Olimpiadi di Torino 2006: le verità nascoste Stampa
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OGGI

Dal 10 febbraio 2006 al 19 marzo 2006 si sono svolte a Torino le Olimpiadi Invernali. Gli atleti risiedevano nel Villaggio Olimpico di via Giordano Bruno a Torino. Posso immaginare la vita in quel periodo, l’intensa emozione per un avvenimento così importante, l’attesa delle gare, la gioia per le vittorie, la delusione per le sconfitte.

Emozioni così sicuramente non si possono dimenticare. Chissà se gli atleti si sono mai chiesti che cosa è diventato ora questo villaggio, chi lo abita, chi vive camminando sui passi delle loro emozioni.

Può darsi che lo sappiano, può darsi di no, ma la realtà è che la città di Torino non è stata capace di sfruttare appieno le potenzialità di una tale struttura.

Tolto una residenza universitaria, l’ostello, la sede dell’Arpa, e qualche palazzina per edilizia sociale (case popolari ecc.) tutto il resto è rimasto abbandonato…niente è stato utilizzato. Il Villaggio si presenta come Villaggio fantasma lasciato in balia di se stesso e della sua decadenza.

Per alcune palazzine è stato creato un fondo immobiliare, altre sono state vendute a privati. La vendita a privati a 2500 euro al metro quadro è stata un fallimento.

Quel posto che è stato testimone di tante emozioni è diventato una cattedrale nel deserto, questo fino al 30 marzo 2013 quando 3 palazzine sono state occupate da circa 400 rifugiati politici.

I rifugiati facevano parte del progetto Emergenza Nord Africa, un progetto della durata di due anni che prevedeva corsi di italiano, corsi di aggiornamento e formazione lavoro per l’inserimento nel nostro tessuto sociale, del quale, solo in Piemonte, facevano parte 1300 rifugiati e titolari di protezione internazionale.

Non è andata così per quasi nessuno di loro, le associazioni che hanno gestito il progetto sono state le solite “note” amiche di… e i soldi sono stati spartiti tra loro. Due anni, alla fine dei quali, ai rifugiati è stato dato il benservito con 500 euro “elargiti” solo dopo aver firmato un foglio dove dichiaravano che lo stato italiano nulla avrebbe più dato loro.

Dopo l’occupazione e le prime deboli proteste da parte di istituzioni incapaci che se ne sono presto dimenticate ben contente, presumo, che di un problema così grosso se ne fosse fatto carico qualcun altro, siamo arrivati a oggi: l’occupazione va avanti, i rifugiati sono affiancati esclusivamente da volontari provenienti da varie aree della realtà torinese, che vanno dalla Pastorale Migranti, ai centri sociali alle realtà cattoliche e valdesi, al semplice volontario.

La vita al villaggio è dura, i problemi sono tanti, gli edifici presentano enormi problemi strutturali. Ci sono solo luce e acqua fredda e l’inverno si sta avvicinando…ognuno ha ormai un materasso ma poco di più. Si vive ai limiti della sussistenza.

Il grosso problema è quello della residenza, senza una residenza i ragazzi non possono trovare lavoro…a fine dicembre scadranno molti dei permessi di soggiorno e i ragazzi si ritroveranno ad essere clandestini in un paese che non è stato capace di accoglierli.

RICORDANDO IL PASSATO

Il periodo relativo alle Olimpiadi invernali del 2006 ha rappresentato per Torino un grande cambiamento sotto diversi punti di vista.

Abbiamo ascoltato l’esperienza di una volontaria che, insieme con altre 6000 persone circa, ha collaborato nei vari settori del Toroc (comitato organizzatore) sulla base della propria esperienza e competenza in modo da contribuire per garantire a Torino un momento magico.

Si chiama Roberta Simonetti e racconta con entusiasmo quel periodo, sin da quando venne accettata la sua richiesta come volontaria.

– Abbiamo cominciato un anno prima dell’evento a frequentare un corso di formazione che inizialmente era generico e ci dava  modo di capire cosa rappresentasse un Olimpiade con tutti i problemi connessi, compreso quella della “sicurezza”. In secondo momento, sulla base delle capacità di ognuno di noi, ci venne dato un preciso indirizzo. Ad esempio io che conosco la lingua inglese feci l’assistente della squadra finlandese che tra l’altro era una delle più numerose tra le nazioni partecipanti. Mi occupavo in definitiva della completa organizzazione della squadra.

Tutto perfetto o qualche punto oscuro?

Qualche punto oscuro c’era, ma direi irrilevante rispetto il risultato finale. Diciamo che si è lavorato sino al giorno prima dell’inizio dell’evento e qualcosa è stata fatta un po’ frettolosamente dal punto di vista strutturale delle palazzine.

Ci descrivi come erano queste palazzine?

Gli alloggi erano funzionali e ben arredati, stile moderno, direi impeccabili dal punto di vista della praticità e comodità. Stessa cosa per quanto riguarda gli uffici. Il villaggio era un vero e proprio paese, non mancava niente, dal fioraio al parrucchiere, uffici di ogni tipo, sedi di vari comitati, ristoranti, due mense, ambulatori medici.

Quale motivazione ti aveva spinto a partecipare come volontaria?

Credevo che fosse importante mettere a disposizione della città le mie esperienze per  supportare i Comitati Olimpici dei vari Paesi. Pensavo che la città ne avrebbe tratto grandi vantaggi.

Vivendo a stretto contatto con gli atleti avrai avuto modo di capire quale era il loro grado di soddisfazione…

Non potevano chiedere di meglio. A ciascuno di loro venne dato un telefono cellulare, le macchine che avevano in dotazione, tutte modelli FIAT, erano tantissime, la nostra ospitalità e gentilezza erano encomiabili. Regnava un’atmosfera di festa pur senza la presenza di eventi mondani, anche se la vita notturna era praticamente inesistente. Era piacevole fare anche solo quattro passi, magari per l’acquisto di qualche gadget nei numerosi negozi tutt’attorno.

I servizi di sicurezza dissero che la percentuale di rischio di attentati era altissima. Come hai vissuto questo problema?

Ero consapevole sin dall’inizio. Si sa che tutti i grandi eventi corrono questo rischio. Personalmente non ho mai avuto paura perché fortemente tranquillizzata da un servizio di sicurezza impressionante, assolutamente funzionante. Nel caso di visite di personaggi importanti il villaggio era letteralmente blindato. Venivano costantemente controllati i due passaggi di accesso, quello pedonale e quello carraio.

Gli abitanti residenti vicino al villaggio come hanno vissuto questa esperienza?

Chi aveva un’attività commerciale ebbe occasione di lavorare tantissimo. La gente comune nei primi periodi dei lavori era abbastanza seccata per via degli interminabili cantieri, ma quando tutto ebbe termine erano felicissimi. Io giravo con la divisa e venivo avvicinata sovente dalla gente. Era davvero un momento di gioia e magia particolare

Sai certamente che il villaggio che fu residenza degli atleti è stato occupato nei primi mesi del 2013 da più di 400 profughi. Al momento dell’occupazione gli appartamenti erano completamente vuoti. Che fine ha fatto l’arredo? E le macchine utilizzate dalle squadre? I telefoni cellulari?

Su questo non so rispondere, non ne ho la più pallida idea.

Ad anni di distanza che giudizio dai a questo evento?

La città ha tratto numerosi vantaggi. A partire dal decoro urbano. Sono stati costruiti parcheggi interrati, sono state valorizzate le piazze, il centro in genere. Le Olimpiadi richiamarono una gran folla di turisti. Torino non era mai stata nei circuiti del turismo, e questa fu l’occasione per scoprirla. Da allora è diventata, con il passare degli anni, l’unica meta turistica in crescita in Italia e i bed & breakfast sono raddoppiati. Si è creato un flusso continuo, ben diverso dal turismo religioso occasionale che avevamo osservato con l’esposizione della Sindone. Inoltre il sindaco Chiamparino ha saputo dare continuità all’azienda turistica, le manifestazioni di carattere culturale si susseguono ancora e continuamente in città.

Qualche altra parola e salutiamo Roberta ringraziandola per la disponibilità.

Accenniamo ora ai problemi ai quali la città è andata incontro a causa dell’investimento elevato che ha causato un grosso debito pubblico, parliamo di qualche impianto non più utilizzato, dello stadio Olimpico che attualmente ospita concerti musicali …

Ma c’è da fare un’analisi profonda per evidenziare errori e colpevoli. Sappiamo bene cosa vuol dire città “effetto vetrina”. I politici giocano con la nostra vita dimenticandosi dei reali problemi della popolazione per avere i riflettori puntati su quello che secondo loro è di primaria importanza.

IL DISASTRO

Torino, un comune sull’orlo del fallimento.

Le Olimpiadi invernalidel 2006 volute ad ogni costo dal Comune di Torino hanno fatto più danni che altro. Nel 2001 il debito pubblico era di circa 1,7 miliardi di euro, nel 2007 salì a 2,98 miliardi, nel 2008 a 3,1 miliardi. Nel 2010 l’indebitamento netto era di circa 3,8 miliardi di euro, mentre nel 2012 furono sorpassati i 4 miliardi (provocati dall’ampliamento della metropolitana e dai progetti di riqualificazione urbana già in opera a supporto degli eventi olimpici). Nel marzo del 2013 la quota di debito pro capite ha toccato quota 5.300 euro in una città che conta poco più di 850.000 abitanti, consegnando ai Torinesi il secondo posto dei cittadini più indebitati d’Italia, dopo Milano: un debito complessivo di 3 miliardi e duecento milioni di euro.

è indubbio pertanto che l’eredità lasciataci dalle Olimpiadi invernali, che riempirono di gioia gli animi dei cittadini, pesa enormemente sulla realtà odierna. Parliamo di 300 milioni di euro di scoperto, dei buchi di bilancio del Toroc (comitato organizzatore) e delle perdite derivanti dagli inutilizzati impianti, strutture già fatiscenti e impianti insostenibili.

I cinque trampolini di Pragelato costati 34,3 milioni sono stati chiusi a causa degli insostenibili costi di gestione. La pista da bob di Cesana, costata 105 milioni, ha il destino segnato. L’ex villaggio olimpico sino all’anno scorso è stato un “ghetto”, un cumulo di rifiuti (bottiglie abbandonate, qualche siringa) dove la gente preferiva non passare una volta arrivato il buio. La struttura alberghiera di Pragelato (120 posti letto) è chiusa.

Il Comitato Organizzatore ha ricevuto finanziamenti pubblici per circa 180 milioni di euro grazie alle delibere CIPE 19 e 20 del 2004 e alla legge 43/2005, rendendolo di fatto un ente pubblico. L’intervento pubblico di copertura delle perdite è illegale sia per quanto riguarda la normativa italiana (legge 48/03 che specifica che il Toroc non può ottenere denaro pubblico) sia per la normativa europea.

Il Toroc chiude la gestione con 25 milioni di Euro di passivo, grazie anche alle spese folli sostenute per consulenze ed incarichi professionali, per un totale di 40 milioni di Euro circa. Dopo le Olimpiadi fu sciolto e sostituito, nella gestione degli impianti, dallaFondazione XX marzo 2006. Tale fondazione ha poi passato tutto al colosso americano Live Nation che ha rilevato il 70% degli impianti costruiti per una somma di 2.150.000 di Euro, cioè appena lo 0,4% del loro costo. Praticamente svenduto…

Abbiamo ora una città più vivibile, per certi versi a misura d’uomo, ma anche un grosso fardello sulle spalle. Torino 2006 non fu vera gloria, restano più ombre che luci. Ci furono errori di valutazione sin dalla previsione dei costi, esattamente 7 volte in meno per un totale speso di circa 3 miliardi di euro. Un evento privato organizzato con soldi pubblici con costi complessivi superiori ai 3 miliardi e ricavi di un miliardo.

Ovviamente bisogna considerare i benefici futuri correlati agli investimenti effettuati, ma abbiamo già constatato che le strutture non solo non hanno prodotto e non produrranno utili, ma hanno avuto ed avranno spese di funzionamento e di manutenzione superiori agli introiti e continueranno pertanto a generare perdite di gestione.

Le strutture abitative sono state parzialmente convertite in abitazioni e residenze per studenti richiedendo spese ulteriori per l’adattamento dei locali; in definitiva i benefici hanno raggiunto una quota pari solo all’80% dell’investimento. Per quanto riguarda invece la crescita del fenomeno turistico abbiamo un incremento di circa 20%. Le indagini stabiliscono che la spesa media giornaliera pro capite di un turista sia pari a circa 109 Euro, allo stato attuale il flusso turistico è notevolmente inferiore alle aspettative

I torinesi avrebbero sostenuto con lo stesso entusiasmo le Olimpiadi se avessero previsto tutto questo?