L’articolo 32 della Costituzione italiana recita che il diritto alla salute è riconosciuto a tutti gli individui; questo diritto è rafforzato dagli articoli 34, 35 e 36 del Testo Unico sull’immigrazione: nel particolare, l’articolo 34 equipara, dal punto di vista dei diritti sanitari i cittadini migranti regolari ai cittadini italiani, mentre l’articolo 35 sancisce che anche i cittadini migranti non regolari hanno un ampio set di diritti sanitari, sostanzialmente equiparabile a quello dei cittadini italiani,con poche eccezioni.
La stessa norma prevede l’erogazione gratuita della tessera STP, in sostituzione alla tessera sanitaria per poter accedere alle strutture del Servizio Sanitario Nazionale previo pagamento di un ticket, come avviene normalmente per tutti i cittadini. L’articolo 36 prevede il permesso di soggiorno per motivi di cura. Il recente “Pacchetto Sicurezza”, la legge 97/2009, minacciava di rendere obbligatoria la denuncia da parte del personale medico rispetto ai migranti non regolarmente presenti in Italia oppure clandestini, ma questa norma, dopo accese proteste da parte di diversi Ordini professionali (in primis quello dei medici, che “ricordavano che loro sono medici e non spie), è stata tolta, per cui nessuna persona è stata mai denunciata e nessuno lo sarà mai. La logica delle norme è quindi diretta verso una parificazione dei diritti sanitari tra cittadino italiano e migrante, ma ci sono diversi punti critici dal punto di vista dell’implementazione delle norme: l’accesso ai Servizi Sanitari, spesso non è facile, indipendentemente se si è regolari o non regolari, a causa di barriere burocratiche, linguistiche e culturali dalla parte dei Servizi, e barriere conoscitive; la scarsa applicazione dell’articolo 36, ovvero il permesso di soggiorno per motivi di salute, solo per citarne alcuni; vi sono quindi problemi di esigibilità dei diritti. Il non accesso ai servizi sanitari è determinato anche dalla scarsa informazione sui propri diritti che alcune fasce di popolazione di migranti hanno, e da diverse concezioni di salute e malattia. Sono problemi complessi, ma molte ASL e molte Aziende Ospedaliere si sono dotate negli anni di mediatori linguistico culturali, ovvero persone formate per lavorare come “ponti” non solo linguistici, ma anche culturali tra operatori e pazienti migranti, e stanno gradualmente formando il personale al lavoro con il paziente straniero.
Dal punto di vista della salute della popolazione migrante vi sono molti nodi critici: per esempio la mancata (o drammaticamente scarsa) prevenzione in ambito materno infantile, che determina molti disturbi di salute, in grandissima parte evitabile, oppure gli infortuni sul lavoro. Per contrastare questi fenomeni, il Pubblico e il Privato Sociale stanno lavorando in Rete: per la città di Torino, per esempio, vi è una forte collaborazione tra Consultori, Centri ISI, e associazioni come Camminare Insieme, Sermig e Comitato Collaborazione Medica (CCM); è anche presente il Gruppo Regionale Immigrazione e Salute, GRIS, che fa riferimento alla Società Italiana Medicina delle Migrazioni (SIMM), che sta mettendo in rete i diversi attori sociali di questo scenario.
Ricapitolando: - I Centri ISI sono degli ambulatori territoriali Pubblici, a Torino ce ne sono diversi dove i migranti non regolari possono ottenere una serie di visite da parte di medici di medicina generale, e ottenere gratuitamente la tessera STP, Straniero Temporaneamente Presente, che permette di accedere ai Servizi sanitari, pagando, se si può, il ticket; - nei servizi sanitari non si denuncia nessuno, i medici curano e non sono spie; - la salute è un diritto di tutti! |