Per una convergenza di diritti
Società
Scritto da Sergio Lion   

“Divide et impera” recita la locuzione latina che indica l’obiettivo primario delle classi dominanti odierne. Infatti, nel ricco (o pseudo ricco) occidente, si è sempre impostata l’azione politicoeconomica basandosi sul “dividi e domina”.
Essenzialmente il potere centrale di ogni stato desidera evitare in ogni modo che chi si oppone alle ingiustizie che questo sistema crea possa unirsi in un’unica forza, creando la solidarietà sociale essenziale. Cosa che spaventa moltissimo (più del colera) le vecchie mummie altolocate:
L’impostazione societaria attuale colpisce molto più duramente il sud del mondo, poiché è lì che il regime velato che governa i paesi ricchi mostra la sua vera faccia. Dittature sanguinarie e monarchie assolute, complici e lacchè degli stati dominanti, fanno comprendere il modello di società che il futuro probabilmente porterà anche qui da noi.
Il motto che invece rappresenta le società civili, democraticamente vere e solidali è: “l’unione fa la forza!”. Ricordo che ad esempio quando ci fu la manifestazione a Vicenza contro la costruzione della base militare americana al “Dal Molin”, la cosa che aveva imbarazzato di più le mummie al potere fu l’unione solidale tra vari movimenti, tra cui i NO TAV e il NO Ponte sullo stretto di Messina. Vari movimenti che uniti sotto la stessa bandiera manifestavano democraticamente contro opere inutili e distruttive del territorio.
Questo tipo di unione ha spiazzato e imbarazzato le forze al potere, rendendole silenziose, poiché avendo attuato sempre e comunque il “dividi ed impera”, mai si sarebbero aspettate che masse popolari si interessassero del “giardino altrui” rendendolo proprio con unità di intenti.
Per quello che riguarda il mondo del lavoro, da anni esiste una divisione enorme tra chi, con posto fisso, ha ancora importanti diritti e possibilità, conquistati dalle lotte sindacali, e chi invece, sottoposto ad altre forme contrattuali a tempo determnato, a volte anche in mancanza di tutele basilari e con paghe da fame, non riesce più a pianifi care il proprio futuro, ed ha solo più il dovere di riverenza verso il proprio padrone. Padrone... un termine sottoutilizzato, che dovrebbe essere riesumato dal letargo verbale. Le varie tipologie contrattuali consentono infatti, nel migliore dei casi, la mera sopravvivenza produttiva del bravo consumatore robotizzato.
Questo sistema perverso, che fa esclusivamente gli interessi dei potenti, favorisce in maniera esponenziale la piaga del lavoro nero e lo sfruttamento sistematico di uomini e donne da parte di aguzzini e caporali che senza scrupoli comprano manodopera a costo zero. Penso ad esempio ai cantieri edili, nei quali gli infortuni mortali sono all’ordine del giorno, e dove vengono sfruttati gli ultimi della società. Coloro che servono solo per essere sfruttati, e quando “non servono più” bisogna mandare via.
Ne sanno qualcosa gli operai del cantiere Metrobus, che in cima alla gru di via San Faustino a Brescia portavano la loro situazione all’attenzione dei media. Depauperati dei loro diritti fondamentali, prima come uomini e poi come onesti lavoratori! Il permesso di soggiorno negato per colpa di una sanatoria truffa! La paura di essere reimpatriati con la forza in realtà dalle quali erano scappati per fame, guerre e violento sfruttamento.
Le politiche di respingimento e rimpatrio, frutto della brutale chiusura delle frontiere che delega agli stati nordafricani il ruolo di gendarmi e sceriffi , hanno altresì creato situazioni incresciosamente orrende. La vicenda degli ostaggi nelle mani dei predoni nel deserto del Sinai è cronaca recente. Uomini e donne incatenati e minacciati di morte. Loro volevano un futuro, ma per ora questo viene negato. I trafficanti di esseri umani chiedono un riscatto di ottomila dollari a testa per liberarli, ed è per questo che permettono loro di comunicare telefonicamente con l’esterno. Tali notizie non vengono riportate dal sistema mass mediatico, e quindi sono inesorabilmente dimenticate dalle masse.
Anche le persone che sofforno della sindrome di Down sono spesso dimenticate. Attualmente i fondi per il diritto al lavoro dei disabili sono stati ridotti da 40 milioni di Euro a 11 milioni, mentre il fondo nazionale per la non autosuffi cienza nel 2011 sarà completamente azzerato.
Anche il taglio indiscriminato agli insegnanti di sostegno è un grave salto all’indietro. Ogni insegnante che se ne va, crea un trauma diffi - cile da ricostruire nel disabile. Ore di sostegno dimezzate, assistenza inesistente ed accesso allo studio di fatto negato.
Da tutto ciò ci si rende conto che le categorie sociali discriminate sono molteplici, senza colore né parte politica o provenienza. Lavoro, istruzione e cultura, sanità pubblica ed immigrazione sono attaccate frontalmente da legislatori discriminanti nella forma quanto nella sostanza. Molti servizi diretti ai cittadini sono ormai demandati esclusivamente alle onlus di volontariato ma, di fatto, la competenza spetterebbe a istituzioni quali Stato e Regioni. Nel territorio ad esempio, da molto tempo è radicata l’associazione Fede Luce che si propone di riunire periodicamente gruppi di persone disabili, i loro genitori, amici e parenti per momenti di amicizia e di condivisione, per cercare di arrivare fi no al cuore della sofferenza umana. Spesso emarginate, le persone disabili hanno un valore unico e sacro, poiché esse rivelano in maniera particolare i valori del cuore e dell’amore che mancano molto al nostro mondo.
Sebbene siano un’associazione prettamente cristiano-cattolica, tutti volendo possono prenderne parte perché l’accoglienza e l’amicizia sono valori fondanti di una vera connessione culturale solidale, con momenti di festa, di preghiera, visite in famiglia, passeggiate, soggiorni di vacanza e pellegrinaggi. La comunità di Torino ha il nome di “Porte Aperte” e gli incontri si svolgono mensilmente presso i locali della parrocchia San Giuseppe Lavoratore, in corso Vercelli angolo via Oxilia, quartiere Rebaudengo - Barriera di Milano.