Primo volo per Bangkok, scalo a New Delhi
Società
Scritto da Sergio Lion   

“Mors tua, vita mea”: sicuramente sarà il primo e unico pensiero vagante nelle coscienze dormienti del popolo di stupratori seriali motorizzati, che tutte le notti abusano del corpo delle donne agli angoli delle vie, e non solo. Probabilmente non capiranno mai che ciò che infliggono alle povere malcapitate non è da considerarsi un diritto, ma bensì un abuso.
Mascherato dalla contropartita in denaro, che del resto viene immancabilmente intascato da sfruttatori senza scrupoli, ma che non lava l’umiliazione morale della donna schiavizzata. Per questo motivo, nessuno si chiederà mai dove andrà veramente a finire il proprio denaro – nel traffico di droga, usura, armi, organi umani? – perché una domanda del genere potrebbe generare l’inizio di un senso di colpa, intaccando la convinzione del proprio “diritto” di stuprare impunemente, pagando. Nella società dove tutto è concesso, tutto viene percepito come un diritto. La “moralità” odierna, ormai in stato comatoso a causa della secolarizzazione, concede infatti qualsiasi cosa dietro giusto compenso. Il più delle volte solo millantato.
Parlando con gente di ogni provenienza e di ogni credo (anche il più falsamente palesato moralista riguardo l’abbigliamento negli usi e costumi femminili) nei bus o nei locali, ci si imbatte spesso con chi, sostenendo di fatto la prosecuzione dello sfruttamento, afferma che la giusta “soluzione” per combattere la prostituzione sia quella di creare le cosiddette “case chiuse” dove di fatto, l’unico cambiamento reale potrebbe essere l’allontanamento delle donne, novelle schiave, dalla vista dei pochi puritani benpensanti rompiballe rimasti, eliminando il problema con il detto “occhio non vede, cuore non duole”. Il problema persisterebbe poiché tali imperterriti solutori continuerebbero a sfruttare le donne schiave, magari anche con più tranquillità, in una camera d’hotel, piuttosto che in un parcheggio di periferia, dove si rischia anche una denuncia per atti osceni in luogo pubblico.
In merito allo stato della percezione pubblica di ciò che è lecito e di ciò che non lo è, mi torna in mente una frase sentita tempo fa che racchiude molta verità: “Venti anni fa per essere considerato un moralista bisognava essere un discreto rompicoglioni. Oggi basterebbe affermare che non bisogna passare con il semaforo rosso”. Il decadimento morale è sotto gli occhi (che molte volte preferiscono non vedere) di tutti.
Molti padri di famiglia ormai incanutiti, ma anche calvi, magari single, sia benestanti, sia ex-proletari (cioè operai che si sono dimenticati di esserlo), ma anche ragazzi giovani, cresciuti a suon di “Grande Fratello”, “Beautiful” e Rete 4, usano passare le loro ferie praticando il tristemente famoso “turismo sessuale”. Una delle piaghe più indecenti della società odierna, che coinvolge le popolazioni più deboli nelle perversioni e devianze sessuali che il mondo ricco, democratico e avanzato ha insinuato in molte menti colposamente prive di emozionalità sensibile. Per inciso, essenzialmente mantenendo in esse solo la propria anima istintiva-animalesca-vegetativa, ed eliminando quella sensitiva-intellettiva che creerebbe gravi scompensi nel proprio egoismo edonistico (libero da ogni dipendenza, soprattutto morale) a scapito di chi la violenza la subisce, instaurando una dipendenza sia fisica che morale, tra l’altro senza potersi difendere. Inutile ribadire che le possibilità di scelta (pur solo ipotetiche-utopiche) di una vita diversa, per talune popolazioni, sono essenzialmente nulle. Quindi anche ogni tentativo degli stupratori seriali (stimati o meno nei loro paesi d’origine) di auto-giustifi care le proprie azioni dicendo a quel che rimane di se stessi: “se si prostituiscono è una loro scelta”, rimane vano, falso, quindi controproducente.
L’Italia è al primo posto in Europa per viaggi inerenti al turismo sessuale in Brasile. La caccia è aperta: 80mila maschi italiani (ma anche moltissime donne, che della cosiddetta “parità” hanno colto solo il lato materialistico prettamente maschile del sesso usa-e-getta, senza “complicazioni”) ogni anno si recano in Brasile per praticare sesso con i minori. Che di conseguenza diventeranno “consenzienti lavoratrici/ori del sesso” da maggiorenni, per i benpensanti ipocriti che le hanno rovinate/i nell’infanzia. Nel mondo, sempre l’Italia, si è aggiudicata il quinto posto nella classifica. Anche in Vietnam la situazione non è delle migliori: nel paese crescono il turismo sessuale verso i bambini e la prostituzione minorile, denunciano gruppi per la tutela dei minori, nell’indifferenza dei media e degli organismi internazionali. Povertà, rapido aumento del turismo, scarso favore sociale e poca applicazione della tutela legale sono tra le cause del rapido incremento del fenomeno, già conosciuto negli altri paesi della regione, ma fino ad epoca recente poco emerso in Vietnam. Dopo 15 anni nei quali i turisti hanno disertato il paese, nel 2005 sono stati 3,5 milioni (+18,4% rispetto al 2004).
Già nel 2003, uno studio estero ha stimato che su 185 mila vietnamiti che vendono prestazioni sessuali, il 30% ha meno di 16 anni. I dati ufficiali stimano che la prostituzione minorile sia aumentata di cinque volte in cinque anni. La polizia, tra cui è diffusa la corruzione, interviene di rado e le ragazze vittime, quando trovate, vengono solo inviate a “centri di rieducazione”, uguali per tutte senza rilievo per l’età. Per le strade la sorveglianza è scarsa.
A Phnom Penh, capitale della Cambogia, ogni anno transitano circa duecentomila stranieri, un quarto dei quali per turismo sessuale. Nella stragrande maggioranza, sono europei e americani. Questo orribile commercio avviene con la connivenza delle autorità, degli albergatori, dei gestori di night e dei tassisti. Il perché è presto detto: la prostituzione infantile è uno strumento d’introito di valuta straniera. I governi sanno ma tacciono perché quel denaro serve comunque a ridurre il deficit della bilancia dei pagamenti. Le conseguenze per questi schiavi del sesso, che già devono subire le privazioni imposte dalla vita di strada, sono disastrose: molti moriranno di AIDS e di altre malattie, alcuni si suicideranno, tra i sopravvissuti molti resteranno nel giro della malavita riproducendo ciò che hanno subito sulla loro pelle. Coloro che riusciranno a riscattarsi e cambiar vita resteranno comunque segnati. È perciò molto urgente invertire questo marciume, partendo da piccoli accorgimenti! Ad esempio dicendo a testa alta: NO! Io non sono come te che desideri solamente soddisfare i tuoi bassi istinti, anche a costo di rovinare per sempre giovani vite! NO! io non voglio assecondare con il mio silenzio le tue malefatte solo per timore di essere considerato anacronistico in una società che ha ribaltato il giusto senso delle cose - mettendo al primo posto l’edonismo e all’ultimo la solidarietà - per compiacere se stessa nella propria colposa e parassitaria inutilità.
E dicendo a gran voce: SI! Io non mi vergogno di dire apertamente che andrei in vacanza in Thailandia, in Vietnam, in Brasile e in tanti altri posti, insieme al mio partner! Non ho intenzione di rendermi complice di chi riduce in schiavitù esseri umani! Per dare un senso più alto alla propria vita, considerare anche la possibilità di utilizzare le proprie ferie, cooperando con le organizzazioni umanitarie e/o religiose presenti nei paesi dimenticati dal nord del mondo. Toccando con mani e cuore la loro tragica situazione. Per isolare quanti – essendo stati assimilati dall’inutilità – non rispettano i diritti umani. Diritti che il becero sesso senza amore uccide insieme al sentimento. In ogni caso.