Reato di clandestinità: caccia ai nuovi schiavi
Diritti violati
Scritto da Roberto Toso   

Legge n. 94 del 15 luglio 2009. Ecco la degna ereditiera della legge Bossi-Fini più dura e aspra verso la condizione degli stranieri in Italia per lavoro. Uno dei primi effetti dell’applicazione di questa legge è caduta tra capo e collo sugli immigrati di Rosarno.
Queste persone un anno e mezzo fa avevano già denunciato le loro condizioni di vita disumane perché il loro lavoro era controllato da imprenditori, collusi con la ’ndrangheta, i quali erano e sono disposti a tutto, pur di arricchirsi. Descrivere la legge punto per punto è una cosa lunga e macchinosa in quanto molto tecnica per i rifermenti che fa al codice penale, per cui ho scelto la via di una sintesi che ne descriva il contenuto e ne spieghi, ove le presenti, contraddizioni con la Costituzione italiana.
Questa legge introduce il reato di ingresso e permanenza illegale nel territorio dello Stato. Tutto questo vuol dire che non posso entrare in Italia senza avere un permesso di soggiorno e devo stare molto attento a non perderlo questo permesso, altrimenti si apre una vera e propria caccia all’uomo, o meglio al clandestino. Esistono però due tipi di clandestini: quelli che sono nel territorio della comunità europea e quelli al di fuori della stessa e vengono trattati diversamente in alcuni aspetti legislativi. Intanto, è bene precisare che lo straniero che entra in Italia, con un decreto flussi, deve firmare un accordo di integrazione all’atto della richiesta del permesso di soggiorno. Questa firma, sigla un patto, per il quale il firmatario di impegna a non commettere reati, a imparare la lingua italiana, a conoscere la costituzione e la nostra cultura. Davvero un grosso impegno per chi viene in Italia per un lavoro, molto spesso stagionale, di 12 ore al giorno quando va bene; dopo di ché dovrebbe trovare il tempo per laurearsi in diritto costituzionale e magari anche in lettere. Ironizzo su questi dettami dell’accordo di integrazione in quanto non esistono strutture che possano dare un appoggio allo straniero per non violare la legge. Ammettendo che questa sia una legge seria, fatta con buon senso (cosa che non è), deve preoccuparsi, con decreto di attuazione, che non esiste, di mettere in condizioni la persona di rispettarla questa legge. Proseguiamo. Lo straniero entra in Italia, chiamato con il decreto flussi, ed ecco che viene inserito come lavoratore nel settore agricolo, nelle regioni del nord. Chi controlla i diritti di questa persona in materia di retribuzione? Nessuno; se così non fosse a Rosarno non sarebbe mai successo nulla. Vi ricordo che i lavoratori di Rosarno prima di trasferirvisi per la raccolta delle arance lavoravano nelle regioni settentrionali del nostro paese e il loro sfruttamento e lì che ha inizio. Obbligo è, per questi lavoratori che vogliono conservare il permesso di soggiorno avere un lavoro. La legge diventa dura se commetti un reato, ma non ti mette mai nelle condizioni di non commetterlo in quanto non vi è, da parte delle regioni e dei comuni, un sostegno che tuteli i tuoi diritti come essere umano in una democrazia fondata sul lavoro (oggi è più corretto dire una democrazia fondata sullo sfruttamento del lavoratore). Dico questo perché voglio far presente che il reato di clandestinità lo si commette quando non esistono le condizioni perché un documento ti venga rinnovato e la prima condizione perché questo avvenga è la perdita del lavoro. Il controllo dello straniero avviene anche sulle sue relazioni personali. Supponiamo che in campo lavorativo vada tutto bene, e che sicuro della stabilità economica lo straniero voglia pensare anche a costruirsi una famiglia, avere una casa e vivere con un compagno o una compagna. Decide di sposarsi è qui deve stare molto attento a non separarsi prima dei due anni perché se ciò dovesse avvenire, avendo firmato l’accordo di integrazione, non gli verrà rinnovato il permesso di soggiorno in quanto, il suo matrimonio sarà considerato un matrimonio di comodo. Ciò avviene perché vi è un pregiudizio di fondo che porta a pensare che lo straniero voglia avvalersi, dell’istituzione del matrimonio, per avere una sicurezza in più, nel tentativo di migliorare la qualità della sua vita.
Ora ho capito quale reato vuole perseguire questa legge: costruirsi una vita priva di privazioni e vessazioni. È davvero una legge di cui andare fieri. Bravi davvero bravi gli esponenti del nostro governo che tutelano la qualità della vita di ogni essere umano. I pregiudizi palesati in questa legge, sono una dispersione di energia che potrebbe essere indirizzata per promuovere leggi che facilitino l’integrazione. Se ciò accadrà, sarà più facile accedere ad un diritto (quale costruirsi la vita fuori dal paese di origine) e si potrà avere la garanzia che questo diritto non venga violato. Siamo lontani dall’ottenere per tutti questo diritto, possiamo però essere solidali e lottare, senza violenza, affinché anche a queste persone venga riconosciuto il rispetto che meritano in quanto esseri umani.