Il patriota “mondiale”
Libri
Scritto da Piervittorio Formichetti   

Il comunismo abolisce insieme la religione con l’indifferenza, e la libertà con il pesante assolutismo della sua macchina organizzativa. È chiaro che il sistema dell’eguaglianza assoluta nella distribuzione del prodotto è ingiusto, irrealizzabile e porta inevitabilmente a ciò che pretende di sopprimere. [...]
Suppone un’eguaglianza che non esiste. “A ciascuno secondo i suoi bisogni” voi dite; ma cosa costituisce un bisogno? Ciò che ogni individuo dichiarerà) [...] O sarà il potere competente ad incarnarsi della defi nizione? Potete immaginare una tirannica dittatura più temibile?»
Papa Pio XII? O Berlusconi? No; Giuseppe Mazzini, uno degli uomini a cui dobbiamo l’unità del nostro Paese, oggi più necessaria che mai. Durante il suo esilio a Londra, quasi due anni prima che Marx pubblicasse il suo Manifesto (1848), Mazzini aveva già compreso che “presto o tardi” il comunismo sarebbe degenerato in una spietata dittatura, come avvenne infatti in Russia, in Cina e in Cambogia nel corso del Novecento.
Contro l’edonismo diffuso all’inizio del nostro XXI secolo, invece, sembra diretta la sua critica all’utopia della “libertà delle passioni” e dei “falansteri” di Charles Fourier (1772-1837), il quale, secondo Mazzini, «fi nì col vedere in questo mondo solo l’individuo, con l’adorare solo la libertà. [...] è questa la felicità di Fourier [...] Bisogni, istinti, appetiti [...] Lancia uno sguardo sdegnoso alla storia del mondo» e «dovunque, in ogni tempo, vede [...] legislatori, moralisti, e sacerdoti intenti a reprimerli. “Ecco”, dice a se stesso, “l’errore capitale!” [...] “Ho distrutto – egli grida – venti secoli di imbecillità politica!” Tutto è permesso, tutto è legittimo in questo mondo senza educazione, senza moralità, senza una fede comune...». A voler polemizzare, si potrebbe ritrovare in questa descrizione l’atteggiamento degli attuali Radicali... E Mazzini capisce benissimo – al punto che sembra anticipare – che «questa teoria della felicità [...] riappare nella storia ogni volta che le forti credenze scompaiono ». È molto attuale anche ciò che riguarda la democrazia e la libertà: «La società come è oggi è il risultato della mancanza di un’attiva fede comune, della anarchia che regna nelle intelligenze e negli interessi, e dell’egoismo che inevitabilmente discende da questa anarchia». «Se [...] voi fate scendere la Democrazia sull’angusta arena delle tendenze individuali, dàndole come mezzo i diritti individuali, come fi ne una mera teoria della libertà, senza una legge comune superiore, voi convertite la natura della Democrazia in [...] non so quale sistema anarchico di uomini pacifi ci, in cui l’uomo comincerà con l’adorazione dell’individuo e gradualmente cadrà negli abissi dell’egoismo».
La profondità di analisi della società di Mazzini si intreccia però ad una visione universale e dinamica dell’intera storia dell’umanità – forse non tutti ce lo aspetteremmo in uno scrittorepatriota dell’Ottocento – forse tropo ottimista ma sicuramente non banale. «Credo nell’Associazione – scrive Mazzini – come unico mezzo per attuare sulla Terra quel progresso al quale tutti aspiriamo, non soltanto perché moltiplica l’azione delle forze produttive, [...] ma anche perché, ravvicinando le manifestazioni dello spirito umano, allarga e rende sempre più potente la vita dell’individuo, permettendogli di comunicare con la vita universale»; «tanti grandi uomini [...] lavorarono e patirono per qualcosa di più alto dell’individuale, per quella Umanità [...], quell’essere collettivo che sempre vive, che sempre impara, nel quale l’idea divina progressivamente si realizza [...] attraverso l’associazione di tutti gli intelletti, di tutte le passioni, di tutte le forze [...]. Stiamo scalando una piramide, la cui base abbraccia la Terra e il cui vertice si leva verso Dio. L’ascesa è lenta e penosa, e possiamo compierla solo intrecciando le nostre mani, unendo le nostre forze...». Chi conosce Il Fenomeno Umano del gesuita francese “progressista” Teilhard de Chardin avrà ritrovato qui una grande affi nità di concezione del mondo. Queste parole di Mazzini oggi valgono non solo per l’Italia ma per tutto il mondo “globalizzato”; oggi, mentre un certo pensiero comprensibilmente disgustato verso la cosiddetta classe dirigente, auspica e incoraggia con ottimismo la presenza dei giovani nella politica e nell’impresa (ma poi è infallibile che i giovani, in quanto tali, siano migliori e incorruttibili...?), Mazzini, “padre della patria” di quasi due secoli, non fa affatto la fi gura del relitto del passato. È meglio ricordarlo alla vigilia del 150° dell’unità italiana – insieme a queste sue parole: “Noi non consideriamo nessuno straniero”.

(Giuseppe Mazzini, Pensieri sulla Democrazia in Europa, a cura di S. Mastellone, Feltrinelli, 1997, 172 pp.)