Coppa mista di storia e cultura Stampa
Articoli - Ritorno alle origini
La storia umana è incredibilmente interconnessa e proprio per questo estremamente curiosa e interessante. Ogni oggetto, ogni alimento, ogni piccola cosa che usiamo quotidianamente e a cui non prestiamo più attenzione, può avere una storia che si perde nella notte dei tempi ed essere il frutto dell’ingegno di culture diverse entrate in qualche modo in contatto, e proprio la loro connessione ha fatto sì che oggi noi possiamo usare o gustare quella “cosa”.

Il gelato è una di quelle invenzioni, a mio parere eccezionali, che presenta queste caratteristiche. Non è facile risalire alle sue origini più antiche: diversi popoli utilizzavano ghiaccio e neve per raffreddare bevande di frutta fin dall’antichità. Pare che i cinesi fin dal 500 a.C. avessero scoperto il modo di conservare il ghiaccio per poterlo utilizzare nei mesi caldi; in India gli imperatori Moghul facevano recuperare il ghiaccio sulle montagne dell’Hindukush; Alessandro Magno, durante le sue campagne di conquista, faceva scavare buche per conservare la neve pressata da  utilizzare nelle giornate più calde; i Romani pare che facessero portare il ghiaccio dall’Etna o dall’Appennino fino a Roma per poi conservarlo in buche e caverne; le stesse nevi venivano utilizzate dagli arabi durante la loro dominazione in Sicilia. Plinio il Vecchio, scrittore della Roma del I secolo d.C., tramanda anche le ricette del tempo tra le quali una sorta di sorbetto prodotto con ghiaccio tritato finemente, miele e altro ghiaccio mescolato con succo di frutta.

In tutti questi casi si trattava di produrre bevande a base di neve/ghiaccio e frutta che possiamo solo definire antichi antenati del gelato.

Nell’Europa del Medioevo il consumo di queste bevande refrigerate, che erano un lusso, diminuì drasticamente, mentre il loro uso continuò in Oriente. Un ricettario del mondo islamico medievale riporta varie ricette di succhi di frutta, sciroppi e sorbetti (sherbeth) preparati con frutta, ghiaccio, spezie e zucchero. Furono proprio gli arabi che durante la dominazione in Sicilia, riportarono l’uso di queste bevande (usando come dicevamo prima le nevi dell’Etna) e introdussero anche importanti innovazioni, cioè lo zucchero (introducendo la coltura della canna da zucchero) e il sale. Lo zucchero consentiva di ottenere una miscela più consistente di quella realizzata con il miele, mentre il sale (abbondante grazie al mare circostante) rendeva più efficiente il raffreddamento. Quello che differenzia ancora questo sorbetto dal nostro gelato è l’assenza del latte. Nel frattempo il sorbetto si diffonde di corte in corte in tutta Italia, in particolare conobbe il dolce Caterina de’ Medici grazie a un tal Ruggeri, e ne fu talmente entusiasta da farlo servire al suo matrimonio a Marsiglia. Presso il Granducato di Toscana fu invece l’architetto e pittore con la passione per la cucina Bernardo Buontalenti a preparare un banchetto in occasione della visita di una delegazione spagnola; presentò una serie di dolci ghiacciati a base di zabaglione e frutta che ebbero enorme successo e si diffusero quindi in tutta Europa. Altro importante contributo, soprattutto per la sua diffusione, fu quello di Francesco Procopio de’ Coltelli che era riuscito a trovare il modo di perfezionare ulteriormente il sorbetto e renderlo sempre più simile al gelato. Nel 1686 aprì un locale a Parigi, il Café de Procope, dove offriva i suoi dolci freddi e ottenne dal Re Sole la “patente” esclusiva per la loro produzione; il locale diventò il punto di ritrovo dei letterati del tempo e nel tempo (Voltaire e Balzac, ad esempio), e si diffuse la moda di servire, a metà pasto, il sorbetto come digestivo.

L’evoluzione del sorbetto in gelato non è documentata, probabilmente seguì varie strade. Alcune fonti scritte parlano di preparazioni molto simili al gelato, come la “neve di latte” di Frugoli nel 1638, o il marchigiano Antonio Latini che in un suo trattato di cucina parla di latte in una ricetta di sorbetto. Nel 1775, infine, il medico Filippo Baldini pubblica a Napoli un libro dedicato interamente ai sorbetti, nel quale li classifica in vari tipi tra cui vi sono i “lattiginosi”, quindi il nostro gelato!

La moda del gelato si diffuse in tutta Europa grazie ai gelatieri napoletani e siciliani, e fu sempre un italiano a introdurlo oltreoceano: il migrante genovese Giovanni Bosio nel 1770.

Agli americani si deve invece la nascita della produzione industriale del gelato: una certa Nancy Johnson iniziò a meccanizzare la produzione nel 1846; William Young due anni dopo motorizzò il meccanismo. Casualmente venne invece ottenuto il primo “icecream” da Jacob Fussel, congelando un lotto di panna invenduta.

Grazie al ghiaccio artificiale si diffondono carretti ambulanti che vendono il gelato per strada.

E il cono? Non si può pensare al gelato senza il cono!

Ebbene, questa è stata un’altra invenzione casuale: nel 1904, durante la Fiera Mondiale di St. Louis, un gelataio che aveva finito i contenitori utilizzò i wafer venduti ad un altro banchetto, e fu un vero successo. Così, qualche anno dopo, Vittorio Marchionni inventò il cono da passeggio che fu una vera rivoluzione, non essendo un costume dell’epoca consumare cibi per strada.

Come vedete una storia complessa e diversificata, in cui gli italiani hanno giocato un ruolo importante, tanto che è nato anche un museo dedicato alla storia, alla cultura e alla tecnologia del gelato in provincia di Bologna. Numerosissime sono le manifestazioni in tutta Italia per celebrare e degustare il gelato in tutte le sue forme e i suoi gusti, i più disparati. Citiamo fra tutte lo “Sherbeth Festival” a Cefalù in Sicilia che, come appare dalla storia che abbiamo raccontato, è forse il luogo per eccellenza che simboleggia l’unione di culture, quella italiana e quella araba, che hanno permesso l’origine di questo straordinario e golosissimo alimento.