“Fermiamo la violenza sulle donne e non solo” |
Articoli - Diritti violati |
Sono anni, decenni, che guardandomi intorno, nella società in cui vivo, ho visto sempre tanta violenza. Mi sono sempre chiesto se potevo fare qualcosa che restasse nel tempo, per poter fermare la violenza che dilagava e dilaga intorno a me. Ho avuto la “possibilità” di aver a che fare con la violenza fin da bambino quando subivo atti di bullismo dai bambini più grandi di me giocando sia in strada sia a scuola. All’inizio era mia sorella, più grande di quattro anni e mezzo a difendermi, con le sue amiche, soprattutto in strada, quando si giocava con gli altri bambini. Essere un bambino mite e tranquillo mi esponeva a questi tipi di atti di violenza fisica e morale, che mi hanno lasciato il segno, ma mi hanno anche messo nella condizione di cercare una risposta per difendermi. Ero veloce nella corsa, quella fu la mia prima “arma” di difesa. Avevo dieci anni allora e dopo poco sarei andato in prima media alla Bernardino Drovetti; una scuola famosa nella seconda metà degli anni ’70 per gli atti di bullismo. Certo allora queste notizie non finivano sui giornali e nei telegiornali regionali rimanevano nella sfera del privato, all’interno della famiglia e degli amici, per cui se ne sapeva davvero poco. Prima media, Bernardino Drovetti, stessa cosa prima semplici scherzi, come il portapenne pieno di colla, il diario buttato nell’acqua ecc ecc. Che risposta dare mi chiedevo, come faccio a difendermi e a farli smettere? A parole non funzionava e se andavo dalla prof il mio compagno di classe si beccava tutt’al più una nota sul diario personale e sul registro di classe ma la cosa finiva li. Io invece mi trovavo nella condizione di dovermi difendere dai miei compagni che mi aspettavano fuori dalla scuola, perché volevano farmela pagare, menandomi e di brutto anche. Le prime volte mi sono difeso scappando, ero veloce a correre quindi me la cavano bene, nel non affrontare il problema ma evitandolo, con la fuga. Io pensavo ingenuamente: se evito lo scontro i miei compagni sbolliranno, la rabbia gli passerà, tanto si tratta solo di una semplice nota, mica resteranno arrabbiati con me per sempre per una sciocchezza di questo genere. Ebbene mi illudevo perché fui io ad abbassare la guardia, quasi certo che non mi avrebbero più picchiato, quando un giorno uscendo da scuola vengo colpito da una cartella proprio al centro della schiena e cado a terra appena a terra ricevo calci da ogni direzione ricordo solo di essermi riparato, come potevo, con i gomiti in avanti perché i calci non mi raggiungessero direttamente la testa e il viso. Nessuno a fatto niente per difendermi, tranne una ragazza di seconda media Monica (oggi è suora); li ha picchiati tutti e sei quanti erano. Lei mi ha insegnato a difendermi, a trovare nella mia paura il coraggio di reagire e di difendermi e tempo dopo quando per un altro stupido motivo, altri mi aspettavano fuori dalla scuola per picchiarmi, quella volta gli andò male e non perché io scappai. Tanto che da allora mi lasciavano stare e io cercavo di aiutare, come faceva Monica, quelli che i bulli di allora prendevano di mira, difendendoli. Un giorno da non credere, ho aiutato Monica a difendersi dal fratello più grande di uno studente che lei aveva picchiato perché faceva il bullo con i più deboli. Sono cresciuto da allora e ho imparato ad essere forte e a non subire più la violenza degli altri e a difendermi ma non come facevo alle medie. Ho cercato altri strumenti che mi aiutassero a comprendere il perché le persone agivano in maniera violenta, cosa spingeva loro a voler dare risposte violente ai conflitti o alle divergenze che la vita metteva sul loro cammino. Nel mio percorso di crescita personale, cercavo persone, che condividessero con me, questa idea di voler cambiare, nella mia vita quotidiana, il modo di fare violento delle persone,con gli altri, in un modo nonviolento di instaurare relazioni tra esseri umani. Ho incontrato così per la prima volta nel 1993 i volontari del Movimento Umanista e da li sono arrivato ad oggi con una consapevolezza maggiore che io stesso posso avere la responsabilità della realtà che mi circonda. Il progetto “Fermiamo la violenza sulle donne e non solo” nasce dalla necessità di fermare la sfera della violenza che aveva origini profonde nella cultura di tutto il Mondo non solo italiana e che partiva dalle tradizioni antiche di come la donna veniva considerata all’interno della comunità e della famiglia. Era ed è importante superare quell’ignoranza culturale che vede ancora oggi la figura femminile come una figura da assoggettare alla volontà della comunità, complice la famiglia che non mette in discussione radicalmente le basi di una cultura che si rivela violenta e discriminatoria. Per passare oltre a questa violenza e cercare di superarla occorre connettersi con la persona che noi facciamo soffrire, occorre percepire un essere umano uguale in tutto e per tutto a noi con la persona a cui facciamo sopportare i nostri atti di violenza fisica e morale. Raggiunta la connessione con l’essere umano che soffre, sentiamo noi stessi il disagio emotivo e fisico a cui stiamo sottoponendo una persona e questo ci permetterà di riflettere e di far cessare gli atti di violenza di cui siamo promotori e attori primari. A questo punto era importante trovare uno strumento comunicativo che fosse di impatto alle coscienze e le connettesse con il dolore e la sofferenza che si generano per ignoranza culturale all’interno di una società. Il caso ha voluto che la regista yemenita Khadija Al-Salami producesse un film con il sostegno di Amnesty International dal titolo “La Sposa Bambina” ove veniva narrata la storia di una decenne che chiedeva il divorzio da un marito più grande di lei di vent’anni. In questo film, che vi consiglio di vedere, si narra di una storia vera, ove una bambina si oppone alla cultura di un villaggio di montagna nello Yemen ove le bambine veniva date in sposa anche all’età di otto anni a uomini molto più vecchi perché questo era di buon auspicio all’interno della comunità. La sua opposizione si realizza quando sceglie di fuggire dal paese di origine è andare in città in taxi per rivolgersi ad un giudice e chiedere il divorzio. Nel racconto di Nojioom (questo è il nome della decenne nel film) al giudice vengono fuori i conflitti e le risposte a tali conflitti che fanno si che lei venga data in sposa ad un trentenne. L’8 marzo di quest’anno alla Casa Umanista abbiamo proiettato questo film per sensibilizzare le coscienze sulla necessità di agire per fermare la violenza contro le donne e non solo; il film verrà ancora proiettato perché si è mostrato un ottimo spunto per condurre le persone ad un confronto sulla violenza e sulla nonviolenza attiva. Dall’8 marzo sono nati dei punti che abbiamo accorpato in un questionario che trovate qui di seguito che ci sta facendo da spunto per agire sulle coscienze allo scopo di guidarle sulla strada della nonviolenza. Questionario Ti senti non violento/a? Credi che la nonviolenza attiva possa, attraverso la tua azione sociale e personale, essere fautrice di un cambiamento positivo e duraturo? Pensi di poter imparare a dare risposte non violente nella tua vita personale e sociale? Vuoi mettere in discussione le tue convinzioni per poter aprire la mente e i cuore alla filosofia della nonviolenza La nonviolenza attiva può diventare la tua metodologia di azione sociale e personale? Prima di sparare pensa, diceva una vecchia canzone, e tu dopo aver pensato spareresti? Come si sviluppa secondo te, nell’animo umano, la violenza? E la nonviolenza? Questionario sulla Riconciliazione: Ti senti di poter giudicare e condannare una persona violenta che ti ha fatto del male secondo i tuoi valori? Cosa vuol dire per te fare giustizia? Come agirebbe un essere umano saggio, giusto e sopratutto nonviolento? Credi di poter agire secondo il principio della riconciliazione sempre nella vita? Cosa vuol dire per te riconciliarsi con qualcuno? E con se stessi? Ti sei mai riconciliato con qualcuno? E con te stesso? Questa campagna ha l’obiettivo di entrare nelle scuole di ogni ordine e grado per agire sulle coscienze di ogni essere umano dallo studente, all’insegnante, ai famigliari di studenti e insegnanti e vuole essere formativa attraverso programmi radio - televisivi e/o con spazi appositi sui quotidiani e sui periodici; vuole risolvere conflitti usando come strumenti la nonviolenza e la riconciliazione. Di seguito le date per saperne di più e collaborare: i seguenti giovedì alle 20:30: giovedì 26/04 giovedì 10/05, giovedì 24/05, giovedì 07/06; per info e adesioni contattare 340.64.35.634 o scrivere a mail: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. |