Il mondo è uno spec-chio – realtà diverse ma complementari –
Articoli - Società
Nell’anno di grazia 2007 d.C. nel settimo mese andai in viaggio nella terra di Grecia, visitando abbastanza approfonditamente la città di Atene. Ho parecchi ricordi di quella breve ma intensa permanenza; atmosfere, colori, cibi, traffico... tanto traffico! Atene è veramente una città con molto traffico! Un ingorgo unico! Quasi come Genova! Atene e Genova hanno una caratteristica in comune: oltre ad essere due città di mare, sono bellissime! La prima ad esempio ha il Pantheon ed il Tempio di Zeus, mentre la seconda unisce il mare e le montagne in un unico panorama, ed è anche da sempre luogo di incontro per genti di tutto il mondo che gravitano nel suo porto: luogo di unione interculturale per eccellenza; tutte le città di mare sono così in effetti!

La Grecia mi è rimasta impressa per la sua bandiera che sventolava impetuosa vicino ai monumenti antichi, per la vitalità delle sue città, per i taxi che si fermavano con un cenno della mano e che effettuavano anche corse collettive; per la gentilezza di una ragazza che si sforzava di darmi indicazioni stradali! Lei sapeva parlare molto bene anche in inglese, ma io come la maggiornaza degli italiani l’inglese non lo conoscevo quasi per nulla! Mi ricordo delle belle chiese che ho visitato: chiese greco-ortodosse che nella conformazione sono totalmente diverse dallo standard al quale noi siamo abituati... dico “noi” , ma, intendo coloro che tra noi non si sono ancora arresi del tutto e vorrebbero ancora un po’ di sacro nel mezzo del profano. Belle le loro chiese, quanta devozione... quanta gente che entrava e che baciava le icone sacre segnandosi cristianamente al loro modo. Poi il porto con navi da crociera e mercantili che si incrociavano vicinissimi e tutte le bancarelle dove si poteva mangiare di tutto ed a qualunque ora! Beh, direte voi, è una città europea, la ricchezza e il  benessere sono normali no??!! Ultimamente le cose però non vanno come qualche anno fa: i politicanti attuali, come del resto quelli precedenti, tentano ancora senza sosta di dissimulare il disastro che hanno creato con le loro ruberie, ma piano piano il popolo greco sta prendendo coscienza della totale malafede ed inettitudine  dei propri governanti con la quale ha convissuto; convissuto anche dopo aver saputo tra l’altro che suddetti governanti erano responsabili del crollo economico avendo truccato i conti dello stato. Tali pseudo statisti  furono infatti rivotati alle elezioni post Papandreou (ex primo ministro socialista greco), che nel suo operato bieco e fumoso almeno aveva chiesto di effettuare un referendum popolare sulla permanenza nell’area euro della Grecia, prevedendo un disastro per il popolo se la troika (con la K) lo avesse impedito; referendum che poi non si è svolto per le pressioni minacciose della stessa cosiddetta troika europea capeggiata dalla Germania “merkelliana”.

Del resto io amo sostenere senza tregua che l’elite di lacchè e di executive aziendali senza scrupoli (ormai si tratta di stati azienda, non più di democrazie) che pretende di governare il mondo ricco occidentale è la stessa che ha sfruttato e schiavizzato i popoli del cosidetto “terzo mondo” rendendolo un posto nel quale ancora si muore di fame venendo anche incarcerati solo per aver difeso i propri diritti. Bene, come si può credere che le stesse persone che hanno creato questa situazione delittuosa possano fare il bene di qualche altro popolo del nord del mondo? Appena finito di distruggere e sfruttare i popoli meno abbienti, la loro tirannia si girerà senza alcun pudore verso la loro terra natia  per renderla prima cieca e sorda nei confronti del grido silenzioso degli schiavi stranieri. Poi, dopo che la coscienza collettiva verra totalmente annientata, il gioco sarà  fatto... il dado è tratto!

Riporto dal numero di ottobre 2013 della rivista “Limes”, mensile che tratta di geopolitica internazionale,  che ha per titolo “l’Iran torna in campo” un estratto dell’articolo “Tutto ciò che i petrodollari possono comprare” di Omar S. Dahi: “L’Arabia Saudita: il regno fronteggia seri problemi di povertà e disoccupazione. Ciononostante, la manodopera straniera rappresenta circa il 90% della forza lavoro. Questa massa di lavoratori immigrati è altamente controllata e gestita mediante leggi che spogliano i lavoratori di molti diritti, lasciandoli alla mercè dei datori di lavoro che fanno loro da “sponsor”, in base al sistema (kafàla) prevalente nel golfo. I problemi nel campo dell’occupazione dell’industria mostrano i limiti del potere statale. Di norma l’Arabia Saudita è considerata un caso da manuale di “rentier state” (stato basato sulla rendita), cui si attribuisce un alto livello di autonomia del governo, alte diseguaglianze interne e bassi livelli di sviluppo istituzionale, dato che a prevalere sono le relazioni clientelari. Vari studiosi come Kiren Chaudry e Madawi al-Rasid, sostengono che in questo paese, come quelli dell’area della penisola araba, il consolidamento del potere è ottenuto mediante alleanze vincolanti con forze sociali dalle quali le élite al governo non possono distanziarsi, risultandone cosi condizionate. Ciò implica che strette relazioni tra pubblico e privato non consentono un’efficace azione di governo, perchè lo Stato non è in grado di disciplinare e sanzionare il settore non statale. La continua richiesta di lealtà in cambio di contratti, sussidi e altri benefici limita, piuttosto che espandere, lo spazio di manovra del governo.

Capita questo nella ricca Arabia Saudita: hanno un potente conflitto di interessi che tiene il  paese bloccato, speculando a più non posso sui mercati esteri, ricattandoli usando la loro unica fonte di sostentamento: il petrolio. Infatti, quando e se il petrolio dovesse terminare nella penisola araba, essi stessi perderebbero l’egemonia che si sono conquistati e con essa perderebbero inesorabilmente anche la ragione per la quale stanno ora imponendo alle altre nazioni la loro “lista della spesa”, usando a tale scopo  qualche stato lacchè che di riflesso impone i “compiti a casa” ad altri! Altri, che di fatto accettando il ricatto, hanno ultimamente ridotto le condizioni sociali dei loro paesi come quelle del paese ricattatore. Una “sindrome di Stoccolma” quindi! La vittima che si innamora inesorabilmente del suo sequestratore! Il mondo all’incontrario! Uno scempio. Un conflitto di interessi globale: un sistema che ha fallito pienamente, sia moralmente che materialmente, poiché ha completamente dimenticato la vera essenza della Polis: quella che viene concepita e determinata (proprio nella Grecia antica, tra l’altro) dal fatto che deve essere di aiuto alla collettività e non del singolo affarista senza ritegno che si vuole anche fare chiamare “onorevole”. Concludendo tutto questo discorso sono giunto alla conclusione che le varie realtà presenti nel mondo sono legate da un sottile filo che le accomuna. Ci fanno credere di vivere in situazioni distanti e differenti, ma di fatto appena qualcuno disturba il “manovratore” viene silenziato istantaneamente. Serve un risveglio globale delle coscienze per fare in modo che la sotto cultura del “divide et impera” imposta con la forza delle armi e della violenza venga finalmente soppiantata dalla forza della vera umanità e condivisione tra tutti i popoli del mondo finora soggiogati dalle false verità imposte.

Giro giro tondo...casca il mondo!...Casca la terra!...Tutti giù per terra!!! A sarà dura.