L’antifederalista
Società
Scritto da Mario Brusasco   
E' un vecchio artista italiano, turbato dal suo inaspettato telegramma che si rivolge a Lei e la prega di comprendere come questa annunciata nomina a senatore a vita sia in profondo contrasto con il suo sentire e come egli sia costretto con grande rammarico a rifiutare questo onore. Schivo da ogni accaparramento di onorificenze, titoli accademici e decorazioni, desidererei finire la mia esistenza nella stessa semplicità in cui l’ho sempre percorsa. Grato e lieto della riconoscenza espressami a nome del mio paese pronto a servirlo ancora qualunque sia l’evenienza, la prego di non voler interpretare questo

mio desiderio come atto scortese o superbo, ma bensì nello spirito di semplicità e modestia che lo ispira… accolga il mio deferente saluto e rispettoso omaggio».

Questo capolavoro di sobrietà, di rispettosa e dignitosa deferenza, provi il lettore a indovinare da chi sia stato scritto. Per coloro che non lo sapessero lo rivelo: dal più grande direttore d’orchestra italiana di fine ’800 e prima metà del ’900 e tra i più grandi del pianeta, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, anche per  qualità personali e non solo per quelle artistiche.

Ebbene, fu Arturo Toscanini.

Il telegramma di rinuncia in questione, fu inviato il 6 dicembre 1949 da Toscanini all’allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi, che lo aveva nominato Senatore a vita il giorno precedente.

Per inciso ricordo che in tempi precedenti Toscanini aveva già avuto per il suo impegno contro il nazionalsocialismo hitleriano e in difesa dei suoi perseguitati, un grande segno di stima da parte di Albert Einstein, con queste parole scrittegli in relazione agli accadimenti del 1938, quando cioè l’Italia fascista strinse alleanze con la Germania: “Sento la necessità di dirle quanto l’ammiri e la onori. Lei non è soltanto un impareggiabile interprete della letteratura musicale mondiale... Anche nella lotta contro i criminali fascisti lei ha mostrato di essere un uomo di grandissima dignità... Il fatto che esista un simile uomo nel mio tempo compensa molte delle delusioni che si è continuamente costretti a subire”.

Ritornando ai fatti del 1949 si potrebbe dire: altri tempi, quelli del primo dopoguerra, quando ancora l’onore nella vita pubblica, l’onestà, il senso del bene comune del Paese erano valori che facevano parte del comune sentire di gran parte del popolo italiano. Valori che non erano ancora stati tanto vilipesi, così come è poi avvenuto a partire dagli anni ’60, con la distruzione progressiva del valore educativo e formativo della scuola, prima delle medie inferiori, poi delle elementari, poi di gran parte del mondo universitario, per finire, a coronamento d’ignominia, con la definitiva distruzione anche delle superiori con la legge D’Onofrio del ’95 che aboliva gli esami di settembre per sostituirli con dei diseducativi esami-farsa. Si potrebbe anche dire che non si parlava ancora di federalismo (che è poi stato di fatto con l’iper regionalismo l’applicazione concreta ed italiana di un passo di totale irrazionalità e del razzismo più beceri); federalismo che è stato costosissimo, foriero di gravissima corruzione come i fatti stanno dimostrando e disgregatore dello sforzo di “fare gli italiani”, processo che fino ai primi anni ’60 era già in discreta parte riuscito, con grandissimo sforzo e unità d’intenti e d’azione.

Ma qui vorrei sottolineare il valore in sé del gesto di Arturo Toscanini: la rinuncia a una carica prestigiosa (e remunerativa) stride in modo evidente con la prassi invalsa ormai da decenni di volersi accaparrare per finalità solo proprie e con qualunque mezzo uno scranno in Parlamento o in qualche consiglio regionale, specie se ritenuto assai redditizio nel breve o medio termine. La corruzione che dilaga è dovuta anche a questa pratica consolidata, con rare nobili eccezioni.

Il richiamo al bene del paese, con la disponibilità dichiarata di continuare comunque a servirlo, stride anche con i processi disgregativi attuati al contrario con il  federalismo-iper regionalismo, compresa la sottospecificazione tragicomica chiamata federalismo fiscale. Ho già ricordato in un articolo precedente di Conexión che lo slogan sui recenti manifesti elettorali che recita “Prima il Nord” è l’ennesima prova  di un sentimento di egoismo, che vuole far leva sui più viscerali e discriminatori sentimenti contrari all’unità e solidarietà nazionale e sociale.

Il Movimento Umanista, gruppo internazionale di grande portata e molto attivo per impegno civile, pone tra i suoi obiettivi la creazione della Nazione Umana Universale, pacifista, solidale, foriera di risoluzione condivisa di eventuali ragioni di conflitto. Con la ricerca di positivi punti d’incontro tra culture diverse, da non porre in contrasto ma in sinergia, il Movimento Umanista tenta di realizzare uno dei più bei sogni del genere umano: la pacificazione fra i popoli. Tali obiettivi si possono e si devono raggiungere anche attraverso il lavoro da compiere personalmente su sé stessi per il miglioramento del proprio atteggiamento di apertura mentale e psicologica, verso l’aggregazione sociale, per il consapevole fondamento della propria dignità e libertà, per la condotta coerente e leale. Ebbene un tale Movimento culturale, politico e umanitario non può non percepire l’alto valore  di uno scritto come quello di Toscanini. Naturalmente si può unire ai tanti esempi simili e ugualmente forti che talvolta la storia del genere umano ci ha elargito e ci elargisce.

L’egoismo e la brama sfrenata di benefici personali non sono più sostenibili anche nei confronti del pianeta Terra, che non può più reggere una globalizzazione predatoria e non solidale, tra popoli e verso il pianeta stesso, coi suoi delicati equilibri naturali; le giuste e più che legittime ambizioni personali devono trovare naturalmente un chiaro limite nel senso superiore di un bene comune.

In Svizzera, uno dei paesi più civili d’Europa, che è bene ricordare si è confederato per unirsi maggiormente e non per disgregarsi, così come si potrebbe fare in Europa, si è recentemente approvato un tetto massimo ai compensi per alte cariche e per funzioni manageriali.

Cerchiamo come italiani di prendere esempio da chi di volta in volta si dimostra migliore di noi. La limitazione dei compensi è un segnale forse modesto e insufficiente, ma quanto meno va già in concreto nella giusta direzione.

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