Nuovo attacco all’autodeterminazione delle donne
Comunicati stampa
Scritto da Casa delle Donne di Torino   

A metà novembre 2010 il Consiglio Regionale del Piemonte ha approvato il Protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l’interruzione volontaria di gravidanza, con il quale viene consentito l'ingresso nei consultori familiari pubblici esclusivamente alle associazioni cosiddette "pro-vita".

Dopo l’Assemblea del 30 novembre nell’Aula Magna dell’Istituto Avogadro, la Casa delle Donne di Torino, il 14 dicembre 2010, ha presentato ricorso al TAR contro il Protocollo.
Il TAR, con sentenza del 15 luglio 2011, ha annullato il Protocollo della Giunta nella parte in cui ammetteva alle convenzioni con le ASL soltanto le associazioni che possiedono nel proprio statuto il requisito della "difesa della vita fin dal concepimento”.
Dopo soli 4 (!!!) giorni dalla pubblicazione della sentenza, la Giunta Regionale ha emesso il 19 luglio una nuova delibera "rettificata", ma la sostanza non è cambiata. La Giunta si è ben guardata infatti dall’eliminare questa condizione di favore, limitandosi ad aggiungere: “in assenza del presente requisito soggettivo è sufficiente il possesso di un'esperienza almeno biennale nell'ambito del sostegno alle donne e alla famiglia”.

La partita che si gioca e le iniziative da prendere A discutere il ricorso è venuto in persona l’avvocato Carlo Casini, presidente della Federazione che riunisce i movimenti e i centri di aiuto alla vita di tutta Italia.
Nella nuova delibera si dispone che le Asl procedano alla redazione degli elenchi delle associazioni ammesse e alla stipula delle convenzioni.
Piemonte, Lombardia e Lazio costituiscono una sorta di terreno di prova per lo smantellamento dall’interno della Legge 194 e dei servizi consultoriali, per procedere alla privatizzazione della salute.
Si tratta quindi di avere respiro lungo e di pensare molte iniziative su fronti diversi, dalla battaglia legale alle mobilitazioni contro l’applicazione della delibera.

Pensiamo che sia giusto e necessario:
• proseguire nell'azione legale coinvolgendo anche altri soggetti
• vigilare sui provvedimenti di applicazione della delibera
• mobilitarci per manifestare il nostro dissenso in tutta la regione con iniziative pubbliche.


Le donne compiono già le loro libere scelte non secondo appartenenze, vincoli, idee predeterminate ma secondo i legami che nascono da vite scelte, puntuali, individuali a cui nessuno si può sovrapporre.
La posta in gioco è l’autodeterminazione, ed è fondamentale!