Curiosità e recenti cambiamenti nella geografia del mondo
Società
Scritto da Sergio Lion   

Nell’ormai lontano anno 1976 la repubblica di Nauru, in Oceania, già esisteva. Confinava con le isole Gilbert, che si riconoscono con il nome Repubblica di Kiribati dal 12 luglio del 1979. Per inciso la Repubblica di Nauru, come allora, dispone di un territorio di 21 Kmq. Nonostante questo ancora mantiene la dignità di riconoscere come stati sovrani le Repubbliche di Ossezia del Sud ed Abkazia (con la sola compagnia – controtendente al pensiero unico imposto con la forza delle armi nel 2008 – della Federazione Russa, del Venezuela e del Nicaragua).

Tali novelle Repubbliche sono infatti state oggetto di grave conflitto armato e geopolitico nella guerra scatenata dallo stato Georgiano (alleato degli Stati Uniti e facente parte della Nato), con l’obiettivo primario rivolto al controllo totale ed incondizionato dei loro territori – di fatto autonomi, ma sulla carta parte integrante dello stato di Tblisi – per obiettivi neo-imperialisti geo-economico-politici.
Pensando allo stato di Nauru ed alla sua superfice in chilometri quadrati, quindi, viene in mente la vera idea di orgoglio nazionale in quanto stato sovrano veramente indipendente (anche se purtroppo la crisi economica internazionale ha colpito duramente la micronazione; il governo locale sta effettuando infatti tagli drastici alla spesa pubblica ed il territorio anticamente incontaminato è diventato area di speculazione estera dei grandi gruppi di estrazione mineraria), quello che manca alle realtà europee, assoggettate in gran parte ai voleri ed aspirazioni della casa dipinta di bianco, oltreoceano. La piccola isola non ha capitale. La sede del governo è nella cittadina di Yaren.
I cambiamenti geo-politici nella nostra Europa sono stati molteplici. Direi destabilizzanti, dal punto di vista della governance unitaria tanto blasonata attualmente. Unità che naturalmente è avversata in ogni modo dalle altre potenze mondiali. Se l’Europa trovasse unità, esse perderebbero la loro egemonia economicopolitica nel mercato falsamente e tristemente globalizzato.
Germania, Jugoslavia, Cecoslovacchia ed U.R.S.S. hanno risentito di profondi cambiamenti al loro interno negli ultimi 20 anni.
Il 3 ottobre del 1990 la Germania dell’est (DDR) venne annessa dalla Germania dell’ovest, decretando di fatto la caduta del regime comunista al potere nella zona di influenza sovietica determinata dagli esiti del secondo conflitto mondiale. Al tempo della guerra fredda, con Berlino divisa dal famoso quanto funesto muro, la Germania aderente al Patto di Varsavia scelse Berlino Est come capitale. La Germania ad influenza atlantica scelse la città di Bonn nella Renania Settentrionale-Vestfalia, mantenendo però la sovranità nell’enclave di Berlino Ovest, completamente accerchiata dalla DDR. Attualmente la capitale dello stato germanico è, come del resto di diritto, la Berlino riunificata.
Molto più complessa invece è la situazione della ex Jugoslavia. L’ex stato balcanico fino al 1991 era strutturato in un sistema politico federale, di cui facevano parte Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia-Erzegovina e Macedonia. Nel 1991 la Slovenia e la Croazia (riconosciute dalla Germania e dall’Unione Europea) dichiararono unilateralmente la loro indipendenza dallo stato centrale, quindi attirandosi inesorabilmente l’attacco militare dell’esercito regolare e federale di Belgrado.
Questa escalation di violenza, indusse lo stato federato di Bosnia-Erzegovina a dichiarare l’indipendenza un anno dopo. Il 6 aprile del 1992 infatti cominciavano i cannoneggiamenti su Sarajevo, sempre da parte dei federali.
Molto presto, questo conflitto assunse la forma del “tutti contro tutti” portando quindi alla ribalta con notevole successo il vecchio sistema usato dalle grandi potenze per dominare: il “divide et impera”.
Attualmente della ex Jugoslavia federata non esiste più traccia nelle cartine politiche. Infatti il Montenegro, l’unico stato ancora federato alla ex grande Serbia, ha dichiarato l’indipendenza il 3 giugno 2006 in seguito ad un referendum svoltosi il 21 maggio 2006.
L’opera di destrutturazione totale della Serbia è avvenuta il 17 febbraio 2008, quando la regione del Kosovo dichiarò unilateralmente l’indipendenza da Belgrado. Tale decisione è stata presa dopo aver ottenuto un forte appoggio internazionale. Ben 75 paesi, tra cui l’Italia ed altri 21 stati dell’Unione Europea hanno infatti riconosciuto la piccola nuova “Repubblica”. Attualmente questa è amministrata dall’ONU nella città di Pristina. La Serbia rivendica la totale e completa sovranità.
Diversa la situazione della Cecoslovacchia, stato facente parte dell’ex blocco sovietico. Dopo il crollo russo si separò in maniera incruenta il 1 gennaio del 1993 in due stati distinti: Repubblica Ceca con capitale Praga e la Repubblica Slovacca con capitale Bratislava. Già dal 1990 la ex Cecoslovacchia aveva assunto il nome di Repubblica Federativa Ceca e Slovacca. L’assenza di risentimento reciproco tra le due popolazioni è un elemento fondamentale da sottolineare.
L’ex Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche occupava – allora come oggi – geograficamente quasi tutto il continente asiatico. Il suo territorio Europeo (prima del crollo del 26 dicembre 1991) confinava con Polonia, Finlandia, Norvegia, Ungheria, ex Cecoslovacchia, Romania. La catena dei monti Urali segna tuttora il confine immaginario, ma reale, tra i due continenti. Successivamente al crollo, molti stati federati (Estonia, Lituania, Lettonia, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Armenia, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Azerbaijan) trovarono totale indipendenza da Mosca. L’attuale Federazione Russa è divisa in 83 entità federali, (unità amministrative) 17 delle quali, insieme alla Cecenia, alla Calmucchia, alla Buriazia ed alla Saha- Jacuzia, repubbliche non sovrane.
Il continente asiatico, per quel che riguarda la cartina geografico-politica, dagli anni 80 ad oggi sostanzialmente non ha registrato altri grandi cambiamenti. Dal 1990 lo Yemen, (stato ubicato a sud della penisola arabica), è una repubblica presidenziale, nata dall’unione dello Yemen del Sud e dallo Yemen del Nord. Curiosità, (degna di attenta riflessione per quel che riguarda la condizione femminile ed i matrimoni combinati), di questo stato è il fatto del raggiungimento della maggiore età a soli 14 anni. Altra curiosità degna di nota è la doppia capitale del Regno del Bhutan, piccolo stato ubicato nella catena Himalayana. La città di Punakha è la capitale invernale e Thimphu quella estiva. Il Re con la sua famiglia si trasferisce nelle residenze delle due città in base alla stagione. In effetti anche nella nostra cara Italia il clima è sostanzialmente diverso tra nord e sud nelle diverse stagioni! Sarebbe un buon consiglio, (anche solo in chiave ironica!) da proporre per uno sviluppo più equo, senza troppe velleità secessioniste, falsamente denominate “federalismo”.
Dal 1948 fino al 1989 l’attuale Myanmar si chiamava Birmania. Il nuovo nome della ex repubblica democratica indocinese, fu imposto dalla giunta militare arrivata al potere con un colpo di stato. La capitale Rangoon venne rinominata Yangon. Questi cambiamenti vennero attuati dal governo nel tentativo di ingraziarsi alcune minoranze particolarmente importanti. Il 27 marzo 2006 la giunta militare spostò la capitale nella città di Pyinmana, 100.000 abitanti nella giungla, ribattezzandola “Naypyidaw” che significa “sede dei re”, nel totale abbaglio di becera e violenta onnipotenza.
Il continente africano, invece, è da sempre travagliato da innumerevoli conflitti, determinati dal grande interesse dei paesi ricchi verso le risorse naturali di cui dispone. Amministratori locali, molte volte piccoli lacchè dei paesi ricchi, fanno il resto. Fino al 4 agosto 1984 l’attuale Burkina Faso era denominato Alto Volta, nome che voleva indicare l’ubicazione della nazione nella parte superiore del fiume Volta. Tale fiume è diviso in tre parti: Volta nero, bianco e rosso. La bandiera dello stato corrispondeva a questi colori, assimilando in qualche modo il rispetto e l’esaltazione del territorio rispetto all’entità astratta, (ma concreta), statale.
La nuova denominazione voluta dal presidente Thomas Sankara significa “la terra degli uomini integri”. Il presidente Sankara fu il primo a denunciare pubblicamente la piaga dell’aids, criticando apertamente senza troppi giri di parole i paesi ricchi occidentali per quel che riguarda la situazione del debito estero degli stati africani. Il suo vice, ed attuale presidente, Blaise Compaorè lo fece uccidere nel 1987, instaurando un regime militare tuttora vigente. La vicenda biblica di giuda iscariota e dei 30 denari si ripete quindi in innumerevoli situazioni.
L’attuale Repubblica democratica del Congo nel periodo intercorso tra il 27 ottobre 1971 e il 17 maggio 1997 veniva denominata per volere del presidente Mobutu Sese Seko, “Zaire”. A nord del paese, tra gli anni 1976-1979, lo Zaire confinava con L’Impero Centrafricano. Denominazione voluta dall’allora suo presidente Jean- Bedel Bokassa. L’Impero cessò di esistere il 21 settembre 1979 quando questi venne deposto, ripristinando la denominazione, tra l’altro attuale, di Repubblica Centrafricana.
Al confine est dell’ex Zaire, praticamente determinato in larga parte dal fiume Congo, si arriva nella praticamente omonima Repubblica del Congo, o “Congo Brazzaville”. Due stati che assumono quindi il nome Congo.
Nel grande continente esistono anche altri tre stati nella costa atlantica, che assumono nella toponomastica, anche pur solo parzialmente, lo stesso nome; il nome di Guinea: La Guinea Equatoriale, (stretta tra il Gabon ed il Camerun, con capitale la città di Malabo, situata nell’isola Bioko a circa 500 km dalla costa del piccolo stato), la Repubblica di Guinea (o Guinea Conakry), e la confinante Guinea Bissau, a sud del Senegal. Conakry e Bissau sono le rispettive capitali.
Senza dimenticare l’attuale Zimbabwe, che prima del 1979 assumeva il nome di Rhodesia, e l’attuale situazione della Somalia, caduta pressoché nell’anarchia dopo la fuga del presidente Siad Barre. Costui arrivò al potere con un colpo di stato militare ai danni del legittimo presidente Abdirashid Ali Shermarke nel 1969. Al momento della fuga dell’impostore mercenario Barre, il Somaliland, regione autonoma della nazione, rivendicò la propria indipendenza dallo stato centrale, innescando in successione altre defezioni. In sostanza, attualmente lo stato non esiste, e l’improbabile governo federale controlla forse solo la città di Mogadiscio e dintorni. Anche questi esiti da annoverare, in consuntivo, nella guerra giusta neo-colonialista preventiva.
Il popolo Sahrawi ed il Fronte Polisario, invece controllano appena il 20% della loro Nazione, riconosciuta tra l’altro anche dall’Unione Africana. La Repubblica Democratica Araba Sahrawi, più nota come Sahara Occidentale, a sud-ovest del Marocco, si autoproclamò indipendente nel 1976. Il Marocco però nello stesso anno si impossessava gradualmente dell’ex colonia spagnola, de facto annettendola. Purtroppo l’ONU non riconosce ancora l’entità statale, (depredata della sovranità dall’esercito di Rabat), ma ha concesso solo un posto di osservatore, con lo status formale di stato non sovrano presso il Palazzo di Vetro.
Infine, anche qui in Italia ci sono stati cambiamenti nella geografia politica negli ultimi anni. La creazione di nuove province come ad esempio Barletta-Andria-Trani in Puglia; Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, ed Olbia Tempio in Sardegna; Crotone e Vibo Valentia in Calabria; Fermo nelle Marche; Forlì-Cesena e Rimini nell’Emilia Romagna; Lodi e Monza Brianza in Lombardia; Prato in Toscana. Il tutto a spese del contribuente, che vede moltiplicare continuamente la spesa pubblica per varie novelle entità statali, con un conseguente ed implacabile taglio di risorse nella spesa per sanità, scuola, lavoro e stato sociale.