Occupiamo per dare casa agli sfrattati Stampa
Articoli - Diritti violati

Incontro con Laura dello sportello Diritto alla Casa del CSOA Gabrio     

Torino. L’emergenza abitativa cerca soluzioni alternative con lo sportello “Diritto alla Casa” gestito dal centro sociale Gabrio. A fronte di 4000 sfratti nel 2012 (1a città in Italia per rapporto numero abitanti/sfratti), 3400 pignoramenti, 55 000 alloggi sfitti, 1000 case ATC non assegnate, il Gabrio cerca di trovare soluzioni resistendo agli sfratti, occupando e ristrutturando palazzine sfitte da anni.

Il problema della casa è diventato un’emergenza per la città, ma sicuramente non nasce adesso. Quando avete cominciato ad occuparvene?

Il primo tentativo di occuparsi di questioni di casa al Gabrio è stato nel 2006 perché cominciò la problematica degli sfratti che prima era proprio silente. In altre città italiane, come Roma e Firenze, il movimento per il diritto alla casa viveva già da decenni una sua realtà.

Tuttavia nel 2006 la situazione era abbastanza normale e sotto controllo. Fu a partire dal 2008 che si sentì fortemente l’esigenza di rispondere ad una situazione che stava radicalmente cambiando.

In pratica lo sportello comincia a funzionare quell’anno, proponendosi inizialmente come uno sportello di consulenza legale che si occupava di problemi connessi all’immigrazione per poi rapidamente specializzarsi sul problema della casa. Famiglia su famiglie, a partire da questo periodo hanno cominciato a rivolgersi allo sportello per chiedere consigli su cosa fare. Dal 2008 gli sfratti in città sono aumentati in maniera vertiginosa, sino al punto che Torino detiene il triste primato degli sfratti procapite in Italia. Sembra che il picco non sia stato ancora raggiunto e che il problema si acutizzerà ad ottobre e novembre prossimi.

La crisi economica sicuramente influisce su questo fenomeno. Ci sono persone, tra gli sfrattati, che non riescono più a pagare il mutuo?

Si, agli sfratti si stanno aggiungendo i pignoramenti e gli sfratti come conseguenza di pignoramenti. Le famiglie non riescono a pagare il mutuo sono sempre di più.

Chi sono i proprietari degli alloggi sottoposti a sfratto? Sono solamente imprenditori edili, del settore immobiliare o ci sono anche altre realtà?

All’inizio si trattava per lo più di grandi proprietà. Nel 99% si trattava di soggetti che avevano delle palazzine e che si sono arricchite grazie alla speculazione edilizia. Ancora oggi  la percentuale dei palazzinari di professione è la categoria con una elevata percentuale, però cominciano ad arrivare sempre più spesso sfratti fatti da privati, persone che hanno delle seconde case.

A livello di gestione diventa più problematico. Di fronte al proprietario forte abbiamo un certo atteggiamento, mentre di fronte al proprietario che affitta la sua casa affinché la rendita sia la sua pensione abbiamo decisamente un altro atteggiamento. Un altro tipo di risposta.

Quali sono i consigli che il Gabrio dà al cittadino che viene allo sportello?

Sportello casa oltre a dare una consulenza legale cerca di informare su quelle che sono le modalità dello sfratto. Molte persone non sanno come comportarsi, ad esempio non sanno che possono passare diversi mesi sino al momento in cui lo sfratto diventa esecutivo.

Cerchiamo poi di avviare un percorso di lotte di resistenza, per cui si propone una rete di solidarietà che si attiva il giorno dello sfratto, presentandoci con altre famiglie di sfrattati e di cittadini solidali per opporre resistenza in modo da concordare un’eventuale rinvio.

Dall’autunno scorso per indebolire le resistenze è iniziata la pratica degli sfratto day, per cui venivano concentrati al terzo martedì del mese, in modo che le forze di coloro che facevano resistenza fossero più disperse, indebolite, e quindi che si riuscisse a buttare fuori di casa le persone con facilità.

In realtà questa tattica non ha avuto gli effetti sperati perché si riusciva comunque a fare resistenza e ad avere un minimo di persone presenti ad opporsi. Il fatto che questa pratica sia andata sfumando ne attesta il fallimento.

Però gli sfratti continuano. è stato messo in atto qualcos’altro?

Di recente, a inizio anno, hanno cominciato ad utilizzare un’altra strategia molto più violenta che è quella di non dare il rinvio. Cioè l’ufficiale giudiziario non concede alla persona il rinvio, quindi può presentarsi in qualsiasi momento ed in qualsiasi giorno. O addirittura c’è un giorno di rinvio che però non viene rispettato. L’articolo 610 della  procedura civile, su richiesta dell’ufficiale giudiziario o della proprietà può essere attivato. Sostanzialmente l’ufficiale giudiziario o la proprietà chiede al giudice di autorizzare ad eseguire lo sfratto in qualsiasi momento perché ci sono dei problemi pratici e materiali.

Una volta che il giudice autorizza questa cosa, che non deve essere notificata all’inquilino, lo sfratto può venire fatto in qualsiasi momento. Questo vanifica qualsiasi tentativo di resistenza perché non permette di organizzarsi. è capitato che una persona assistita dallo sportello ci chiamasse al telefono dicendoci di avere la polizia in casa. Lo sfratto in questo caso era programmato per la settimana successiva.

L’orario per formare i picchetti di resistenza è molto presto, verso le 4 del mattino, perché la forza pubblica presente blocca le strade di accesso.

A sfratto eseguito, quale consiglio viene dato ai vostri assistiti?

Quando le famiglie vengono buttate fuori di casa, lo sportello propone l’occupazione. Negli anni, in zona San Paolo sono state fatte numerose occupazioni.

Le autorità cosa dicono dopo aver effettuato uno sfratto? Si rendono conto di mettere per strada delle persone. Il loro atteggiamento è spudoratamente indifferente o cercano di proporre delle soluzioni alle famiglie?

Dicono che i servizi sociali si faranno carico di loro, dicono “ti mettiamo in comunità”, ovviamente la madre con i figli mentre il padre dovrà arrangiarsi per i fatti suoi. Promettono soluzioni che non vengono mai mantenute. Non è nient’altro che un tentativo di impedire che le persone scelgano un altro tipo di percorso, talvolta anche ricattandole più o meno velatamente. Ogni tanto le famiglie ci cascano, ma poi però si rendono conto che non è nient’altro che l’ennesima beffa.

Mi è capitato di incontrare delle famiglie sfrattate che hanno protestato ad oltranza e che sono state minacciate di venire denunciate per occupazione del suolo pubblico.

Ecco il motivo per il quale è importante fare rete, perché se si è da soli o in pochi è molto più facile incorrere in questi episodi.

Nella storia delle occupazioni in Torino, è capitato che le persone abbiano avuto dei problemi?

No, e quando c’è stato è stato risolto perché sono forme di ricatto che non funzionano. Ovviamente c’è la possibilità che una casa occupata venga sgomberata, ma per ora non è ancora successo. C’è stato qualche atto intimidatorio, qualche visita alle occupazioni per sapere chi fossero le persone coinvolte, ma niente di più.

Le case che vengono occupate sono di proprietà privata? è mai capitato di occupare le case di proprietà dell’ATC?

Nel quartiere San Paolo sono state occupate case private. Solo una volta c’è stato un tentativo di occupare una casa di proprietà dell’ATC, ma lo sgombero è stato immediato.

La casa oramai è un problema che coinvolge tutti. Chi sono le persone che maggiormente si recano al vostro sportello? Italiani o stranieri?

Direi che al 50% sono di nazionalità italiana, stessa percentuale per gli stranieri. Ed anche nelle occupazioni vengono rispettate le stesse percentuali.

Il 15 giugno c’è stata una manifestazione per il diritto alla casa, contro sfratti e speculazioni. Un corteo partecipato, mille persone circa. è un numero che non è enorme se si considera la gravità del problema; è un numero ragguardevole se lo si considera un punto di partenza. è la prima volta che a Torino c’è questa partecipazione in occasione di un corteo suq questa tematica. La partecipazione degli italiani tuttavia era di gran lunga inferiore alle aspettative di alcuni. Che significato dai a questa cosa?

Intanto c’è da dire che in quella giornata c’erano i ragazzi del Moi (i profughi che hanno occupato le palazzine dell’ex villaggio olimpico ndr) che facevano fortunatamente numero. è vero, il numero non è elevato, ma la consapevolezza del diritto all’abitare a Torino è una realtà nuova. Difatti il movimento per il diritto all’abitare è recente. Non esistono numeri enormi perché tutto è ancora in evoluzione. Il fatto che ci fossero tante realtà presenti al corteo è una cosa che a Torino non si era mai vista. Coinvolgere le persone è sempre una cosa molto difficile, è facile quando le persone sono direttamente interessate e non hanno niente da perdere. Nonostante sia un’emergenza, nonostante ci siano situazioni disastrose, non è semplice far partecipare alla protesta le persone in quanto trovandosi davanti ad un problema nuovo la prima reazione è disorientata.

 

Il problema CASA, non è il problema della singola famiglia o individuo che subisce lo sfratto, ma è un problema della collettività alla quale dobbiamo dare tutti quanti una risposta comune. La casa è un diritto e va fatto rispettare. è un nostro dovere essere partecipi ed attivi contro la barbarie di una società che si accanisce in continuazione sulle fasce più deboli della popolazione.

“La vostra casa non sarà l’àncora, ma l’albero della nave”.

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