Oggi l’informazione è in mano alla politica che controlla e governa ogni giornale, che preme fortemente perché sia omogenea e “informi” il popolo italiano solo su ciò che considera atto a guidare le coscienze nella direzione voluta.
La carta stampata e i telegiornali, nazionali e regionali, selezionano e trasmettono tutti la stesse serie di notizie, come se non vi fosse altro nel mondo a cui le persone possono indirizzare il loro interesse. Attirare l’attenzione sul delitto in quella città, sulla piattaforma petrolifera che esplode in mare, sulla lite tra le forze politiche al governo, sul cambiamento della presidenza della Fiat (messa tra le notizie positive) e allontana l’attenzione da ciò che se comunicato susciterebbe notevole interesse, ma potrebbe essere dannoso per chi governa e controlla questo paese. Sarebbe un nostro diritto pretendere dai quotidiani, soprattutto, che informino sul lavoro dei politici amministratori del nostro paese, visto la bella fetta delle nostre tasse che ricevono ogni anno. “La povertà e l’emarginazione sociale sono presenti anche in Europa. La povertà e l’esclusione di un individuo contribuiscono alla povertà della società intera. Di conseguenza, la forza dell’Europa risiede nel potenziale dei singoli individui”. Sono questi gli assunti che, nel mese di marzo del 2000 a Lisbona, in occasione dell’avvio della strategia per la crescita e l’occupazione, hanno convinto i leader dell’Unione Europea ad imprimere una svolta decisiva alla lotta contro la povertà entro il 2010. Ora mi chiedo: ma se davvero tutto questo è stato previsto, come mai non è stato attuato, e la Grecia è al collasso per avere un debito pubblico che ha raggiunto il 120% del PIL (prodotto interno lordo). La “stampa” tace sul come si è arrivati a tutto questo e dai telegiornali arrivano interviste monche sulle possibili soluzioni, l’unica cosa che trapela è che occorreranno 110 MLD di euro in 3 anni. L’Italia concederà alla Grecia 5.5 MLD e il 7 giugno verrà preparato un decreto legge per stabilire le modalità del prestito. Ora c’è da chiedersi: come faremo a sostenere un tale impegno economico se nel 2010 il governo ha fatto una fi nanziaria di 24 milioni di euro, per spendere il meno possibile a causa della crisi? I mass media tacciono, non fanno commenti e soprattutto non informano sul futuro dell’Italia se non per generare un clima di incertezza, che porta le persone a non chiedere e ad accontentarsi in questo periodo di crisi. Peccato, però che anche in questo momento di ristrettezza economica i quotidiani continuano a ricevere il fi nanziamento pubblico (milioni di euro regalati ai giornali) senza il quale chiuderebbero. Pensate che il gruppo Mondadori riceve 30 milioni di euro all’anno, la Stampa e la Repubblica 7 ciascuno, L’Unità 6,6, il Manifesto 4,4 e così a seguire. Cosa possiamo chiedere a questi quotidiani se non una maggiore informazione sui temi che ci toccano di più, quali le garanzie che abbiamo in tema di lavoro, istruzione e sanità; per non parlare della gestione del denaro pubblico da parte dei governi locali e di quello centrale. I programmi televisivi di approfondimento, aprono un dibattito, sugli scandali della politica, sulle frodi fiscali dei generali della guardia di finanza, sulle diffi coltà di operai che occupano aziende che speculano senza colpo ferire, ma non di occupano mai di interrogare il mondo della politica, sui provvedimenti fatti per risolvere i problemi legati al lavoro, all’istruzione e alla sanità. Soprattutto non pongono mai domande su come si possa lottare contro la povertà di quell’8,5 % di persone che senza lavoro ricevono a singhiozzo e a termine la cassa integrazione. Qualcuno forse conosce l’esistenza della Gazzetta Ufficiale Europea che promulga leggi e provvedimenti atti proprio a combattere la povertà? Il 22 ottobre 2008 veniva pubblica sulla GUE (L298/20 del 7/11/2008) una decisione che prevedeva che il 2010 fosse l’anno della lotta alla povertà, ed infatti questa lotta “ha avuto subito i suoi effetti” con l’obbligo, per la Grecia, di impoverire i dipendenti e i pensionati del settore pubblico, riducendo loro stipendi e pensioni se voleva ricevere gli aiuti del FMI e della Comunità Europea. Quella decisone Europea è maturata dopo otto anni (prese forma a Lisbona nel 2000), ma è rimasta sulla carta, nessuno degli Stati Membri dell’Unione Europea ha provveduto, minimamente, perché questo processo di lotta alla povertà iniziasse. Leggendo il testo del provvedimento posso dirvi che per attuare il piano di lotta alla povertà sono stati stanziati 17 milioni di euro; mi chiedo come possano bastare per sostenere in due anni (dal 1° gennaio 2009 al 31 dicembre 2010) un programma così ambizioso. Anche noi della redazione abbiamo un progetto ambizioso: informare senza limitazioni di alcun genere ed è per questo che siamo tutti volontari e il nostro giornale è autofinanziato. |