La guerra non genera eroi ma solo vittime. Ci sono molti soldi in gioco nel mercato della guerra tanto che il paese in cui vivo (L’Italia) investe ad oggi l’1,4% del PIL (prodotto interno lordo). Dobbiamo “difenderci” da quanti nemici nel mondo se ogni anno, anche oggi che vi è la crisi economica (se i politici e i tecnici fossero onesti la definirebbero la crisi degli investitori in borsa), dobbiamo spendere soldi in armamenti e nel mantenimento di 190.000 militari.
Questa crisi colpisce tutto il mondo e influisce negativamente sull’economia reale danneggiando chi lavora e acquista, grazie al suo lavoro, il necessario per vivere. Le armi non mi sembrano appartenere alla categoria del necessario per vivere e infatti nessuno di noi ha nella propria cantina un arsenale che ogni tanto consuma, come se si trattasse di una bottiglia di buon vino. Allora chi compra le armi e con quali soldi? Sono i governi a farlo, sono i politici gli acquirenti di aerei da guerra, carri armati e ogni sorta di apparecchio per la difesa. La difesa da chi? Chi è diventato il nostro nemico? Noi stessi. La razza umana compra le armi per difendersi da se stessa. Solo con il timore di essere attaccati da altri esseri umani costruiamo armi per impedire che il nostro vicino ci attacchi e ci annienti. Perché il vicino ci dovrebbe attaccare? Forse per prendere ciò che nel luogo in cui viviamo ci “appartiene” ed ha un valore economico di rilievo (una determinata materia prima ad esempio) o per esportare la democrazia e la libertà nei popoli oppressi da altri popoli. Per farvi un esempio concreto pensate alla Francia, che iniziò per prima la guerra in Libia vendendo armi ai ribelli del regime di Gheddafi, perché pensava, una volta destituito il rais, di fare un accordo di amicizia per sfruttare i giacimenti di petrolio e gas cancellando quello stipulato dal vecchio regime con l’Italia. Stavo dicendo che i governi del mondo comprano armi con le tasse dei loro cittadini per difenderli da altri cittadini di altri governi. Siamo pronti ad entrare in guerra in ogni momento con il resto del mondo, che ogni tanto troviamo un nemico da combattere perché le armi devono essere usate e quindi distrutte perché ne possano essere costruite delle altre. Dobbiamo poi impedire che la crisi colga anche le aziende produttrici di strumenti di morte, licenziando i dipendenti e gravando ulteriormente sul debito pubblico degli Stati. Insomma produrre armi sembra quasi paragonabile a produrre pomodori, patate o carote e, siccome le suddette non si mangiano, bisogna usarle per uccidere altri esseri umani per avere la possibilità di immetterne altre sul mercato. Vi dò una notizia che vi lascerà a bocca aperta: anche la Grecia investe in armi in un momento come questo di estrema difficoltà economica e sapete quanto ha investito? Il 2,8% del PIL. Un investimento così grande corrisponde a una decina di miliardi di euro contro un nemico di sempre: la Turchia. La cosa assurda è che in questa crisi Francia e Germania, per avvallare il prestito di 135 miliardi di euro accordato alla Grecia, hanno preteso l’acquisto di aerei da guerra, carri armati e sistemi elettronici di difesa antimissile. Tornando all’Italia finalmente un “buona notizia”: ridurremo le spese per la difesa legate al personale militare, fino a portarle entro il 2032 a 7,1 miliardi di euro l’anno, ma aumenteremo l’investimento in armi sempre più sofisticate. Siete contenti? Potremo difenderci allegramente dai nemici umani con una certa disinvoltura e di questo possiamo ringraziare il ministro del governo Monti: Giampaolo Di Paola. Io sono per il dialogo tra le culture e non per la guerra tra le culture, e non solo perché questa significa sacrifici umani di militari, ma soprattutto perché i civili che moriranno non potranno scegliere di vivere in pace. La Cina ha deciso, a febbraio di quest’anno, di aumentare le sue spese militari in modo da raddoppiarle entro il 2015 portandole a 238 miliardi di dollari l’anno. Pensate solo che in quella regione il Giappone, numero due per le spese militari, spende “solo” 64 miliardi di dollari l’anno. Per un paese che non sta ricevendo minacce da nessuno, la Cina ha in programma un notevole investimento in armamenti. Ma chi sono, secondo il governo cinese, i nemici dietro l’angolo? Il primo è rappresentato da Taiwan, verso la quale Pechino ha in cantiere la possibilità di una riunificazione con la forza. Il secondo, considerato di notevole importanza strategica, sono i mari del Sud, quelli che bagnano il Vietnam e le Filippine che contestano alla Cina la sovranità sulle isole Spratleys e le Paracelse. Ed ora viene il bello: nella stessa zona troviamo le isole che il Giappone chiama Senkaku e la Cina Diaoyutai. Queste terre contese sono disabitate, ma nel loro sottosuolo vi sono ricchi giacimenti di gas e per posizione geografica si trovano nel mezzo di uno dei corridoi marittimi più trafficati. Abbiamo “svelato” le ragioni dei possibili conflitti armati nei progetti del governo cinese. Se non bastasse già questo a farmi rizzare i capelli e a convincermi che bisogna fare qualcosa, scopro che il “caro” vecchio primo ministro Putin non vuole essere da meno e ha rivelato in data 20 febbraio che nei prossimi dieci anni vuole spendere 770 miliardi di dollari per acquistare 400 missili intercontinentali, 600 aerei da combattimento, decine di carri armati, sottomarini e navi da combattimento. Caspita non verrà mica fare la guerra al resto del mondo? Anche se non espressamente dichiarato dal primo ministro, il suo nemico sono gli Stati Uniti che considerando la Russia indebolita dal punto di vista militare la tengono sotto osservazione. A ciò secondo Putin servirebbe lo scudo di difesa che gli Stati Uniti hanno iniziato a mettere a punto con George W. Bush con la motivazione di prevenire la minaccia iraniana. In realtà la Russia ha il dente avvelenato con la Nato che l’ha privata di alleati storici. Saranno anche dichiarazioni per generare tensioni diplomatiche, ma è nell’intenzione di Mosca di sviluppare armi capaci di penetrarlo. Gli americani dal canto loro, sempre animati dalle guerre umanitarie per esportare con la forza la democrazia, hanno nuovamente messo gli occhi sul continente asiatico con particolare attenzione all’Australia dove intendono aprire nuove basi militari. Io amo il mondo in cui vivo e considero come mondo la terra. Questo amore mi porta a voler proteggere la vita che vi abita da quelle persone che sono mosse solo dall’interesse economico, dal potere di conquista e sottomissione degli altri popoli ed è per questo motivo che nel mio quotidiano continuerò a credere nella forza della verità, affermata da una forza ancora più grande, la nonviolenza. |