche amica, ma ora non ci sentiamo più, siamo solo amici sul Facebook e, talvolta, ci diamo un “mi piace”. Il programma Erasmus lo consiglio decisamente. Se uno desidera raccogliere l’esperienza personale e professionale deve provare uno scambio con altri studenti. Andare a studiare all’estero è il primo passo per conoscersi e anche per far crescere la fiducia in se stessi.
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