In Natura, sono le Leonesse ad andare a caccia mentre il Re della foresta resta a sonnecchiare. Ho trovato un vecchio documento che avevo stampato in un internet point qualche anno fa, quando ancora non disponevo di un personal computer. Lo propongo tale e quale al testo originale, come spunto di riflessione date le attuali circostanze politico-economiche nelle quali viviamo qui, nella nostra cara Italia.
Italia, parte integrante quanto indispensabile di un’Europa che si erge da sempre come tutrice suprema dei diritti fondamentali dell’uomo; Europa che però poi permette, ad esempio all’Ungheria, l’arresto con detenzione con pagamento di una sostanziosa multa per la “mefistofelica colpa” dell’essere “per grazia ricevuta”, senza tetto. Ai soggetti un po sensibili ed impressionabili della U.E. potrebbe quasi sembrare di essere di nuovo alle porte di un pericolo di leggi contro l’opinione. La Costituzione Italiana vige in ogni caso, ed a mio avviso, avendo superato la prova estenuante, quanto deprimente, del precedente non-governo, potrà reggere anche al qualunquismo di una tecnocrazia atta solamente al freddo disbrigo degli affari bancari correnti.
Marzo 2004, di Aliga de Ansia, fonte: italy.indimedia.org - http://www.ecn.org/reds/donne/mondo/mondo0403Israele.html
«Lo scontro frontale fra i diseredati e gli abbienti in Israele è forse iniziato tre giorni fa a Gerusalemme, quando all’improvviso in seicento case dei rioni-bene di Beit Hakerem e di Old Katamon i rubinetti dell’acqua si sono prosciugati. Constatato che il municipio era all’oscuro del singolare fenomeno, gli abitanti hanno presto notato che qualcuno aveva loro chiuso di proposito i rubinetti centrali dell’acqua. In poche ore la polizia ha risolto il mistero: la chiusura dei rubinetti era opera di un gruppo di azione organizzato in un vicino slum: il ribollente borgo dei “Katamonim”, da dove negli anni Settanta prese le mosse il movimento di protesta sociale più radicale mai conosciuto in Israele, quello delle “Pantere Nere”. In questa protesta, Ayala Sabag, è una figura di spicco: dirige un piccolo gruppo di attivisti (“Nilhaz”, acronimo ebraico di “Donne per una società giusta”) e spiega che nei Katamonim “metà del rione è da tempo senza acqua”. Il municipio di Gerusalemme, sostiene, infierisce verso i poveri che non pagano la bolletta dell’acqua mentre non provvede a far saldare i debiti nei rioni-bene. “Abbiamo voluto – spiega – che anche i ricchi provassero a restare senza acqua”. “Bibi – aggiunge, alludendo al ministro delle finanze Benyamin Netanyahu (ndr) facilita gli abbienti e taglia a noi i fondi di sussistenza. Ci aspettiamo che anche chi in Israele sta bene protesti e solidarizzi con noi”. Questa protesta sociale, secondo i mezzi di comunicazione, viene organizzata da un piccolo nucleo di madri – single, le “Leonesse”. Sono episodi per ora sporadici, ma clamorosi. Le “Leonesse” si ispirano alla lotta condotta dalle “Pantere Nere” contro l’allora premier laburista Golda Meir. Fra l’altro, rubarono latte nei supermercati per regalarlo ai bisognosi. Un mese fa le “Leonesse” sono entrate in azione a Beer Sheva, nel deserto del Neghev. Si sono presentate ai direttori di alcuni supermercati (uno diverso, ogni week – end) come un gruppo di madri – single “ridotte alla povertà a un punto tale di aver perso la vergogna” e li hanno informati che erano intenzionate ad uscire dal loro locale con carrelli pieni. Ma avrebbero prelevato – hanno precisato – solo generi di prima necessità: pane, latte, zucchero, farina. Michal Magen, una delle organizzatrici, spiegò allora alla stampa che la protesta destava grande imbarazzo sia nei dirigenti dei supermercati, sia fra gli agenti di polizia. Alla presenza di fotoreporter – aggiunse – nessuno di loro aveva il coraggio di bloccare i carrelli espropriati. L’approfondirsi della crisi sociale in Israele ha generato negli ultimi mesi diversi fenomeni di protesta: fra i più celebri la invasione ad oltranza di una piazza di Tel Aviv nota per le sue boutiques esclusive (ribatezzata “La Piazza del Pane”) e un prolungato picchetto davanti agli uffici di Netanyahu organizzato da madri – single. Le “Leonesse”, per la prima volta, dirigono ora la loro protesta non solo contro le autorità ma anche verso il “cuore” stesso del benessere. “Dopo la operazione di Gerusalemme, la prossima sarà a Tel Aviv – ha anticipato una “Leonessa”.- Toglieremo la luce ad un intero rione – bene, e per ora non diciamo quale. “Così anche i ricchi sentiranno cosa significa affrontare il rigore dell’inverno senza la corrente elettrica”.
06 Febbraio 2004 ISRAELE, “LEONESSE” IN AZIONE CONFISCANO SCORTE DI PANE. PROTESTA SOCIALE DOPO AUMENTO PREZZO FARINA Attiviste sociali israeliane che si autodefiniscono “Leonesse” si sono impossessate di scorte di pane la scorsa notte a Beer Sheba (Neghev) e a Gerusalemme e le hanno subito distribuite nei rioni poveri delle loro città. Una portavoce delle “Leonesse”, Ayala Sabag, ha spiegato oggi che si è trattato di una reazione alla decisione del governo israeliano di aumentare del 30 per cento il prezzo della farina. Sabag ha aggiunto che le automobili del suo gruppo di azione hanno agito esclusivamente in rioni benestanti delle rispettive città. Di prima mattina, subito dopo la distribuzione del pane, hanno rastrellato quanto trovato sui marciapiedi e agli ingressi degli empori, lo hanno caricato nelle loro automobili e lo hanno distribuito ai bisognosi. Nelle settimane passate, altri piccoli gruppi di “Leonesse” hanno espropriato in diversi centri commerciali carrelli carichi di generi di prima necessità, e hanno brevemente interrotto l’erogazione dell’acqua in due quartieri benestanti di Gerusalemme “per far sentire ai ricchi cosa sentono i poveri quando, per debiti, il Municipio chiude i loro rubinetti”. Madre single di quattro figli, Sabag ha detto di non temere di essere arrestata. Da parte sua il ministro delle finanze Benyamin Netanyahu ha ammesso che l’aumento del prezzo della farina è stato un errore che dovrà essere ora riesaminato.
(ndr: Benyamin Netanyahu, esponente governativo presso il ministero delle finanze in quel periodo era appartenente al partito politico conservatore “Likud”. Attualmente ricopre l’incarico di primo ministro del governo israeliano.
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