Scent of Italy
Diritti violati
Scritto da Giuliano Sberna   

Scent of Italy

di Giuliano Sberna 

“Caro Paolo,

oggi siamo qui a commemorarti in forma privata perché più trascorrono gli anni e più diventa imbarazzante il 23 maggio ed il 19 luglio partecipare alle cerimonie ufficiali che ricordano le stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Stringe il cuore a vedere talora tra le prime file, nei posti riservati alle autorità, anche personaggi la cui condotta di vita sembra essere la negazione stessa di quei valori di giustizia e di legalità per i quali tu ti sei fatto uccidere; personaggi dal passato e dal presente equivoco le cui vite – per usare le tue parole – emanano quel puzzo del compromesso morale che tu tanto aborrivi e che si contrappone al fresco profumo della libertà. E come se non bastasse, Paolo, intorno a costoro si accalca una corte di anime in livrea, di piccoli e grandi maggiordomi del potere, di questuanti pronti a piegare la schiena e a barattare l’anima in cambio di promozioni in carriera o dell’accesso al mondo dorato dei facili privilegi. Se fosse possibile verrebbe da chiedere

a tutti loro di farci la grazia di restarsene a casa il 19 luglio, di concederci un giorno di tregua dalla loro presenza. Ma, soprattutto, verrebbe da chiedere che almeno ci facessero la grazia di tacere, perché pronunciate da loro, parole come Stato, legalità, giustizia, perdono senso, si riducono a retorica stantia, a gusci vuoti e rinsecchiti. Voi che a null’altro credete se non alla religione del potere e del denaro, e voi che non siete capaci di innalzarvi mai al di sopra dei vostri piccoli interessi personali, il 19 luglio tacete, perché questo giorno è dedicato al ricordo di un uomo che sacrificò la propria vita perché parole come Stato, come Giustizia, come Legge acquistassero finalmente un significato e un valore nuovo in questo nostro povero e disgraziato paese.”

Così si esprime il Procuratore Generale di Caltanissetta Roberto Scarpinato e a me è sembrato importante citare almeno uno stralcio del discorso che ha pronunciato alla commemorazione di Paolo Borsellino.

A volte capita che i “martiri” diventino icone, immobili, fisse, quasi mute. Parole pesanti come quelle di Scarpinato hanno il merito di rianimare persone e simboli sbiaditi, ceramiche tombali scolorite, crisantemi appassiti, incensi quasi spenti, sepolcri deserti. Viviamo ormai nel brodo tiepido della relatività spinta, altro che acceleratore di particelle del CERN, dove gli imputati si assolvono, i lavoratori stanno a casa, i professori contano la carta igienica nei cessi, i magistrati fanno politica e i politici fanno i magistrati, i colpevoli sono premiati e gli innocenti pagano. Tutto è lecito perché lo decidono gli individui, ognuno per suo proprio conto, ed ogni responsabilità è respinta al mittente, forcaiolo e giustizialista, quando non avversario ideologico. In questo minestrone dove tutto si spappola e si confonde, riuscire a non perdere forma di pensiero e di azione, come direbbe Mazzini, non è facile. Uscire dal brodo significa esporsi al freddo di una cucina glaciale, una cella frigorifera che non lascia molte chance di sopravvivenza; sociale ma anche fisica. Uscire dal coro pastoso e confuso e dal sapore acido equivale a disegnarsi cerchi sul petto, celtiche concentriche di un tiro al bersaglio, a diventare orfano ed appestato da schifare e condannare.

In questo carosello di ruoli invertiti e confusi – volutamente – non ci si preoccupa più di giustizia, equità, onestà – intellettuale in primis –, etica, selezione, merito. Non lo fanno i partiti, le istituzioni, non le scuole, non il posto di lavoro, non la religione…. E finisce che chi dovrebbe giudicare la feccia, i violenti, coloro che si collocano al di fuori della società civile, si trova a rimestare nel brodo generale pescando fuori presidenti della repubblica, del Consiglio, delle regioni, capi della polizia, dei servizi segreti, di partiti, collaboratori vari, preti. Ecco che il potere giudiziario cambia ruolo, tanto per cambiare, e si cimenta in quello dell’educatore quando non dello spazzino che cerca di sgrassare la cucina gelida dove le incrostazioni più putride presenziano alla cottura delle pietanze più prelibate e, naturalmente si prende la colpa della monnezza….. si è esposto, è uscito dal brodo e, per questo, verrà punito – leggi “trasferito, boicottato, escluso da nomine e cariche”.

Un ruolo al quale non è preparato e dove è assurdo che si trovi. Ma non è il solo ad essere fuori posto, molti altri lo sono, “tra le prime file, nei posti riservati alle autorità”.

 

“Fabbricanti di uomini, creatori di leader, state attenti al genere di leader che producete qua. Io non so se il silenzio di Charlie in questa sede sia giusta o sbagliata, non sono giudice ne giurato, ma vi dico una cosa: quest’uomo non venderà mai nessuno per comprarsi un futuro! E questa amici miei si chiama onestà, si chiama coraggio, e cioè quelle cose di cui un leader dovrebbe essere fatto. Io mi sono trovato spesso ad un bivio nella mia vita, io ho sempre saputo qual’era la direzione giusta, senza incertezze sapevo qual’era, ma non l’ho mai presa, mai. E sapete perché? Era troppo duro imboccarla. Questo succede a Charlie, è giunto ad un bivio, e ha scelto una strada, ed è quella giusta, è una strada fatta di principi, che formano il carattere. Lasciatelo continuare nel suo viaggio, voi adesso avete il futuro di questo ragazzo nelle vostre mani, è un futuro prezioso, potete credermi. Non lo distruggete, proteggetelo, abbracciatelo, è una cosa di cui un giorno andrete molto fieri, molto fieri.”

Tenente colonnello Frank Slade.