Riconciliazione virtù, sacramento, stile di vita
Società

Riconciliazione virtù, sacramento, stile di vita

di Luisa Ramasso

Allora Pietro, accostatosi, gli disse: “Signore, se il mio fratello pecca contro di me, quante volte gli dovrò perdonare? Fino a sette volte?”. Gesù gli disse: “Io non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. (Mt 18, 21-22) 

 

Da un discorso di Giorgio Schultze al forum umanista europeo nell’autunno del 2008:

“Riconciliare non è dimenticare né perdonare, è riconoscere tutto quello che è accaduto e proporsi di uscire dal circolo vizioso del risentimento”. 

Da qui nasce la mia riflessione. Se riconciliare non è perdonare, allora che sentimento rimane all’interno del nostro piccolo cuore? Rancore? Risentimento? Rabbia, forse? Ma come posso riconciliarmi con me stessa e con l’ambiente che mi circonda se nel mio cuore covo del rancore o del risentimento o semplicemente tanta rabbia per il torto subito?

 

O il timore che questa persona che in passato mi ha in qualche modo violato possa ancora nuocermi? Ma in ogni caso si tratta ancora sempre di un sentimento negativo, ossia un sentimento distruttivo e non costruttivo. Se invece io apro il mio cuore al perdono, qualunque offesa decade. Certo non è facile perdonare chi, per esempio, può aver arrecato danno a una persona cara. In quel caso l’essere umano è aizzato alla vendetta. O alla ripicca, che è più o meno la stessa cosa. Mentre per “porgere l’altra guancia” ci vuole una grande forza.

Ricordo di un uomo che, con le braccia aperte inchiodate ad una croce, disse: “Perdonali, Padre, perché non sanno quello che fanno”.

E così insisto: perché mai riconciliare non dovrebbe essere perdonare? Perché tanta paura ad usare il vocabolo perdono?

A tale proposito ho intervistato Padre Fabrizio dell’Ordine dei Barnabiti. Quindi a lui la parola:

Esiste il Sacramento della Riconciliazione, vero?

Si tratta innanzitutto di una virtù che diviene un Sacramento. Ma è anche uno stile di vita. Un atteggiamento.

La Riconciliazione è legata al perdono?

è legata al Perdono, alla Misericordia e alla Carità.

L’Amore di Dio per gli uomini e l’amore degli uomini l’uno verso l’altro. Il Padre Nostro dice: “... e rimetti a noi i nostri debiti come noi rimettiamo ai nostri debitori...”

Dal Vangelo di Matteo al capitolo 18, cogliamo un aspetto assai importante: l’amore fraterno, che può essere visto anche come la comunità dei discepoli.

La Riconciliazione è anche la penitenza?

In un certo senso sì, ma direi che più che parlare di penitenza parlerei piuttosto di conversione. Amore e conversione, cioè cambiamento. La Riconciliazione avviene sempre attraverso un cambiamento. Un cambiamento di atteggiamento o di modo di vedere o di sentire. Un sentimento nuovo.

 

“... E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti”. (Lc, 5, 37)

 

Infatti la parola Ri-con-ci-lia-re significa “unire di nuovo”. Vale a dire: Creare una nuova vita.

Può assumere anche un significato di “guarigione”, cioè “Sanare una situazione di inemicizia”. Ma in ogni caso la guarigione avviene sempre per un cambiamento. Non necessariamente il cambiamento debba essere fisico, tangibile. Si tratta piuttosto di “trovare nuove ragioni di vita”. Creare un’unità con una nuova base e una nuova ragione di essere e di esprimersi.

Un’altra spiegazione ce la dà la parola greca kata lasso oppure apo-katalasso, cioè cambiare sentimento, dove lasso sta per costruire, barattare, scambiare o cambiare. Quindi più che “unire di nuovo” è più giusto dire “costruire di nuovo” o meglio tornare a costruire o costruire ancora, vale a dire continuare, andare avanti nella costruzione della realtà. “Lasciati alle spalle il passato e torna a costruire”, cioè “rivivi”.

Questo implica un atteggiamento critico, sia verso se stessi sia verso gli altri.

Rivedere e rivalutare l’altro. Rivedere e rivalutare noi stessi.

Nella riconciliazione si è chiamati a trovare un modo diverso di entrare in relazione con l’altro. Un atteggiamento diverso nei confronti dell’altro. Sia un amico che un nemico.

Infatti, dal Vangelo di Matteo, 5, 38: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici”.

Quindi la Riconciliazione deve avvenire sempre attraverso un cambiamento all’interno del proprio sé e nei confronti degli altri.

è un dato di fatto, una realtà umana sotto tutti gli aspetti; non solo per il credente cristiano, ma anche per il non credente o per qualsiasi credente di qualsiasi altra religione.

La Riconciliazione è umana prima ancora di essere cristiana o buddista o islamica o di qualsiasi altro credo.

 

Personalmente penso che se ci si vuole riconciliare con l’altro, la prima cosa è, innanzitutto, riconoscere i propri torti, poiché in una qualsiasi lite i torti non sono mai da una parte sola. E poi mantenere un atteggiamento umile, ma non sottomesso, dignitoso ma non superbo, distaccato ma non negando i sentimenti, semplicemente dominando le emozioni. Come in tutte le cose, ci vuole equilibrio.