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Articoli - Società
Scritto da Redazione   

Visti i tempi è sempre bene ricordare chi siamo! 

Viviamo in un momento turbolento, la crisi sta stritolando la società, minando le sue fondamenta. In genere in questi periodi prendono corpo le paure più profonde e questo permette a chi sa cavalcarle di occupare spazi importanti della collettività a partire dalla politica. In un periodo come quello attuale, anche se ormai un po’ di tempo fa, si diffusero e dilagarono fascismo e nazionalsocialismo. Va ricordato che entrambe occuparono il potere politico tra la noncuranza e l’approvazione della popolazione. Popolazione che si trovava prostrata da un conflitto (la I guerra Mondiale) e angosciata dalla mancanza di una prospettiva di un futuro migliore.
Noi non usciamo da un conflitto, ma ormai da almeno un triennio di crisi economica, di chiusure e fallimenti aziendali e di conseguenza di licenziamenti… che avvengono anche in presenza di buoni risultati operativi, perché operati nell’ottica della massimizzazione dei profitti, che spinge imprenditori a delocalizzare in Paesi in cui il costo del lavoro, ossia lo stipendio, il maledetto salario, è notevolmente più basso rispetto all’Italia. Questo malessere colpisce anche il pubblico impiego perché le amministrazioni si trovano nella necessità di ridurre il personale per far fronte a bilanci sempre più esigui. Non entro in questa sede sulla scarsa lungimiranza della classe imprenditoriale, però mi pongo una domanda che non trova risposta: ossia se alla fine tutti saranno licenziati chi ancora acquisterà quei prodotti che ora si realizzano nell’est europeo o in Asia?

 

La tensione sociale è fortissima e non solo nei paesi del Mediterraneo; il fenomeno degli indignati e di coloro che criticano i poteri forti della finanza si fa sentire con forza in più parti del pianeta.

Sembra per certi aspetti di trovarsi un po’ nel 1848 o nel 1968, quando il vento della ribellione soffiava forte e incendiava gli animi di molte persone del mondo.

Questi da sempre sono i momenti più opportuni per dar sfogo alla rabbia del popolo per dichiarare guerra a qualcuno, andando a trovare il nemico da abbattere, per far trionfare la giustizia o la libertà o… entrambe.

A ben vedere almeno in Italia e in altri paesi europei (partito dei pirati nel nord Europa) questa chance non è stata data ai soliti movimenti populisti e xenofobi, che nel nostro recente passato (vedi Lega Nord, ma anche formazioni di destra se non addirittura neo fascisti). Certo Beppe Grillo, il leader del Movimento 5 Stelle è un populista, ma ha l’intelligenza di non candidarsi direttamente, dando spazio a chi, rispettando i criteri che il Movimento si è dato, ha la competenza e anche la leadership per poter assumere incarichi pubblici. Al momento chi scrive non può e neanche vuole stigmatizzare un movimento che fa della partecipazione diretta uno dei suoi cavalli di battaglia, hanno un grande rispetto per l’ambiente, professano politiche che universalizzano la conoscenza e la salute. Nello scenario attuale il successo del Movimento 5 stelle è in realtà una fortuna. Ciò però non può soddisfarci, né farci sprofondare nell’ignavia limitandoci ad osservare gli eventi.

Proprio in un periodo come questo è necessario affermare con quanta più forza possibile la centralità dell’essere umano, di tutti gli esseri umani. Il rifiuto di ogni forma di violenza, fisica, psicologica, economica, sessuale e religiosa.

Si rende necessario denunciare l’inumanità di un mondo governato da incomprensibili leggi del mercato. Riconoscere che l’economia non è altro che, un’attività gestita da pochi individui, che non accettando alcun vincolo e controllo impongono nuove forme di schiavitù a milioni di individui nel mondo. Che le merci hanno libero accesso in tutto il mondo, mentre le persone e le idee non hanno questa stessa libertà.

Chi difende il libero mercato è il primo ad invocare l’intervento pubblico per difendere istituzioni private come le banche, ed è lo stesso che sui propri mezzi d’informazione chiede la cancellazione dei diritti fondamentali presentando il tutto come liberalizzazioni.

Ci vogliono ignoranti, poveri ma soprattutto ricattabili: se non esiste più uno stato sociale, pur di vivere si è disposti a tutto.

Voglio vivere nel rispetto del mondo e degli altri. Non voglio essere competitivo. Voglio confrontarmi con gli altri e con le altre culture, imparare e se possibile insegnare quel poco che so.

Dò importanza alla vita e alla dignità delle persone, non sono antiabortista e mi ripugna la mercificazione del corpo delle donne.

A tutti deve essere data la possibilità di vivere una vita degna e libera e di poter accedere al sapere. Non è tutto male ciò che vedo e che mi sta intorno.

Solo, anche a costo di risultare pedante, insisto con l’esigenza di dover affermare un principio a me e a tutti gli umanisti assai caro: NIENTE AL DI SOPRA DELL’ESSERE UMANO E NESSUN ESSERE UMANO AL DI SOPRA DI UN ALTRO.