Lucio Della Seta - Debellare il senso di colpa - edizioni Marsilio
Recensiamo un saggio che per molti aspetti è illuminante e che apre la strada a possibili approcci nuovi di fronte all’ansia e alla sofferenza psichica e può fornire elementi utili anche alla pedagogia: “Debellare il senso di colpa” di Lucio Della Seta, edizioni Marsilio.
L’autore in principio si sofferma sulla convinzione, anche abbastanza diffusa, che l’essere umano sia una macchina perfetta. Insiste sul fatto che la natura abbia privilegiato l’istinto della conservazione della specie rispetto all’istinto della conservazione dell’individuo e ciò avrebbe determinato alcune anomalie, dimostrando quanto il principio della perfezione umana sia infondato. Tale dimostrazione prende in esame condizioni facilmente osservabili da ciascun individuo come il caso dei calcoli nei reni, che causano dolori terribili ma che sono, dolore a parte, innocui, quando invece è indifferente alla formazione di un cancro che lo può uccidere. L’uomo come tutti gli altri animali – anche se a volte sembra che si soprassieda fin troppo riguardo alla condizione naturale e animale dell’uomo concependolo come elemento a sé stante – fin dai tempi ancestrali di fronte al pericolo reagisce con una tempesta ormonale che lo rende pronto ad affrontare la minaccia o scappando o difendendosi con aggressività. Questa risposta ha consentito alle speci esistenti di sopravvivere superando la varie difficoltà che l’abiente circostante ha posto fin dall’origine. Nei tempi moderni, anche se si è civilizzato, il suo sistema di difesa non ha cessato di funzionare; sono però mutate le situazioni avvertite come un pericolo, e quindi le stesse tempeste ormonali si manifestano anche per situazioni di imbarazzo o di inadeguatezza che si possono provare in contesti che vedono la presenza di molti individui; esempio: interrogazione a sorpresa a scuola o primo appuntamento romantico che magari non va esattamente come da aspettativa. Se non avviene la scarica che sfrutta gli ormoni resi disponibili è facile che si possa determinare uno scompenso e da qui disturbi fisici o psicologici. Come tutti i mammiferi, l’uomo nasce non ancora completo non tanto fisicamente ma intellettivamente, e all’inizio dipende esclusivamente dai genitori. Questo determinerebbe intrinsecamente il senso di inadeguatezza e da qui il senso di colpa. I neonati chiedono due cose: alimentazione e affetto; entrambe le condizioni sono di solito soddisfatte. Di fatto nella prima parte della nostra esistenza possiamo tranquillamente percepire il mondo come il paradiso terrestre (ogni richiesta è esaudita). Crescendo si sviluppa il pensiero e, quindi, le associazioni di idee. Tutto si rende più complesso quando, intorno all’anno di vita, il bambino acquisisce una certa libertà di movimento e non è ancora affinata la facoltà di relazionare gli avvenimenti che lo circonda (causaeffetto). Può capitare che un bimbo commetta un gesto, magari involontario, che scatena una reazione emotiva forte nei genitori, i quali reagiscono di conseguenza. Si osservi un bambino che ha da poco imparato a camminare e a parlare, lui non è ancora pienamente consapevole del fatto che esistono le trasgressioni; ha percepito vaghi avvertimenti dall’ambiente, ma il concetto stabile di trasgressione non si è ancora formato. Si potrebbe dire che è ancora in un ipotetico eden, non ha consapevolezza della precarietà e delle separazioni definitive. Un giorno andando a spasso con la madre lascia la mano al genitore e corre in mezzo alla strada. è inseguito da un urlo, raggiunto da una sculacciata. Ecco il dolore, l’umiliazione, la perdita della sicurezza affettiva perenne, la fine di un mondo di cui avrà nostalgia e che ricercherà abbastanza inutilmente per tutta la vita. Per il bambino è una scoperta totalmente inattesa, sorpredente e devastante che provoca una tempesta ormonale. Lo sviluppo mentale stabilisce che l’episodio sia registrato come sbaglio, dimenticanza e via discorrendo determinado quindi il primo significativo trauma. Interessante notare che molte religioni predichino che in origine l’uomo vivesse in un paradiso terrestre e che poi, a causa di una dimenticanza o di un errore, l’uomo ne sia stato castigato e quindi cacciato e condannato a vivere tra difficoltà e sofferenze. Se mettiamo la parola padre o la parola madre al posto della parola Dio, abbiamo una descrizione delle esperienze soggettive tipiche di ogni essere umano nell’infanzia. Ogni bambino è “condannato” in quanto soggetto in formazione a sentirsi inadeguato rispetto ai più grandi, soprattutto se adulti. Di per sé ciò costituisce la spinta ad evolversi a crescere e a fare le proprie esperienze. I problemi si determinano quando per svariate ragioni gli adulti e in particolar modo i genitori si rendono psicologicamente ciechi e insensibili di fronte alle necessità e difficoltà dei più piccoli. In estrema sintesi con la dovuta attenzione, ma soprattutto con l’affetto, si aiutano i bambini a crescere sereni e anche equilibrati.
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