L'antifederalista - Gli sprechi e la disgregazione del Paese sono ormai insostenibili
Società
Scritto da Mario Brusasco   
Nell’attuale penoso avvio di campagna elettorale,  mi suscita particolare disgusto lo slogan della Lega nord ” Prima il Nord”. Uno slogan rappresenta l’estrema sintesi di quanto un movimento o partito politico ritiene essenziale quale proposta per gli elettori, mentre lo pone a fondamento della propria dottrina.

Per gli Umanisti, che fra i tanti meriti e diversificate attività, si pongono come obiettivo la sensibilizzazione verso la Nazione Umana Universale, tale slogan disgregativo e discriminatorio non può che risultare vergognoso.

è vero che la Lega Nord, diventata in 20 anni partito di un certo peso politico, con la ignobile accondiscendenza generale, ci ha abituato a posizioni e comportamenti assolutamente disdicevoli e dannosi per il Paese, ma questa ennesima conferma non ne riduce lo sdegno in me provocato.

 

Come è noto, il desiderio di indipendenza della cosiddetta “padania” dall’Italia resta un obiettivo primario per tale partito, ma da oltre 10 anni il tutto si è trasformato per necessità, in una spinta al cosiddetto federalismo, compresa la sottospecificazione tragicomica chiamata “federalismo fiscale”, anch’essa incredibilmente accettata da tutti.

Il federalismo all’italiana si è risolto nell’affidare poteri via via maggiori alle  amministrazioni regionali, stravolgendo di diritto e di fatto l’impostazione unitaria dello Stato risorgimentale, cioè la tesi che era prevalsa 150 anni or sono, tra le varie forme istituzionali allora in contrasto e discussione.  Ricordo che il federalismo anzidetto si è innestato sui già deleteri effetti della legge n. 108 del 17 febbraio 1968 che aveva introdotto 15 amministrazioni regionali a statuto ordinario, oltre alle 5 già esistenti a statuto speciale.

Ho già ricordato in numeri precedenti di Conexion che da uno studio molto ben dettagliato,  pubblicato l’anno scorso sull’autorevole quotidiano Corriere della Sera, l’elenco degli sprechi a danno della collettività a causa delle amministrazioni regionali ha raggiunto livelli insostenibili. Tanto è vero che il titolo di uno dei report era : “Uscite lievitate del 75% in 10 anni. In nome dell’autonomia”!

Io che sono antifederalista da 20 anni, in penosa solitudine intellettuale, non mi stupisco di questi rendiconti, ma mi avvilisce che il tutto sia avvenuto in un quadro di ignobile e becero conformismo generale.

Tra le innumerevoli chicche del report vi sono i costi dei vitalizi degli ex consiglieri regionali: esse comprendono i dati  della Sicilia con 21 milioni all’anno, Sardegna e Lazio con più di 16 milioni, Campania con più di 14 milioni e via dicendo. Ho recentemente ascoltato alla radio un’intervista riguardante la regione Molise che avrebbe speso un milione cinquecentomila euro circa, per un immobile di proprietà a Bruxelles, quale ufficio per i funzionari che intrattengono rapporti con le Istituzioni europee.

Il Paese non può più sopportare sprechi di alcun genere: gravando essi sulla collettività, ne minano ormai la stessa dignitosa esistenza. Collateralmente impediscono il necessario finanziamento alle attività di ricerca scientifica, di sicurezza, di sanità pubblica, di tutela del patrimonio naturale, storico e culturale, di investimenti produttivi del settore turistico, di sostegno ad un sistema di stato sociale ancora degno di questo nome, di contrasto al dissesto idrogeologico, ai pericoli legati al global warming, ecc.

Grazie a quel poco di welfare non ancora perduto, alle riserve accumulate dalle generazioni degli ultra sessantenni, nonché al residuo di capacità competitiva del sistema Paese, la grave sofferenza in termini finanziari e sociali riguarda per ora solo un 15/20 % del popolo italiano. Tale percentuale risulta a mio parere già spaventosa e indecente, ma ancora peggio sarebbe se fosse destinata a crescere, come credo avverrà in assenza di robusti, urgenti e giusti correttivi.

Preciso che il federalismo non è ovviamente l’unica causa del disastro sociale ed economico in atto, in quanto ad esempio è anche necessario un ripristino del valore educativo e formativo degli studi di ogni ordine e grado, incredibilmente perduto da parecchi decenni.

Gli sforzi di milioni di volontari in Italia e nel mondo, comprese le molteplici attività del Movimento Umanista, nel campo del sociale, della nonviolenza, della spinta all’integrazione tra popoli ed etnie, nonchè i concreti aiuti erogati in svariati angoli del pianeta sono utili ed encomiabili: di certo necessita parallelamente un ravvedimento operoso della politica, in Italia ed in molte realtà statuali, occidente compreso, avviato nel suo insieme ad un lento declino sociale ed economico, con rare eccezioni.

Chi mantiene fiducia nel genere umano credo non possa non condividere fattivamente analoghi auspici.

 

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