Lo sfruttamento dei bambini nel mondo del lavoro e non solo Stampa
Articoli - Diritti violati
Scritto da Angela Vaccina   
La povertà e l’analfabetismo sono due concetti legati da un filo sottile, e se a questo si aggiungono problematiche sociali, di territorio, quello che appare non è un quadro roseo. Come un controsenso, le famiglie povere sono allietate dalla nascita di tanti figli, bocche da sfamare, ma anche manodopera da utilizzare.
I cosiddetti paesi in via di sviluppo utilizzano i bambini nell’agricoltura, nella pesca, nella tessitura, nelle fabbriche di scarpe. I lavori dei campi, senza il supporto di macchine agricole, la mungitura all’alba, il pascolo degli animali. La raccolta della frutta: dietro grandi ceste, spuntano piccole manine, visetti spauriti, magrolini, abituati alla fatica e alla fame. La tessitura lavoro certosino, è portato avanti da bambine dai cinque anni in su. In Iran, Nepal, Turchia, il tappeto, prodotto locale con grande esportazione nell’Europa, impiega un bambino su quattro.

Mentre le nostre scarpe firmate vengono progettate in Italia dagli stilisti che utilizzano poi manodopera a basso costo in Cina, Pakistan, India. Ultimamente il mercato europeo è invaso da prodotti stranieri, il cui costo è irrisorio, la qualità e la sicurezza scarse. Si utilizzano coloranti nocivi per chi li indossa, ma anche per chi li maneggia durante la lavorazione. La Cina, da paese in via di sviluppo a numero uno nei mercati mondiali, nel giro di pochi anni è diventato simbolo del capitalismo, da sempre combattuto. In questo paese non si sono mai rispettati i diritti dell’uomo e il lavoratore viene utilizzato per 18 ore senza pause ed ora che la richiesta di prodotti è triplicata non oso immaginare le ripercussioni che avrà nel mondo del lavoro ove, già oggi, i suicidi sono all’ordine del giorno.

I bambini sono utilizzati anche nel settore alberghiero, aiutano in cucina. Nelle famiglie benestanti del Congo, spesso vi sono bambine per i lavori domestici e non solo per “rallegrare” sessualmente il padrone di casa. I piccoli lavoratori, soprattutto in Africa, devono accudire i fratelli più piccoli, andare a prendere l’acqua, nei pozzi, a molte miglia da casa, cucinare. Per loro le giornate sono lunghe, senza riposo. Nelle grandi città chiedono l’elemosina, si aggregano a gruppi dediti a piccoli furti e allo spaccio della droga.

In India, ma soprattutto in Thailandia, vi è il fiorente mercato della prostituzione infantile, maschi e femmine venduti come beni di consumo. Il “turismo sessuale” parte dalla civile Europa. I falsi moralismi, la religiosità, la famiglia e i propri figli, lontani da quel mondo dove si possono soddisfare i propri desideri.

Che cosa dire delle guerre: nazioni dove dittature o fazioni contrapposte si dilaniano da anni, distruggendo il territorio e la serenità degli abitanti. La cosa orribile è il rapimento dei bambini, costretti ad imbracciare il fucile, terrorizzati. Mentre le bambine fanno le serve e le prostitute, per i rivoltosi.

Non dobbiamo dimenticare i bambini, che vivono e lavorano nell’immondizia. La città di Nairobi colpisce il turista per i suoi cumuli di immondizia e per i bambini che cercano di recuperare oggetti da rivendere o cibo per sopravvivere.

Qualcuno può dirmi “tutte queste cose sono lontane da noi”! I barconi pieni di immigrati che arrivano sulle nostre coste trasportano anche bambini. Scappati dalla povertà e dalle guerre, spesso orfani o in balia di “zii” che li costringono, pena punizioni, a chiedere l’elemosina ai semafori, a scippare o truffare persone anziane. La camorra arruola i bambini stranieri e napoletani per lo spaccio della droga, forti della nostra legislazione che non punisce alcune fasce d’età. I bimbi vengono affidati alla famiglia di origine e, se stranieri, messi in comunità per minori, in attesa di una adozione o di un affidamento. Nella maggioranza dei casi, i bambini scappano, verso quello che loro considerano la libertà.

Anche in Italia, le reti dell’adulto tessono trame negative per i bambini, come la pedofilia, la prostituzione o la donazione involontaria di organi.

Il lavoro minorile non è un problema attuale, ben lo sapeva Don Bosco nel 1800 che raccoglieva bambini dalle impalcature dei cantieri edili, strappandoli a padroni infuriati e alla miseria più nera. Incominciando quel cammino di recupero, di valutazione, di formazione del bambino; riconoscendo i loro diritti – istruzione, famiglia, il necessario per vivere, ma principalmente comprensione e amore – si formeranno uomini nuovi.