Benvenuto Ramadan |
Articoli - Società |
La Torino Multietnica aspetta con gioa e trepidazione l’arrivo del sacro mese del digiuno che viene chiamato Ramadan.
L’inizio di tale mese del corrente anno 1434 dopo l’Egira (622 d.C. quando si verificò la migrazione di Maometto dalla Mecca a Medina considerata come data di inizio della cronologia islamica), è previsto per Martedì 9 Luglio 2013. È il nono mese del calendario islamico che si compone di 12 mesi lunari (29 o 30 giorni ciascuno) per un totale di 354 o 355 giorni , al contrario dei 365 o 366 giorni (se bisestile) dell’anno gregoriano, basato sul ciclo solare. Come tutti gli altri mesi del calendario islamico è determinato tradizionalmente dall’avvistamento della luna nuova. In questo mese i musulmani praticano il digiuno, uno dei cinque pilastri dell’Islam, e si conclude con l’inizio del successivo mese islamico di Shawwāl, (anch’esso determinato dall’avvistamento della nuova luna), nel quale si celebra la festa della rottura del digiuno, chiamata ‘aīd (u)l-Fitr. Ramadan è uno dei mesi benedetti per i musulmani, in cui si celebra la discesa del Santo Corano. È proprio in questo mese che venne rivelato il primo versetto del Sacro Libro al profeta Mohammad. È il mese del digiuno, della purificazione e della preghiera più ardente, durante il quale, dall’alba al tramonto viene praticata l’astensione alimentare e sessuale. Viene intensificata non solo la preghiera ma anche la lettura del Sacro Corano, da soli nelle propria casa oppure in moschea, arrivando a dei veri e propri ritiri spirituali, nonché la meditazione e la carità elargita ai più bisognosi. L’inizio di ogni mese lunare è anticipato di quasi 10 giorni rispetto alla scansione dei mesi nell’anno solare e compie un ciclo completo in 33 anni circa, per cui ogni musulmano esegue il digiuno in periodi diversi nei vari anni. Il periodo di digiuno nel mese di Ramadan inizia il primo giorno e dura per tutti i ventinove restanti. La giornata di digiuno viene interrotta con un pasto leggero, a volte semplicemente con acqua e datteri secondo la Tradizione, seguito da minestre, oppure tè con dolcetti, frutta o altro, sino ai pasti più consistenti nelle tarde ore serali. Prima che sorga il sole del giorno successivo è buona norma fare una piccola colazione per rifocillarsi di quelle energie che permettono di affrontare un’altra giornata senza cibo ne acqua. Per tutta la durata dell’arco diurno fino al tramonto non viene consumato nulla, non si beve nulla, non si hanno rapporti sessuali, si adotta un comportamento il più disciplinato e gentile possibile e ci si immerge nella completa ricerca della spiritualità. Dal punto di vista medico questa pratica irrobustisce l’organismo rafforzando il sistema immunitario, permettendo così la prevenzione di molte malattie. È una delle pratiche religiose che agisce prima di tutto a livello fisico, in seguito su altri due livelli quello mentale e quello psichico. Come una terapia disintossicante il digiuno viene utilizzato come un valido metodo per curare alcune patologie. Permette prima di tutto la messa a riposo degli organi interni, favorendo l’elimazione di scorie e tossine accumulate durante l’anno.
Il digiuno accomuna l’Islam al Cristianesimo, in entrambe aiuta l’individuo a liberarsi dalle passioni terrene per avvicinarsi a all’Altissimo. Aiuta ad essere meno schiavi dell’aspetto materiale per favorire quello trascendentale. Come del resto, digiuno e meditazione li ritroviamo anche nelle filosofie e religioni dell’Estremo Oriente. L’obbiettivo è sempre lo stesso: quello di cercare il distacco dalle neccessità materiali per apprendere l’autocontrollo e poter seguire la via dell’elevazione e del perfezionamento spirituale. Attraverso l’astensione dal cibo la mente e lo spirito diventano più ricettivi nei confronti dell’Assoluto. Le passioni e i sensi sono imbrigliati per permettere la contemplazione del Divino. Liberarsi dai desideri, dalla rabbia e da altri condizionamenti, porta ad una pace perfetta nell’animo umano. Oltre alla pratica dottrinale di norme e precetti è lo sforzo, ossia il tendere verso il miglioramento che caratterizza questo periodo dell’anno molto atteso da tutti i credenti di fede islamica. Si tratta di un intero mese, votato al sacrificio, ma che in realtà cela la voglia e la gioia di andare oltre l’apparente, oltre la dimensione fisica e materiale per avvicinarsi sempre di più, a quell’essenza che sentiamo dentro e fuori di noi. In apparenza una mensilità di grandi privazioni, in realtà si tratta di un periodo di profonda serenità e pace interiore. Una pace e un godimento che si possono sentire quando ci sentiamo prossimi all’entità divina, che ci fa sentire in armonia con noi stessi e con il mondo. La vera sete e la vera fame che vengono percepite in questi ventinove giorni non sono altro che la percezione del bisogno della prossimità con Dio, che può essere favorita attraverso il proprio perfezionamento consentito grazie anche all’autocontrollo che i musulmani praticano e apprendono in trenta giorni l’anno, ogni anno per tutta la durata della loro vita. Questo particolare periodo ha anche un valore sociale molto elevato. Lo spirito di comunione, la fratellanza e l’unità sono molto sentiti dai musulmani specialmente in queste tre decine di giorni. Dopo il tramonto le famiglie e gli amici si riuniscono in moschea o a casa, per condividere insieme la preghiera collettiva e l’apertura del digiuno. Fra parenti ed amici si fa a gara per invitarsi a vicenda per la cena. Offrire i pasti ai digiunanti è ritenuto altamente meritorio. Digiunare serve anche a ricordarsi che milioni di persone nel mondo sono meno fortunate di noi. Alla sera quando finalmente arriva il momento di bere e mangiare, naturalmente non si può che essere contenti e grati per di ciò che abbiamo e che Dio ci ha donato. Durante questo arco di tempo alcune abitudini vengono modificate, le frequentazioni in moschea diventano più elevate, lo spirito è quello di grande fraternità e amicizia con tutti gli altri fedeli che praticano la stessa ritualità, sia con quelli più vicini a noi, sia con quelli nelle altre parti del mondo. È un esercizio che insegna a superare le difficoltà della vita. Per parecchi giorni si “stacca la spina”, le neccessità e le preoccupazioni insieme alle cose inutili e perditempo vengono lasciate da parte per dedicarsi alla cura della propria interiorità e alla cura del rapporto con Dio. Si ottiene un rafforzamento della volontà e un benessere interiore imparando a vivere con l’essenzialità. Felice Ramadan |