L'Italia compie 150 anni e l'atmosfera di commemorazione è tale da averci fatti tornare indietro nel tempo. Certo, non siamo ancora allo jus primae noctis, però basta avere un po' di pazienza e, forse, ci torneremo. Sto scherzando, naturalmente: non ho intenzione di fare dell'ironia su questa giornata di spogliarelli maschili e frasi di circostanza sulla magnificenza della donna.
Come tutti sanno, la festa della donna non è nata per celebrare la bellezza delle mimose, né per far aumentare gli incassi delle pizzerie. Sulle origini di questa che è prima di tutto una commemorazione, esistono più sfumature: è nata forse a New York nel 1857, in occasione di un corteo durante il quale le partecipanti furono violentemente caricate dalla polizia, o forse durante un corteo spontaneo di donne di San Pietroburgo (allora Pietrogrado) che chiedevano il cessate il fuoco durante la Prima Guerra Mondiale, o forse ancora per ricordare la morte di 129 donne chiuse all'interno di un'industria tessile, durante uno sciopero contro le pessime condizioni di lavoro. Come tutti sanno, oggi la parità esiste. Lo dicono la cronaca, le vicende politiche e ce lo racconta il nostro quotidiano. (dai, smettila di ridere in quel modo scomposto...) Rinfreschiamoci la memoria e vediamo come, dal 1861 a oggi, la situazione della donna abbia fatto passi avanti nel Belpaese. Nello Statuto Albertino la parola "donna" non appare manco per sbaglio. Nel 1919 viene riconosciuta, alle donne italiane, la capacità giuridica (Legge n. 1176) che cancella l'autorizzazione maritale e consente loro di esercitare tutte le professioni e buona parte degli impieghi pubblici. Capacità giuridica ma non fino al punto di lasciare che possano votare: il suffragio universale arriva con il referendum del 2 giugno 1946. La parità di genere viene sancita dalla Costituzione nel '48 e la parità salariale nel '57. Passetto passetto, insomma. Nel 1970 fu approvata la legge sul divorzio e 4 anni dopo venne riconfermata, tramite la sconfitta del referendum abrogativo proposto dalla DC e da MSI. Nel 1971 viene allargata la tutela della maternità alle lavoratrici dipendenti e nello stesso anno vengono istituiti gli asili nido. A partire dal 1975 la potestà sui figli spetta finalmente ad entrambi i genitori. Nel 1977 si acquisiscono nuovi diritti in campo di parità lavorativa, con norme più avanzate in materia di condivisione degli obblighi nella cura dei figli e in materia di maternità; nel 2000 si amplia con nuovi diritti in materia di paternità, garanzia di uguali diritti e doveri e tutela dei figli. Si introduce anche il concetto di banca del tempo. Nel 1978 viene introdotta l'importantissima legge sull'aborto, anche se solo pochi anni fa abbiamo assistito, attraverso il referendum sulla fecondazione medicalmente assistita, ad un pericoloso scivolone all'indietro, che metteva in discussione l'autodeterminazione e la libertà di scelta sul corpo della donna, mettendone nuovamente a rischio non solo la dignità ma anche la salute. La legge sulle pari opportunità uomo/donna nell'ambito lavorativo viene approvata nel 1991 e modificata nel 2000, ma è sicuro che non viene ancora applicata: ai festini del Premier hanno avuto accesso solo uomini anziani e giovani donne, mai l'opposto. Nel 1996 la violenza sessuale cessa di essere un delitto contro la morale, per diventare un delitto contro la persona. Tutt'ora, però, non è insolito sentir parlare di donne che "se la vanno a cercare". Nel 1998 si vieta tassativamente il lavoro notturno alle donne durante la maternità e l'anno successivo si introduce l'assegno di maternità per disoccupate e casalinghe, riconoscendo, per queste ultime, il lavoro in ambito domestico. Nel 1999, tramite la risoluzione numero 54/134, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituisce la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG ad organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica nella giornata del 25 novembre di ogni anno; per l'Italia bisogna aspettare il 2005, quando diversi Centri antiviolenza e Case delle donne iniziano a celebrare questa giornata. In Italia, sembra che il Governo abbia dato talmente tanta importanza alla sensibilizzazione da arrivare al punto di necessitare di cure mediche, tipo Michael Douglas che, dopo aver girato "Attrazione fatale", aveva sviluppato una vera e propria ossessione per il sesso. Nel 2000 nasce la figura della Consigliera nazionale di parità, figura già prevista a livello regionale e locale. A maggio del 2003 viene modificato l'art. 51 della Costituzione Italiana, disponendo la rappresentanza delle donne nelle cariche politiche. In Italia, per le donne, da qui in poi è un tratto in discesa (solo che loro sono sui pattini e senza freni): la notizia di più schiacciante conquista per le donne è quella di Laura Pausini che, nel 2008, è la prima donna a cantare allo stadio di San Siro. Non so se mi spiego. Concludo qui, complimentandomi con me stessa per non aver ceduto alla tentazione di parlare di come siamo diventati la barzelletta di tutto il mondo, con il primato di un reuccio maschilista, tuttovolente e attorniato di sudditi compiacenti che vanno tranquillamente da destra a sinistra (sì, anche a sinistra, altroché!) e dal potere al bar di quartiere. Ops. ;) Auguri a tutte quelle donne e quegli uomini che fischiettano e continuano a desiderare un essere umano che evolve.
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