L'antifederalista
Società
Scritto da Mario Brusasco   

Oltre allo sperpero di denaro pubblico il federalismo contribuisce alla disgregazione sociale e organizzativa del Paese, mentre gli sforzi degli Umanisti sono volti alla integrazione fra popoli, culture e tradizioni diverse.

La notizia che in Italia ci sono in tutto oltre 1100 consiglieri regionali e che ciascuno di essi costa circa 750.000 euro all’anno, senza considerare le enormi spese per il personale amministrativo e di supporto, nonché per le uscite finanziarie connesse, è di quelle che fanno imbestialire chi faticosamente fronteggia situazioni di precarietà, di stress da lavoro o di vero e proprio malessere per disoccupazione o sottoccupazione. Naturalmente la situazione non è uguale per tutte le regioni, anche se complessivamente si tratta di cifre enormi.

 

Non c’è bisogno di essere economisti, per  studio o per professione, per capire che le risorse finanziarie di qualunque organismo non siano inesauribili. Anzi in Italia ormai da anni si raschia il fondo del barile, si tassano i cittadini in modo esorbitante, lo stato sociale vacilla e per tutti ma soprattutto per le classi più deboli gli effetti della crisi economica e finanziaria sono evidenti e tangibili in modo clamoroso.  Quindi gli sperperi a vantaggio di alcuni vanno a discapito di altri: la sofferenza degli sfruttati è sempre più stridente con il senso di equità e giustizia.

Mentre accade tutto ciò, decine di migliaia di persone hanno immeritati privilegi e redditi che superano i 300.000 euro annui!

Le amministrazioni regionali si sono dimostrate, dati certi alla mano, una delle fonti di spreco di pubblico denaro fra le più inique, penose e degradanti, per la civiltà del nostro Paese. Va da sé che le risorse male impiegate finiscono per essere sottratte a quanto sarebbe utile.

Tale situazione, come ho già evidenziato nel numero precedente di Conexión, deriva dalla sciagurata legge del 1969, che oltre alle già esistenti regioni a statuto ordinario ha aggiunto ben 15 amministrazioni regionali a statuto ordinario, portando a 20 il numero totale. La situazione è molto peggiorata nell’ultimo ventennio, perché, su istanze leghiste da nessuno contrastate, le spese delle regioni sono cresciute a dismisura, con l’aumentare dei poteri a loro assegnati.

Oltre allo sperpero di risorse finanziarie, di cui ormai esiste una rilevantissima documentazione, ancorché non sufficientemente resa di pubblico dominio, il federalismo, che in Italia ha assunto la forma di iperregionalismo, cioè poteri eccessivi alle amministrazioni regionali, sta determinando una disgregazione nel Paese anche al livello del comune sentire, un frequente e spesso malcelato odio fra gruppi di appartenenza dello stesso popolo italiano, nonché inefficienze e disgregazione organizzativa,  amministrativa e finanziaria.

è esattamente il contrario di quanto servirebbe ad una comunità che, come proposto dal movimento umanista propone e si batte per la nonviolenza, la comprensione fra i popoli, l’integrazione tra etnie, la giustizia sociale ed economica, quali passaggi intermedi per un processo di formazione nella prassi e nella  sensibilizzazione delle coscienze della nazione umana universale, dove conflitti e ingiustizie vengano ridotte progressivamente, fino al limite del loro superamento totale.

Quindi da una parte v’è il senso del bene comune dell’intera umanità, dall’altra la vergognosa spinta a localismi, egoismi, fino a giungere, quale coronamento d’ignominia, a fenomeni definibili di puro razzismo, intolleranza e discriminazione.

Ciò che  più mi avvilisce come italiano e che nessun partito politico, movimento, singolo giornalista od opinionista, associazione, si sia opposto in oltre  20 anni al diffondersi di questa mala pianta, di matrice razzista, discriminatoria e disgregatrice, chiamata federalismo.

Come ha già chiarito nel numero di novembre-dicembre di Conexión, nulla di quanto dico ha qualcosa a che vedere con istanze federaliste europee, che invece potrebbero essere un buon primo passo per un progetto di fattiva coesione, naturalmente se fosse bene ispirato e condotto sui binari della solidarietà, della giustizia, della libertà, dello sviluppo compatibile, del reale progresso materiale e spirituale dei popoli, in comune unità d’intenti.

La Nazione Umana Universale può ritenersi da alcuno, al momento, un’utopia (ma l’utopia è anche ciò che può dare un senso ad una vita, nell’impegno civile, nella condizione di essere umano evoluto e cosciente, nonché ispirato da un rinnovato e proficuo umanesimo), ma di sicuro i passi di integrazione e di dialogo costruttivo fra popoli e nazioni ed etnie ne sono un possibile ed auspicabile procedere. Ebbene il leghismo con le sue istanze è l’esatto contrario di tutto ciò!

Il diffondersi del federalismo, sciaguratamente e vergognosamente avallato da tutti, ha determinato in me la totale disistima per l’intera classe  politica italiana, compreso il mondo di lacchè, portaborse, faccendieri, parolai da strapazzo, giornalisti e pennivendoli a libro paga del padrone di turno, che gira ad essa intorno.

Il cammino di recupero a ritroso si presenta difficilissimo, tanto più che si inserisce in un quadro europeo di assoluta debolezza, sul piano economico ed etico, con gli squilibri che una globalizzazione di stampo puramente competitivo e predatorio hanno determinato anche nel nostro continente.