In Siria la violenza avrà mai fine?
Diritti violati
Scritto da Roberto Toso   

Lo scorso luglio, Kofi Annan, in una intervista sosteneva che gli sforzi fatti negli ultimi tre mesi dall’Onu non hanno dato il risultato che ci si aspettava: risolvere la situazione in modo pacifico e politico. Questo significa che, dopo l’accordo di transizione politica del 30 giugno 2012, alcune nazioni (Paesi occidentali e Arabi, Turchia, Russia e Cina) avrebbero dovuto mobilitarsi per una soluzione politica che, almeno in teoria, avrebbe dovuto stimolare i partiti siriani ad una soluzione pacifica. Ad oggi tutto questo ancora non è acceduto e questa guerra ha causato 16 mila vittime, un milione e mezzo di persone hanno bisognose di aiuti umanitari e 100.000 esseri umani rifugiati nei paesi vicini. Secondo Kofi Annan l’Iran ha un ruolo determinante in questa soluzione pacifica, che tutti vogliono ma per la quale nessuno si impegna realmente, anzi l’impegno maggiore è rivolto alla vendita di armi e carburante.

Anche l’Italia vende armi alla Siria. Il nostro paese, che per costituzione non deve risolvere i conflitti con l’uso delle armi, lo sta facendo, invece, attraverso Finmeccanica. Questa notizia è apparsa online sul giornale spagnolo Pùblico che titola il suo articolo “L’Italia vende alta tecnologia alla Siria che serve per coordinare la repressione”. La diffusione della responsabilità del nostro paese arriva da Sarah Harrison che è la portavoce di Wikileaks. La tecnologia bellica ha permesso di intercettare le comunicazioni dei ribelli al regime per reprimere l’opposizione di Assad. In concreto sono state vendute strumentazioni elettroniche che hanno consentito alle truppe di Assad di fare vittime civili in questa guerra di repressione. Sono passati 20 mesi dall’inizio di questa guerra civile che ha portato e porta sofferenza tra i civili.

La città di Aleppo, conquistata all’esercito libero siriano (Els), è sotto assedio continuo da parte delle truppe fedeli al regime che vogliono riappropriarsene. Dal sito di Aljazeera abbiamo appreso che nell’ospedale clandestino della città non vi sono strumenti adeguati per curare i feriti vittime dei bombardamenti del regime. Il medico dell’ospedale ha testimoniato di essere miracolosamente sopravvissuto alla bomba che ha distrutto il pronto soccorso dove stava operando. La cosa che si potrebbe pensare, sostiene il dott. Radwan, è che i civili sostengano i ribelli; ma non è così. Quello che avviene e che molte persone non prendono le parti di nessuna fazione e i pazienti che io curo sono vittime sacrificali schiacciate dalla violenza dei due eserciti. La città che si vede mentre si raggiunge l’ospedale è una città distrutta dalle bombe, le cui periferie sono state rase al suolo.

Sempre dal sito della emittente araba abbiamo appreso che i danni prodotti nell’ultimo mese dalle bombe dei Mig governativi è decisamente più drammatica poiché i bombardamenti sono stati intensificati per punire la popolazione civile sospettata di sostenere l’esercito ribelle. Una cosa che ha sorpreso l’inviato della Tv araba è il quartiere dove sorge l’ospedale, insolitamente trafficato e con i negozi aperti. “I soldati dell’Els ci fermano nei pressi di un posto di controllo, dicendo che dobbiamo proseguire a piedi in quanto i cecchini dell’esercito di Bashar al Assad sparano sui civili per terrorizzarli. La risposta degli insorti avviene con raffiche di mitra sparate alla cieca in quanto non si riesce ad individuare l’esatta posizione dei militari che sparano sui civili”.

La nostra opinione è che non vi sia un vero interesse a fermare questo conflitto perché il guadagno delle parti in gioco non sarebbe così alto se il conflitto cessasse. Le armi, il petrolio muovono un giro di affari decisamente elevato. La corruzione che dilaga sempre in forma maggiore nel paese viene sostenuta anche dai vari governi dei paesi occidentali. Denunciamo questo disinteresse per la vita umana e auspichiamo che le forze nonviolente del mondo prendano una posizione per fermare questo massacro.