Lavoro: un diritto costituzionale...?
Diritti violati
Scritto da Roberto Toso   

Le 5.45 del mattino. Mi alzo e mentre porto a spasso il cane passo dal giornalaio e compro il quotidiano ed ecco una notizia meglio dell’altra. Persone che perdono il lavoro o che nello svolgere questo compito vengono sfruttati, violati, schiavizzati, violentati nella loro dignità di persone, perché sono considerati come cose di proprietà di questa o di quella azienda.
Allora la mia mente torna indietro nel tempo a cercare una prova d’appello per gridare a questo governo, più che agli altri, il mio diritto a lavorare, visto che da esso dipende una vita senza privazioni; ed ecco che la mia ricerca si ferma sui principi base della nostra costituzione: art.3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Il mio cuore esulta mentre leggo i dettami di questo principio che sono legge per lo Stato in cui vivo ma poi, un momento dopo la tristezza mi coglie perché mi rendo conto di quante leggi incostituzionali sono state approvate in materia. L’ultima riguarda l’abolizione di fatto dell’articolo 18 promossa e approvata dal governo senza colpo ferire. I lavoratori potranno essere licenziati senza motivo, non verranno più reintegrati nel loro posto di lavoro dal giudice, perché non si potrà fare il processo per impugnare il licenziamento; questa legge dà infatti la possibilità alle aziende, con un’indennità fi ssata dalla stessa, di dare l’ultimo zuccherino al lavoratore. L’ammontare in denaro lo deciderà il giudice nei limiti consentiti dalla legge. La cosa che mi ha “stupito” è non aver sentito le forze di opposizione reagire a questa violazione della costituzione e neanche il Presidente Napolitano, che all’inizio sembrava quasi indignato dopo la pulce nell’orecchio messagli dalla CGIL sull’irregolarità di questa legge, che poi ha continuato a dormire sonni tranquilli, come se proteggere i cittadini e far rispettare la costituzione non fossero i compiti principali come Presidente di una Repubblica democratica fondata sul lavoro (e non sullo sfruttamento, sul ricatto e sulla corruzione).
Art.4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Parole, parole, parole soltanto parole a cui oggi nessuno vuole dare il peso che hanno nella conduzione dello stato esaltato come democratico da ogni governo. La lotta del popolo sovrano viene minacciata, derisa e ostacolata da questo governo, (i governi di sinistra non hanno saputo fare di meglio altrimenti non si sarebbe tirati certo indietro; ogni partito appoggia le sue lobby) che ne denuncia l’irregolarità dimenticando l’art.1 “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Così la Fiat minaccia, convinta di essere l’unica azienda a tenere in piedi l’economia in Italia, di licenziare selvaggiamente i suoi dipendenti e il Governo costringe lo Stato a dare incentivi all’auto, miliardi di euro che dovrebbero salvare i posti di lavoro di 80.000 persone (tra dipendenti diretti e l’indotto) legati alle vendite di questo colosso dell’auto. Ovviamente anche le altre case costruttrici hanno avuto gli ecoincentivi giusto per rispettare la par-condicio. Chissà se quei soldi, tasse pagate dal popolo sovrano, fossero stati investiti nelle nuove tecnologie, invece che alimentare una tecnologia vecchia e antiecologica, quanti posti di lavoro ne sarebbe scaturiti a vantaggio dell’economia e del benessere degli italiani.
Gli incentivi all’auto sono fi niti e così, per lamentare un programmato disagio, la Fiat ha messo in cassa integrazione, per due settimane a febbraio e metterà, ad aprile per altre due settimane, i suoi dipendenti. La contraddizione in tutto questo è semplice: La Fiat non ha fondi per pagare i dipendenti (25.000 persone) per un mese ma riesce a trovare 500 milioni di euro da investire in Messico per produrre la 500 per il mercato americano. La direzione dell’azienda ha chiesto, al nostro governo in questo caso, di poter mantenere il marchio di qualità di un prodotto italiano e le è stato detto sì, con l’orgoglio di chi vede un prodotto italiano conquistare il mercato estero. Io, in qualità di esponente del popolo sovrano, rispondo un bel no ad un prodotto non italiano in quanto prodotto all’estero, che è costato miliardi di euro di incentivi regalati ad un privato che creerà, senza mezzi termini, un grosso problema di occupazione nel settore metalmeccanico.
Il problema è la discriminazione sociale che ognuno di noi subisce in barba all’art. 3 della Costituzione che ci rende uguali tra noi, davanti alla legge, e ci tutela da quegli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini. “Strano” allora che tutto questo non succeda che esistano diff erenze tra i cittadini di fronte al luogo di origine, alla religione, alla opinioni politiche e che in nome di queste diff erenze le persone subiscano discriminazioni dal nostro governo. Questo è un governo che più che mai impedisce il pieno sviluppo della persona umana e favorisce un gruppo di persone a discapito di quella che è la maggioranza dei cittadini. Da questo numero ha preso il via la rubrica i diritti violati con l’obiettivo di informare, approfondire e organizzare le persone per una consapevolezza maggiore sui nostri diritti e su come difenderli.