Referendum costituzionale: i motivi del nostro NO
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di Gianluca Gabriele

Il contesto in breve

L’agenda del governo italiano è stata pianificata dalla BCE fin dal 2011. Insieme al fiscal compact, alla privatizzazione massiccia dei servizi pubblici e dei beni essenziali, alla limitazione del diritto sindacale, al Jobs Act, al Trattato Transatlantico di Libero Scambio (TTP), il tentativo di riforma costituzionale corre nella direzione di fornire gli strumenti giuridici che ancora mancano alla piena realizzazione di una supremazia indiscutibile dell’economia sulla politica, un vero stato parallelo.

JP Morgan nel 2013, inoltre, pubblica un report dove raccomanda lo smantellamento delle “Costituzioni antifasciste” del sud Europa per  “sopravvivere alla crisi del debito”. Lo si sta facendo.

La proposta di modifica...

La proposta di modifica alla Costituzione verte sulla trasformazione del Senato, prevedendone la riduzione numerica, il cambio di nomina dei senatori, da eletti dal popolo a nominati ed un sostanziale cambio di funzione da una condizione legiferante ad una posizione consultiva.

Sono triplicate le difficoltà per poter indire un referendum o una legge di consultazione popolare.

Con la riforma in discussione viene attribuito al Governo il potere di imporre alla Camera dei Deputati tempi certi per l’approvazione di leggi che insindacabilmente ritiene importanti.

In sintesi, insieme alla nuova legge elettorale, già votata dal governo, le modifiche costituzionali: comportano:

o stravolgimento della democrazia rappresentativa; 

concentrano il potere nelle mani del governo e di chi lo guida attribuendo ad un unico partito – che potrebbe anche essere espressione di una ristretta minoranza di elettori – potere esecutivo e potere legislativo; 

condizionano l’elezione del Presidente della Repubblica, dei giudici della Corte Costituzionale e dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura, organi di garanzia e di controllo fondamentali per la vita della democrazia costituzionale.

Ricordiamo che la nuova legge elettorale (Italicum) accentra inoltre nelle mani del governo una serie di poteri che erano stati delegati alle regioni, quali le competenze su sanità e tutela della salute, tutela dell fambiente, grandi reti di trasporto e navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; promozione della concorrenza; tutela e sicurezza del lavoro; politiche sociali; istruzione e formazione professionale. 

Considerazioni

Si tratta di un cambio di rotta a 180° rispetto a quanto disegnato dalla assemblea costituente del 1946. Il mondo è cambiato, i rapporti di forza e gli equilibri tra i componenti la società sono cambiati. Questa modifica è il frutto della necessità del potere economico transnazionale di liberarsi dei lacci che la politica ancora può mettere allo sviluppo della supremazia dell’economia. 

Tuttavia riconosciamo nella Costituzione del 1948 un tentativo di accordo, tra le componenti dell’allora società uscita dalla seconda guerra mondiale e le sue anime, liberale, comunista/socialista e cattolica. Un tentativo di non escludere nessuno e di garantire le stesse possibilità a tutti, indipendentemente dalla posizione di partenza nella vita. Questo spirito secondo noi va riscattato ed ampliato.

L’applicazione della modifica rende insanabile la discriminazione sulle comunità locali, i gruppi etnici, le minoranze (opposizione). Infatti se il governo ha gli strumenti per far passare tutto quello che decide di fare (o meglio che decide la BCE, come abbiamo visto), di fatto non deve sottoporsi a nessun confronto con chi non la pensa nello stesso modo (opposizione). Lo stesso Senato che in teoria avrebbe competenze regionali, di fatto sarebbe un organo consultivo. 

Diventa di conseguenza pressoché nullo il già scarsissimo controllo che gli elettori possono vantare nei confronti degli eletti, alla faccia della Responsabilità politica. Tutto il potere sarebbe concentrato nelle mani di un governo che potrà essere votato anche solo da un quarto degli aventi diritto al voto.

In sintesi, NO alla modifica della Costituzione perché:

è stata decisa dalla Banca Europea che non è un organo eletto dal “popolo” e non è amico dei cittadini ma un organo con finalità economiche (guadagno);

tradisce l’intento di pari opportunità con cui fu scritta la Costituzione Italiana nel 1948;

è fortemente discriminatoria nei confronti di ogni tipo di minoranza/opposizione;

accentra nelle mani di pochissimi (il governo ed il Presidente del Consiglio) tutti i poteri ancora rimasti nelle mani della politica italiana.