Se Auschwitz fa ridere
Società
Scritto da Piervittorio Formichetti   

È da poco trascorso il giorno della memoria, istituito nel 2000 per commemorare la liberazione del campo stermino di Auschwitz avvenuta il 27 gennaio 1945 ad opera dell’esercito sovietico; e negli stessi giorni scopro su internet un’immagine, creata evidentemente da un gruppo antigiudaico, in cui sui sei vertici della stella di Davide sono state collocate a scopo degradatorio e per indicare, forse, che la televisione in cui essi lavorano (La 7) è una specie di lobby ebraica, le fotografie di personaggi famosi come Gad Lerner, Enrico Mentana (?) e Alain Elkann.

La cosa sarebbe già grave ma il peggio e che tra essi compare anche uno scrittore che non è ebreo e non centra nulla con la 7: Roberto Saviano! Indicarlo come ebreo sarebbe dunque un modo per indurre a disprezzarlo o una “chiave” per capire perché egli sia uno “scomodo”?
I seguenti episodi (di idiozia), realmente accaduti, non dimostrano che qualcuno pensi ancora che gli ebrei siano da disprezzare, ma che qualcuno, proprio perché conosce l’assurdità del nazismo e dell’antigiudaismo, lo prende come un tema scherzoso e provocatorio, forse persino “anticonformista”. Il protagonista degli episodi esiste davvero e per questo, anziché con il suo vero nome lo chiamerò K. come faceva lo scrittore Frank Kafka (che era ebreo) con i suoi personaggi. - K sale sul tram; seduti dentro ci sono due ragazzi che parlano e sfottono chiunque abbiano davanti: incitano a fare in fretta a camminare una vecchietta con la stampella e poco dopo daranno del figlio di p..... e manderanno a fan.... il conducente che annuncia una deviazione. Probabilmente K. porta il pizzo, uno dei due esordisce: ma come si fa ad andare in giro con quella faccia da ebreo?! - K. è a palazzo nuovo per consultare il sito dell’università o per stampare un documento nel box self-service, ed entrano altri due studenti. Sarà che k. ha la pelle scura, o non assomiglia a Schwarzenegger, fatto sta che uno dei due lo nota e dice all’altro: c’è “Auschwitz”! - K. passa di fronte a una gelateria, davanti alla quale sono sedute, su una panchina, due ragazzine e un loro coetaneo sul gradino della gelateria stessa; scherzano e ridono. K. passa in mezzo al terzetto e sarà che porta il pizzo, o che non è alto e biondo, ma le due adolescenti stanno improvvisamente zitte e il ragazzo, alludendo al noto simbolo ebraico, ma servendosi della frase di un noto gioco infantile – ma dove si impareranno certi giochi di parole così “spiritosi”?! - recita in farsetto: 1... 2... 3... stella!!! è meglio far notare che 1) questi personaggi così “simpatici” e “spiritosi” non avevano nulla dei nazi-skin (testa rasata, anfibi, giacca nera, ecc.); 2) K. era loro perfettamente sconosciuto e perciò non potevano sapere nemmeno che egli non è affatto ebreo. Eppure è bastato qualche probabile richiamo somatico a far loro venire in mente uno stereotipo che è stato quindi utilizzato per scherzare e ridere.
Il giornalista Igor Man scriveva (riguardo a un contesto diverso, la morte di Giovanni Pao-lo II) su “La Stampa” che – testualmente - “il guaio è che oggi la gente è tremendamente superficiale”. “Il guaio è che quando questo avviene”, risponderebbe Primo Levi, “allora al termine della catena, sta il lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste le conseguenze ci minacciano” (dall’introduzione di “Se questo è un uomo”).